«Pari? OK, ma a Rujevica…»

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«Pari? OK, ma a Rujevica…»

FIUME | Dal 6 ottobre, giorno della capitolazione in casa del neopromosso Gorica, sono cambiate tante cose al Rijeka, cose belle e meno belle. Ci si è dovuti accommiatare dall’allenatore Matjaž Kek dopo una serie di risultati negativi. Un divorzio è sempre traumatico, soprattutto dopo un rapporto durato sei anni. Kek è stato l’allenatore con la permanenza più lunga sulla panchina di una squadra di Prima lega. Allo stesso tempo, per tutti questi anni, è durata anche la sua luna di miele con i tifosi, con tutti i tifosi.

Con la partenza del tecnico sloveno si è spezzato l’incantesimo. Il feeling tra la società e gli ultrà dell’Armada non esiste più. Il nuovo allenatore Igor Bišćan non viene accettato e con lui nemmeno il vice Renato Pilipović. Dei motivi si è detto e scritto tutto, per cui non vale la pena ripeterlo. A Igor Bišćan non è bastata una striscia positiva di 5 partite, con 4 successi e un pareggio al Poljud con l’Hajduk, per far ritrovare alla sua squadra il sostegno della curva.
Se ne parla in questi giorni e i toni non sono promettenti a pochi giorni da una partita particolarmente sentita, in programma sabato pomeriggio a Rujevica, contro la capolista Dinamo, unica rivale dei fiumani nelle ultime stagioni, campione di Croazia in carica e attualmente in un grande momento di forma.
Il Rijeka è in ripresa, ma la Dinamo vola, anche in Europa League. Il club zagabrese con il tecnico Bjelica si è assicurato con largo anticipo la primavera in Europa. Non si svernava in una competizione europea da 48 anni. Tra gli ex nelle file del Rijeka troveremo Bišćan, oggi allenatore, e Domagoj Pavičić come giocatore. Mentre si aspettano delle dichiarazioni importanti da parte del tecnico che nella stagione 1998/99, indossando la maglia dell’allora Croatia, fece un gestaccio all’Armada, mai perdonato, il 24.enne centrocampista parla del momento della sua squadra, dell’atmosfera e della tifoseria.
“Siamo reduci da una serie positiva e ciò ha contribuito sicuramente a migliorare l’atmosfera nello spogliatoio e in campo. In queste partite era importante vincere e quasi sempre ci siamo riusciti e, quasi sempre, soffrendo. La Dinamo? Lo vediamo tutti – spiega Pavičić – che sta vivendo un ottimo momento. Arriva da prima in classifica, lanciata sia in campionato che in Europa. Sono dati che ci porterebbero a indicare la Dinamo come squadra favorita, ma a Rujevica noi abbiamo sicuramente delle chance per ottenere un risultato positivo”.
A Rujevica, però, l’Armada non vuole revocare lo sciopero del tifo e lo grida ai quattro venti. Con quale spirito si scende in campo in situazioni come questa? “Per intenderci, giocare senza pubblico e senza il tifo non è il massimo. Contro un’avversaria come la Dinamo, inoltre, il ruolo dei tifosi può essere determinante, soprattutto nei momenti di difficoltà in cui è proprio l’urlo dalle gradinate a darti quello stimolo in più per reagire. Mi dispiace che l’Armada si ostini a mantenere questo atteggiamento. Comunque sia, devo sottolineare che a Rujevica con il Rudeš, pur privi del tifo dalla curva, abbiamo avvertito il calore e il sostegno dagli altri settori. Noi giocatori, in ogni caso, abbiamo il compito di mettercela tutta, a prescindere da chi sia l’avversario, pensando a come dare gioia ai tifosi”.
Tornando a una considerazione precedente, cosa significa risultato positivo? Con un punto non si sale in classifica. “Per come stanno le cose, forse, oggi potrei considerare positivo anche un pareggio, ma a Rujevica tutto è possibile”.

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