«Fidelity» sotto inchiesta

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«Fidelity» sotto inchiesta

ARSIA | Dovrebbero concludersi tra qualche giorno le indagini avviate in seguito al caso di inquinamento nella baia Canale d’Arsa, causata dallo sversamento di 3.800 litri di carburante dalla nave per il trasporto di bestiame “Fidelity”, battente bandiera libanese. L’informazione ci è stata confermata ieri dalla Questura istriana. Dopo una prima parte dell’indagine, svolta dagli ispettori del Commissariato di polizia di Albona, sono stati denunciati per inquinamento ambientale al competente ufficio della Procura di Stato, in quanto persone responsabili delle operazoni di bunkeraggio durante le quali è avvenuto lo sversamento, il comandante della nave, un 39.enne, nonché il direttore di macchina (32 anni) e il suo secondo (33 anni), tutti cittadini siriani.
Secondo quanto reso noto dalla Questura e dal pm, il reato commesso dai tre ufficiali rientra nella categoria dei reati ambientali gravi, essendo le conseguenze dell’incidente tali da richiedere un lungo periodo per completare la bonifica dei siti inquinati e considerati i rischi per la qualità del mare, la flora, la fauna e la salute umana. Per reati di questo tipo il Codice penale prevede da uno e dieci anni di reclusione.
Secondo quanto stabilito dalla polizia, durante il bunkeraggio della nave nello scalo merci di Valpidocchio (Bršica) tra le ore 22.45 del 21 giugno e le ore 8 del giorno successivo i tre ufficiali non avrebbero sorvegliato l’operazione, né avrebbero intrapreso le misure di tutela e sicurezza che devono essere attuate durante il rifornimento di carburante. Il comandante e i due ufficiali di macchina non avrebbero provveduto al canale di comunicazione VHF tra la nave e l’autocisterna di rifornimento, non avrebbero issato la bandiera B-Bravo (di colore rosso) del Codice internazionale nautico (viene alzata da ogni tipo di nave durante il bunkeraggio e significa “sto imbarcando merci pericolose”) e non avrebbero nemmeno chiuso le aperture sul ponte della nave attraverso le quali il carburante è finito poi in mare, inquinando un’ampia superficie della baia Canale d’Arsa e la costa di Traghetto, nel comune di Arsia, ma anche quella occidentale del Canale, nei comuni di Barbana e Marzana. In base alle informazioni pubblicate dalla Procura di Stato, nei giorni scorsi sarebbe stata interrogata anche una quarta persona.
Nel frattempo, nelle zone colpite dall’inquinamento continua la bonifica della costa, del mare e la pulizia delle imbarcazioni. Ieri era ancora in corso l’analisi delle cozze allevate nella baia, che dovrebbe essere completata entro sabato. Lo ha confermato Josip Zidarić, assessore allo Sviluppo sostenibile della Regione istriana, secondo il quale, oltre all’Istituto veterinario di Fiume, ad analizzare le cozze sono pure gli esperti dell’Istituto di oceanografia e pesca di Spalato. “I campioni sono stati prelevati martedì e ci vogliono almeno tre o quattro giorni per completare l’analisi”, ha detto Zidarić.
Al Comune di Arsia continuano, in seguito all’invito dell’amministrazione comunale pubblicato negli scorsi giorni, a pervenire le richieste di risarcimento degli affittacamere attivi a Traghetto. Secondo Glorija Paliska, sindaco di Arsia, i dettagli relativi ai danni subiti da questa categoria di imprenditori dovrebbero essere noti oggi.

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