Il Castello di Momiano, storia di una rinascita

Le vicissitudini del maniero e i lavori di recupero che l’hanno interessato raccontati da Lorella Limoncin Toth

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Il Castello di Momiano, storia di una rinascita
Lorella Limoncin Toth ha lavorato fin dall’inizio su questo progetto di recupero. Foto: ERIKA BARNABA

Era il 1999 quando il castello di Momiano, memoria e testimonianza storica e architettonica della località, ha iniziato a rinascere grazie ai lavori di conservazione e di recupero e alle conseguenti attività artistiche, culturali, turistiche, enogastronomiche e promozionali che direttamente ed indirettamente sono state promosse grazie a questi lavori.

Con la conferenza “Il castello di Momiano: sviluppo architettonico e storico, nuove scoperte e restauri” è stato quindi esposto un breve excursus sullo sviluppo del castello iniziato nell’ultimo anno del secolo scorso con la firma dell’accordo di collaborazione tra la Città di Buie, la locale Upa e l’Istituto per i Beni Architettonici della Facoltà di Architettura di Zagabria. Durante questo lungo periodo, oltre agli importanti lavori di restauro eseguiti in collaborazione con la Sovrintendenza ai beni culturali di Pola, il castello è diventato un punto di attrazione e sviluppo culturale di valore internazionale.
La conferenza è stata svolta da Lorella Limoncin Toth, che in più vesti, quale membro di giunte cittadine, sindaco della Città di Buie e direttrice della locale Upa prima e sovrintendente dei beni culturali del Ministero della cultura e dei media della Repubblica di Croazia per la Regione istriana poi, ha lavorato fin dall’inizio su questo progetto di recupero.

Al lavoro da un quarto di secolo
“Raccogliendo il materiale e facendo un po’ i conti, ho capito che quest’anno si festeggiano i 25 anni di lavori al castello di Momiano. È doveroso fare un riassunto e ricordare quanto fatto per ringraziare tutti quelli che hanno contribuito in vari modo al successo di questo progetto. Da parte materna, nonna e bisnonna, ho origini momianesi e quando da piccola andavamo a Momiano mi ricordo che guardavamo questo castello da lontano in quanto inaccessibile. Sapevamo solamente che era stato dei conti Rota e poco o niente più, ma sempre mi affascinava. Poi, dopo aver studiato storia dell’arte e ritornata in Istria, tra i vari progetti che ho portato avanti relativi ai nostri monumenti storici c’era anche questo del castello. Nel 1999 i sindaci in tutta l’Istria erano impegnati a rivitalizzare le memorie storiche abbandonate fuori dai centri urbani e ciò è stato possibile proprio con questo gioco di squadra”, ha rilevato Limoncin Toth introducendo il tutto da quando Momiano entra nella storia scritta nel 1102 con la denominazione di Villa Mimiliani, non ancora sede di un castello. Lo diventerà un secolo più tardi, quando i patriarchi di Aquileia infeudarono questi territori che hanno avuto dal Margravio d’Istria. Si è parlato poi del piranese Conte Stefano Rota, intellettuale importante per la storia istriana che a titolo gratuito ha sistemato l’archivio della sua località nel quale viene trovata la storia del castello suddivisa in tre periodi che identifica le tre casate che hanno governato il feudo: quella di Woscalco di Duino, considerato il costruttore del castello, i Conti di Gorizia e i Raunicher. Il 27 gennaio 1548 il castello fu acquistato dal cavaliere Simone Rota di Bergamo, che assunse pieni poteri giurisdizionali e il castello non aveva più una funzione difensiva cosa vista un dipinto del 1784 che si conserva nell’archivio storico di Venezia di Bartolomeo Tonini, pubblico perito veneto di Buie.

Un castello di…risulta
“A Momiano si possono trovare tanti dettagli architettonici del castello in quanto da studi è emerso come, con lo smantellamento dei palazzi del maniero quando non erano più abitabili, sono state costruite delle case a Momiano. Mentre le strutture pubbliche costruite precedentemente non dovevano essere smantellate. Dunque noi oggi, attraverso i resti possiamo ammirare il castello di Woscalco, mentre quello dei Rota lo possiamo vedere solamente attraverso il minuzioso quadro”, ha rilevato l’esperta, raccontando come nel 2000 la Sovrintendenza di Pola si stacca da Fiume, un momento storico per la tutela dei monumenti in Istria che per decenni sono stati dimenticati. Dal 2000 con la Regione istriana, che supporta questi comuni dell’Istria, inizia un lavoro sistematico di restauro e recupero.
“Il castello di Momiano viene messo sotto tutela preventiva nel 2016. Nel 2022 invece viene iscritto nel registro ottenendo una tutela perpetua con il suo circondario molto più ampio sia per i fatti storici sia per evitare costruzioni edili moderne nell’area. I lavori sono stati preceduti da un profondo lavoro di ricerca, raccolta della documentazione esistente, di analisi dello stato della costruzione, di rilievi geodetici e architettonici, di ricerche geomeccaniche, seguiti da una raccolta della documentazione come foto e immagini d’epoca, ricerche archivistiche e archeologiche che sono state incluse nella stesura dell’elaborato conservativo. Solo dopo si è potuto procedere all’esecuzione della documentazione, il progetto di massima e quello principale per ottenere i permessi edilizi rispettando le norme tecniche”, ha rilevato l’esperta spiegando come in questa fase sia stato necessario sapere come verrà usato il castello e avere ben chiaro quello che si vuole realizzare per poi indire una gara d’appalto e iniziare i conseguenti lavori.

Ostacoli patrimoniali
Come emerso, i maggiori ostacoli che si ritrovano nei castelli sono i rapporti giuridici che nel caso di Momiano sono stati risolti con un procedimento giudiziario. Il problema particolarmente legato a Momiano e che, alla fine ha fatto pure abbandonare il castello ai conti Rota, sono le rocce sottostanti l’impianto che con il tempo si sono staccate e sono scivolate verso valle, un movimento geologico che continua tutt’ora.
“Nel ‘99 giunse a Buie Vladimir Bedenko, direttore dell’Istituto per i Beni architettonici della Facoltà di Architettura di Zagabria e, appreso il problema si era proposto di fare il lavoro di consulenza e coordinamento con i rilevamenti architettonici e tutta la documentazione necessaria per iniziare i lavori. Nel 2003, a documentazione conclusa, vennero eseguiti i primi lavori. Venne ripulita tutta l’area circostante dalla vegetazione, accatastate e smistate le pietre per il riuso, fatto il primo consolidamento delle mura e le ricerche archeologiche e vennero messe in sicurezza le aperture con delle recinzioni e sistemato l’accesso. Dal 2004 al 2010 è stata la volta dei lavori geomeccanici e geodetici. Con dei rilievi speciali sulla roccia si sono poi potute stabilizzare le rocce.
“Il 2015 vede il progetto di consolidamento e nel 2016 iniziano i lavori. In primis è stata forata la roccia e inserita un’asta mentre, poi si è proceduto con la pulitura delle fessure, il collocamento di un’armatura e muratura per impedire ulteriori infiltrazioni. Sono seguiti i lavori di ristrutturazione del maniero. Nel 2020 sono iniziati gli scavi archeologici svolti dall’archeologo Josip Višnjić”, ha rilevato Limoncin Toth, confermando come Goran Vareško sta portando avanti uno studio conservativo sul portale e il progetto di restauro dello stesso che parte quest’anno e dove si potrà collocare lo stemma dei Conti Rota. Seguirà la costruzione di un ponte e il recupero di alcune strutture. Non è mancato, infine, un ringraziamento a tutte le persone che hanno portato nel castello eventi culturali, artistici o studenteschi, che l’hanno ulterirmente valorizzato.
Tanja Šuflaj, responsabile della Casa dei castelli, ha accolto i presenti a nome dell’Upa e del Museo storico e navale dell’Istria di Pola, che gestisce la struttura. Tra il pubblico Corrado Dussich, vicesindaco di Buie in quota CNI, Giuseppina Rajko viceconsole italiano onorario a Buie, Valter Bassanese, direttore dell’Ente turistico, nonché storici e ricercatori.

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