I «MorrIstri» in Sardegna al campionato internazionale

Il gruppo della Comunità degli Italiani, nato con l’obiettivo di salvare dall’oblio uno dei giochi diventato elemento d’identità, alla 20ª edizione di «Murramundo»

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I «MorrIstri» in Sardegna al campionato internazionale
Robert e Jacob Prelesnik, Dean Đurđević, Kristjan Brajko e Marco Scherlich. Foto: CI MomiAno

È da quasi un lustro che la Comunità degli Italiani di Momiano vanta tra le sue attività pure il gruppo dei “MorrIstri”, voluto fortemente dalla presidente del sodalizio, Arijana Brajko Gall, nato con l’obiettivo di salvare dall’oblio uno dei giochi più antichi del mondo e anche uno dei più facili da capire e praticare, in quanto non servono dadi, né palloni o racchette, ma solamente le dita della mano. Stiamo parlando del gioco della morra (o mora), le cui prime notizie risalgono all’antico Egitto. Come raccontatoci dal responsabile del gruppo, Kristjan Brajko, infatti, nella tomba di un alto dignitario di corte della XXV dinastia, si vede chiaramente il defunto intento a stendere il braccio con un numero, contrapposto a un altro giocatore. Il gioco della morra ha attraversato civiltà ed epoche. In Istria è ben radicato ed esprime l’anima e lo spirito del popolo. Ora, grazie al gruppo dei “MorrIstri”, del quale, oltre al dirigente fanno parte pure Marco Scherlich, Dean Đurđević, Robert Prelesnik, Jakob Prelesnik, Stefano Brajko, Simon Brajko, Giovanni Brajko, Diego Scherlich, Mate Mekiš e Mikele Škerlić, è una realtà che si sta sviluppando sempre di più in tutta la Regione, grazie anche all’apporto di idee e alla capacità organizzativa dello stesso, in quanto il gruppo firma diversi tornei in seno a numerose feste agresti, come pure il “Torneo dell’amicizia” insieme ai compagni di gioco provenienti dal territorio istriano di Slovenia e Italia.

«Murramundu»
I “MorrIstri” sono da poco rientrati dalla 20ª edizione di “Murramundo”, manifestazione itinerante internazionale organizzata a Urzulei (Sardegna) dalla locale associazione culturale “Su Sòciu po su jocu de sa murra”, che dal 1998 s’impegna a favore del gioco della morra e più in generale della cultura e dell’identità sarda a Urzulei e in tutta l’isola. L’associazione infatti, che ha ideato e organizzato l’evento e altre attività culturali, è riuscita già nel 1998 a realizzare il Campionato sardo di morra e nel 2003, con la dicitura “S’atòbiu de sos murradores de su Mediterràneu”, ha messo in scena la prima competizione internazionale, che dopo l’edizione del 2013 è tornata nei giorni scorsi in Sardegna per celebrare il ventennale dalla nascita, riunendo a Urzulei le squadre di morra più forti del mondo.
L’incontro nel 2014 ha cambiato il suo nome in “Murramundu” e quest’anno ha visto la partecipazione straordinaria di ben 200 giocatori provenienti da diverse località italiane ed europee. In quest’incontro tra popoli e culture diverse, ma unite dal mare Mediterraneo, che si è articolato in due giornate, non è mancato un convegno con un team di ricercatori delle Università di Cagliari e Sassari e della “Laurence Tech University” di Detroit (Michigan), nel corso del quale è stato illustrato il progetto multidisciplinare inerente i processi cognitivi e gli aspetti antropologici che stanno alla base di questo gioco. Fisici, psicologi e neurobiologi hanno dato spazio pure ai rappresentanti delle varie località per esporre le loro idee. Dopo la proposta legislativa partita dal Friuli Venezia Giulia, rivolta alla Regione a statuto speciale, di depenalizzare la morra, ancora presente nella tabella dei giochi proibiti e quella della Catalogna di chiedere all’Unesco il riconoscimento di patrimonio immateriale dell’umanità per il gioco, il momianese Kristjan Brajko, dopo aver esposto la legalità del gioco sul nostro territorio, ha raccontato l’esperienza nelle scuole medie superiori di Buie.

La morra nelle scuole
Ancora “fresco” del torneo, il dirigente dei “MorrIstri” Kristjan Brajko ha rilevato per il nostro quotidiano come “si tratta di un gioco antico, che con impegno stiamo riportando in vita tramandandolo pure alle giovani generazioni e nel quale bisogna indovinare e studiare, in pochissimi secondi, la giocata dell’avversario, cioè i numeri che andrà a esporre con la mano. Quindi, oltre alla parte goliardica, questa passione contribuisce a mantenere in allenamento la mente, i riflessi e la concentrazione. Le abilità per giocare a morra sono soprattutto la velocità di calcolo e la capacità di leggere e influenzare le mosse dell’avversario. Abbiamo iniziato con degli incontri presso le scuole buiesi per insegnare agli alunni questo gioco di coincidenza e strategia. Il nostro intento è approfondire il progetto con dei corsi veri e propri e l’organizzazione annuale di una tavola rotonda per far rivivere il gioco pure nelle tradizioni abitudinarie e tornei che includeranno nelle ore mattutine gli alunni più giovani, per poi arrivare nel pomeridiano con le medie superiori e nelle ore serali con gli adulti. Questo sarà fattibile grazie alla collaborazione che stiamo instaurando con la ‘Sociu po su jocu de sa murra’, che ha firmato un importante protocollo d’intesa con il Dipartimento di pedagogia, psicologia e filosofia dell’Università degli studi di Cagliari, con il Dipartimento di scienze biomediche dell’Università degli studi di Sassari e con il Multisensory laboratory – Lawrence Technological University in Michigan (Usa), per creare una sinergia e attività comuni con finalità di ricerca inerenti le implicazioni scientifico-culturali del gioco della morra, come gli aspetti cognitivi, psico-biologici, educativi e culturali. Sapienza che con una buona organizzazione potrà essere trasmessa pure nel nostro territorio”, ha concluso Brajko.
Una passione, quindi, un tempo proibita, diventata un elemento d’identità e un pilastro della nostra cultura da riscoprire.

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