Fianona. «Možemo!»: Le pressioni di «Amre» vanno respinte

L’area nella baia Stupova non è urbanizzata

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Fianona. «Možemo!»: Le pressioni di «Amre» vanno respinte
Slaven Boljun, Dušica Radojčić, Ivana Kekin e Morana Lekan all’incontro stampa di ieri. Foto: TANJA ŠKOPAC

“Si tratta di una classica storia croata in cui c’è un mix di politica, favoreggiamenti, illegalità e cittadinanza che difende la propria terra”. Al centro della “storia” è il resort con fino a 500 posti letto e ben tre eliporti che la ditta “Amre”, con sede in Germania, vorrebbe realizzare su sei ettari non urbanizzati e non previsti per una simile iniziativa turistica nella zona della baia Stupova, che si trova nel territorio del Comune di Chersano e in quello di Draga di Moschiena, e quindi nelle zone che appartengono alla Regione istriana e a quella litoraneo-montana.

A soffermarsi sull’investitore e sull’approccio che ha scelto al fine d’invogliare il Comune di Chersano e i consiglieri di quest’ultimo a sostenere il suo progetto e a definire le modifiche al Piano ambientale necessarie per trasformare l’area acquistata dai privati da quello che è, ovvero un bosco, in un terreno edificabile a uso commerciale nel campo turistico sono stati ieri a Vidikovac, nei pressi di Fianona, alcuni dei rappresentanti dell’opzione “Možemo!”.

Già persa una parte del bosco
Si tratta di Ivana Kekin, deputata al Sabor, Dušica Radojčić, consigliere della Città di Pola, Morena Lekan, membro dell’Assemblea della Regione litoraneo-montana, nonchè Slaven Boljun, membro dei quella della Regione istriana. “La ditta ‘Amre’ fa pressione sul Comune di Chersano affinché quest’ultimo decida di modificare il Piano ambientale comunale per rendere possibile la realizzazione del suo grande resort. Hanno già tagliato una parte del bosco e hanno iniziato a costruire una strada. A causa delle irregolarità stabilite, l’ispettorato competente ha fermato temporaneamente i macchinari. Noi speriamo che rimarranno fermi per sempre”, ha dichiarato Dušica Radojčić, asserendo che il caso ricorda molto quello del Lungomare di Pola e il complesso di Valcane. A suo avviso, l’investitore deve rispondere per il danno apportato all’ambiente e per aver iniziato i lavori senza permessi.

Paesaggio protetto
Stando alla Radojčić, a destra e a sinistra della zona scelta dalla ditta tedesca ci sono aree previste per progetti turistici, ma “l’investitore in parola ha voluto scegliere proprio il terreno sul quale l’edificazione non è prevista e ottenere i permessi facendo pressione sul Comune”. Come sottolineato, i piani territoriali devono essere compilati nell’interesse e per le esigenze della comunità e dei residenti, non per favorire un investimento che porterà profitto a un individuo. In questo caso, l’investitore ha persino offerto dei compensi aggiuntivi per i consiglieri comunali per il loro lavoro alle modifiche della documentazione di pianificazione territoriale. Un tentativo di corruzione, per il quale l’investitore si è guadagnato una denuncia alla magistratura da parte di alcuni cittadini (per i quali i rappresentanti di “Možemo!” non hanno voluto specificare se siano di Chersano o di Draga di Moschiena). La Radojčić ha pure detto che il sindaco di Chersano, Roman Carić, ha fatto bene a sottolineare la necessità di indire un referendum in cui sarebbero i cittadini a esprimersi riguardo alla questione.
Come confermato da Morena Lekan, i terreni acquistati dall’investitore rientrano nella fascia costiera non edificata e fuori dalle zone edificabili e appartengono alla stessa categoria di cui fanno parte alcune altre aree di paesaggio protetto, come il Parco nazionali delle Isole Brioni o il Monte Maggiore. “Se si esaudiscono i desideri di tutti gli investitori che bussano alla porta, la pianificazione territoriale non serve a niente”, ha detto.

Spiaggia naturale
Secondo la deputata al Sabor Ivana Kekin, se la spiaggia Stupova dovesse diventare da una spiaggia naturale, che non può essere data in concessione, in una spiaggia sistemata, lo stesso pezzo della costa, ancora intatta, potrà essere dato in concessione al complesso turistico con cui è legata tramite le infrastrutture. “Quando sarà approvata la nuova Legge sul turismo, e ciò succederà perché l’HDZ ha la maggioranza necessaria che sarà favorevole, tutti gli investitori in un progetto di un valore pari o superiore ai 3 milioni di euro saranno esonerati dal pagamento dell’imposta sul profitto per un periodo di 10 anni. Dunque, è sufficiente una piccola modifica alla legge in materia per permettere a quest’investitore di costruire dentro un’area naturale intatta 500 posti letto e 3 eliporti, ottenere la concessione per la spiaggia di cui si serviranno i suoi ospiti e per essere esonerato dal pagamento dell’imposta menzionata”, ha detto la Kekin, concludendo, sarcasticamente, che tutto ciò gli sarà possibile “perché sarà talmente generoso da permettere in luglio e agosto alla comunità locale di servire i suoi ospiti”, ossia offrendo posti di lavoro malpagati e poco sicuri.

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