Legna da ardere: richiesta maggiorata

I costi, già aumentati rispetto a qualche mese fa, potrebbero salire ancora

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Legna da ardere: richiesta maggiorata
Legna da ardere. Foto: LORIS ZUPANC

In Istria c’è ancora molta gente che d’inverno usa la legna per scaldarsi e qualche volta anche per cucinare. Qualcuno se le procura prima, entro l’estate, altri lo fanno dopo, quando la stagione del riscaldamento è già alle porte. L’aumento del costo della nafta e dell’energia elettrica ha costretto molta gente che si riscaldava in questo modo a ricorrere alla legna, incrementando così le richieste di mercato. Gli offerenti si sono così trovati in difficoltà, non riuscendo a stare dietro alle richieste, per cui le attese, per i richiedenti, si allungano e per ricevere la legna, che negli anni passati veniva recapitata nel giro di una decina di giorni o poco più, adesso si rischia d’attendere anche qualche settimana o mese. Non che la legna da ardere manchi e nemmeno mancano i rifornitori: si difetta di manodopera, che bastava fino all’aumento delle richieste.
Naturalmente, anche il mercato della legna da ardere ha subito rincari. Se quest’estate bastavano sulle 400 kune (circa 55 euro) per un metro cubo di legna tagliata, spaccata e trasportata, adesso è difficile trovarne a prezzi inferiori alle 500 kune (sui 70 euro). Le spese di vita stanno aumentando, ci hanno spiegato alcuni taglialegna che inizieranno il loro lavoro tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre, e in quel periodo sarà difficile venirne fuori se il prezzo d’un metro cubo di legna da ardere sarà inferiore alle 600 o addirittura alle 750 kune al metro cubo, trasporto compreso. Altri addirittura, per l’inverno, ipotizzano costi da 900 a 1.200 kune al metro.
Così pure i prezzi del legname offerto dalle segherie e dalle falegnamerie, che offrono in vendita quanto rimane dei tronchi ricevuti in lavorazione dai forestali, che, anche in questo caso, non riescono a far fronte agli impegni pattuiti, consegnando quantità di tronchi di gran lunga inferiori al concordato. Di conseguenza, queste non riescono ad assolvere i loro obblighi verso i loro clienti, le fabbriche e le rivendite di mobili e serramenta lignea per esempio, che a loro volta si trovano pure in difficoltà, venendo a mancare l’offerta di mercato. Si rischia, dunque, un pericoloso circolo chiuso con conseguenze sui guadagni d’impresa, le paghe e l’occupazione. Se a novembre sotto le tettoie di segherie e falegnamerie non giungeranno i tronchi necessari per la lavorazione, la sopravvivenza operativa invernale sarà dura, ci ha confessato qualcuno.
L’aumento dei costi di produzione comporterà l’adeguamento dei prezzi. Insomma, la si giri come si vuole, si rischia un inverno più che difficile.

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