«Vaccinarsi è essenziale. Bisogna insistere»

L’epidemiologo capo Dobrica Rončević commenta i dati delle ultime settimane, caratterizzate da un’impennata dei contagi, ma anche da meno ricoveri in ospedale

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«Vaccinarsi è essenziale. Bisogna insistere»

In Croazia siamo “zona verde”, con vaccinato oltre il 60 per cento della popolazione complessiva e il 73 p.c. di quella adulta. Vi aggiungiamo il 22 p.c. che ha assunto anche la dose di richiamo, il cosiddetto “booster”. A prescindere da ciò, il numero di nuovi contagi, soprattutto negli ultimi giorni, è notevole, l’incidenza dei tamponi positivi pure, anche se inferiore ai livelli delle altre zone del Paese. L’Organizzazione Mondiale della Sanità invita alla cautela sostenendo che l’uscita dalla pandemia di Covid-19 non è vicina quanto vorremmo, mentre vi sono Paesi, come la Gran Bretagna, dove si annuncia, in un contesto simile e con l’avvento della variante Omicron (altamente contagiosa, ma meno pericolosa delle precedenti), la revoca di tutte le misure restrittive.

 

Negli ultimi mesi, da quando è stato introdotto in larga misura l’obbligo del “green pass”, la sua stessa introduzione è stata oggetto di contestazioni e polemiche. Che sia questo o che sia la percentuale relativamente alta di vaccinati, conta poco. Quando si tirano le somme, il risultato più importante è il numero dei casi gravi e dei decessi. Anche in questo senso, la Regione litoraneo-montana risulta essere la migliore in Croazia. Al Centro clinico-ospedaliero di Fiume ieri mattina c’erano altri 4 pazienti Covid in meno dopo gli 8 del giorno precedente. Siamo a quota 108, con 6 in terapia intensiva al respiratore. Si registra un decesso e si tratta, nuovamente, di una persona anziana non vaccinata.

In questo contesto, Dobrica Rončević, epidemiologo capo dell’Istituto regionale di salute pubblica, ci aiuta a interpretare la situazione in maniera corretta: “L’aspetto più importante è il calo dei casi che richiedono cure ospedaliere. Non dico nulla di nuovo, constatando che tra i motivi di ciò vi sia la percentuale di vaccinati più alta che altrove. La variante Omicron si è rivelata particolarmente contagiosa, e lo si può comprendere dall’impennata dei nuovi infetti, ma è anche vero che porta raramente a sviluppare una forma grave della malattia. Quasi sempre si tratta di casi asintomatici o con sintomi deboli nella popolazione vaccinata con la terza dose o tra i guariti che hanno ricevuto due dosi. Ci si può ammalare anche una seconda volta se dal primo contagio e dalla conclusione del ciclo vaccinale è passato molto tempo, ma di regola i sintomi sono spesso trascurabili. I più vulnerabili restano i non vaccinati e gli anziani che hanno assunto il vaccino, ma da molto tempo, da oltre sei mesi, e se soffrono di altre malattie”, sottolinea Rončević.

L’epidemiologo Dobrica Rončević

Una realtà specifica

Se oggi abbiamo l’opportunità di osservare compiaciuti il quadro generale dalle nostre parti, pur tenendo conto che vi è ancora un certo numero di casi gravi con esiti incerti, oltre alla percentuale di vaccinati, il merito è anche di una buona organizzazione nella gestione dell’emergenza. Possiamo parlare anche di senso di responsabilità tra la gente, oltre alla propensione ad accettare la vaccinazione come misura per uscirne? “Nonostante non siano state introdotte restrizioni rigide come quelle adottate in altri Paesi – ribadisce Rončević –, i cittadini in buona parte si sono resi conto della serietà della situazione, rispettando le regole di quarantena, sottoponendosi preventivamente ai test per essere sicuri di non contagiare gli altri. Dall’altra parte, c’è una buona organizzazione, un numero sufficiente di strutture dove effettuare i tamponi con tempi contenuti in cui disporre dei risultati. Tutto ciò è stato possibile grazie alla collaborazione di tutte le istituzioni nel settore della sanità, a tutti i livelli e che consente di reagire per tempo con le cure. Credo che la nostra realtà sia specifica per questo. Alla fine, al di là dell’elevato numero di infetti, viene arginato l’impatto sul sistema ospedaliero”.

Potremmo essere nelle condizioni di imitare il Regno Unito? “Obiettivamente, noi abbiamo sì una situazione stabile, ma non al punto da consentirci di sospendere tutto. C’è ancora molta gente non immunizzata e un’ipotesi di questo tipo ci potrebbe esporre al rischio di mettere sotto pressione le strutture ospedaliere. Nel nostro caso, con una diffusione maggiore di Omicron il rischio di un ulteriore aumento dei contagiati potrebbe rimettere in discussione ciò che di buono è stato fatto finora. Certe limitazioni, in ogni caso, possono rallentare la diffusione del virus. Le misure da noi adottate, sono comunque poco rigorose”.

Anche i dati aggiornati a ieri devono fare riflettere. Con l’ultimo bollettino, i casi attivi sono saliti a 9.036, con 1.217 test risultati positivi. L’incidenza è di poco inferiore al 33 p.c. Resta altissimo il numero di tamponi effettuati, 3.693. Rassicura il fatto che soltanto l’1,2 p.c. dei contagiati in Regione finisce all’ospedale.

Non calano gli ingorghi nel traffico stradale in via Krešimir, a causa delle auto in attesa per il drive-in

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