Impiego. L’altra faccia della medaglia

0
Impiego. L’altra faccia della medaglia

UMAGO | Se da un lato c’è una diminuizione della disoccupazione, soprattutto a Umago, dall’altra i contratti di lavoro che si offrono ai nuovi impiegati sono quasi sempre a tempo determinato. In Croazia è anche peggio, perché i dati dell’Istituto nazionale di Previdenza sociale sono davvero allarmanti: soltanto il 25% delle persone in rapporto di lavoro è in possesso di un contratto a tempo determinato.
La situazione diventa drammatica quando parliamo di nuova occupazione, perché in questo caso i contratti di lavoro a tempo determinato si hanno nella misura del 90%.
I sindacati di tutte le categorie indicano proprio questa tendenza, estremamente pericolosa per l’economia. Nel 2018 – tanto per esemplificare l’argomento – in Croazia sono stati stipulati 141.520 contratti di lavoro, dei quali soltanto 16.331 a tempo indeterminato. I sindacati incolpano i troppi oneri fiscali, che scoraggiano i datori di lavoro i quali, a loro volta, preferiscono pagare di meno e assumere operai soltanto quando è strettamente necessario.
In Istria e a Umago le cose sono un po’ diverse, ma neanche troppo, perché l’economia arranca e con essa pure l’occupazione fissa.
Parlando concretamente di Umago, questa è una città dinamica, che investe molto e, in questo momento, risulta al primo posto per il calo della disoccupazione nella Regione Istriana.
Paragonando i dati del 2017 con quelli del 2018 risulta che Umago ha avuto un calo della disoccupazione del 17%, ponendosi davanti a Buie con il 16%, Awlbona con il 13%, Pola e Cittanova con il 12%.
Ovviamente, la città di Umago cerca di capitalizzare al massimo queste cifre, ma in realtà preoccupano i contratti a tempo determinato che oggigiorno non riguardano più solo il comparto turistico. Nessuno può negare che Umago sia certo una città tra le più vivibili e sviluppate della Croazia, ma non dobbiamo dimenticarci delle centinaia di pendolari che ogni giorno si recano all’estero per lavoro, per esempio a lavorare a Trieste, della manovalanza estiva nel turismo e nell’edilizia ancora mal pagata, dei contratti a tempo determinato e via dicendo.
La municipalità sottolinea che negli ultimi anni la natalità è aumentata e che al contempo è diminuita la disoccupazione: fatti innegabili e positivi.
Tuttavia, il mondo del lavoro negli ultimi anni è radicalmente cambiato: basti guardare il turismo, dove si cercano quasi unicamente lavoratori stagionali e lo stesso vale idem per l’agricoltura e il commercio. A lungo andare chi lavora con un contratto a termine si troverà con il libretto di lavoro pieno di timbri, con poca paga e una pensione minima. Un fatto, questo, che dovrebbe portare alla ricerca di una soluzione che ponga fine al problema.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display