Turismo, a guidare ci pensa Tamara Abram

Incontro con la connazionale In occasione della Giornata internazionale della guida turistica

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Turismo, a guidare ci pensa Tamara Abram
Tamara Abram in piazza Kobler a Fiume. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Oggi in tutto il mondo si celebra la Giornata internazionale della guida turistica, istituita nel 1990 dalla World Federation Tourist Guide Associations, una professione appassionante e per alcuni aspetti poco conosciuta, fatta di rispetto per il patrimonio, competenza e propensione per il racconto e per l’incontro con il visitatore. Come da tradizione, nell’ambito della stessa l’Associazione delle guide del Quarnero ha organizzato per i cittadini una visita gratuita di Fiume, focalizzata quest’anno sulla tradizione marinara fiumana. A farne parte dal 2016 a questa parte è anche una nostra connazionale, Tamara Abram, ex allieva delle scuole della CNI, che in seguito a un importante percorso nel mondo della didattica, ha coraggiosamente intrapreso quello del turismo, voltando completamente pagina. Ce ne ha parlato nel corso di una fresca e soleggiata mattinata fiumana e di una piacevole chiacchierata in uno dei tipici caffè locali, rilevando subito che “ad un certo punto della mia carriera sentii l’esigenza di cambiare, di gestirmi da sola, di scoprire altre dimensioni e quella del turismo, data la mia affinità a interagire con le persone, mi appassionò sin da subito. Inizialmente in molti cercarono di farmi cambiare idea, ritenendo il passo troppo azzardato, ma io feci di testa mia e mi buttai. Incominciai a lavorare per agenzie poco conosciute, che non pagavano moltissimo, facendo l’accompagnatrice turistica delle gite scolastiche. Dopo un paio di mesi mi cimentai in situazioni più serie, fino ad arrivare a collaborare con importanti agenzie estere”.

La scelta giusta
Oggidì Tamara, in qualità di guida turistica abilitata freelance, avente alle spalle una miriade di viaggi, esperienze, incontri, gestisce il suo percorso professionale con sicurezza, disciplina, studio continuo, entusiasmo, ma anche con una buona dose di consapevolezza che la rendono una delle professioniste più ricercate del settore. Alla domanda se si sente soddisfatta ci risponde affermativamente, specificando che “sono sempre più convinta di avere effettuato la scelta giusta. Mi piace tantissimo fare questo lavoro, soprattutto per la possibilità di incontrare e avere a che fare con la gente, con la loro psicologia. Mi sembra di avere una buona empatia e intelligenza emotivo-sociale, il che mi aiuta molto durante il primo approccio con il gruppo. Infatti, appena entrata in pullman, come nelle due/tre ore successive, cerco di inquadrare le persone e capire con chi abbia a che fare, che cosa aspettarmi. In tale contesto, anche se la professione richiede serietà e oggettività, io ci metto del mio, coloro il tutto e noto che i turisti lo apprezzano. Il complimento più bello mai ricevuto è di aver risvegliato forti emozioni relative alla nostra città e al nostro Paese. Ed è proprio ciò che cerco di trasmettere nel mentre racconto alle comitive di come viviamo, che cosa facciamo e ci caratterizza, quali sono le nostre tradizioni, i punti forti o qualche aneddoto personale. Fondamentalmente tutte le mie colleghe e colleghi hanno un buon sapere di base, ma ciò che fa la differenza è la capacità di comunicarlo, di usare una buona logica e una bella sintassi e di non essere caotici. Bisogna studiare e perfezionarsi sempre. In tale senso, grazie all’Associazione delle guide del Quarnero, abbiamo la possibilità di frequentare svariati seminari, corsi di aggiornamento e workshop”. A seguire, incuriositi dalle modalità di gestione delle dinamiche e tempistiche di una guida turistica, ci siamo fatti raccontare qualcosina in più a riguardo. “La maggior parte degli accompagnatori turistici abilitati lavorano in qualità di freelance e si avvalgono di svariati canali tramite i quali possono essere contattati, tradotti in pagine web, associazioni, contatti e conoscenze private, agenzie nazionali ed estere”, ha spiegato, aggiungendo che “per ciò che concerne la Croazia, dobbiamo possedere la licenza per ogni Regione. Nel mio caso sono abilitata per le zone di Sebenico, Zara, Zagabria, l’Istria e per le Regioni litoraneo-montana e della Lika e di Segna. In merito alle tempistiche, è consigliabile contattarmi o inviarmi la richiesta una settimana prima, anche se tutto dipende dagli accordi e dalle esigenze relative all’escursione da effettuare. Da rilevare anche l’importanza di una buona collaborazione con l’agenzia di riferimento, che si occupa del resto del pacchetto turistico. Nonostante oramai sguazzi bene in questo mondo e abbia fatto una miriade di volte da guida locale a Fiume, Rovigno o qualsiasi altra destinazione, la mattina in cui devo partire mi viene sempre un pizzico di ansia. La sera prima non manco mai di ripetere i contenuti e rileggere i miei appunti”.

Ogni viaggio è un’avventura
Da professionista del settore turistico Tamara è sempre in giro. Le piace viaggiare o lo vive solo come un lavoro? “Adoro farlo – risponde con un accogliente sorriso –, mi fa sentire bene, anche se devo ammettere che, per una questione di energie, in certe città vado più volentieri che in altre. Per ciò che concerne l’Italia, sono innamorata di Bologna, Verona e Padova, mentre non sono pazza di Roma. Tra le destinazioni europee invece prediligo Praga, Budapest, Barcellona, ma non sono amante di Vienna, in quanto troppo classica, severa, austera. Della Croazia mi piacciono tantissimo Sebenico e Rovigno, molto meno Zara e Parenzo. Se penso ai luoghi che mi hanno positivamente sorpresa, addirittura affascinata, mi vengono subito in mente la Romania, la Bulgaria e la splendida cittadina di Caorle, in provincia di Venezia, che reputo scoperte preziose. In ogni caso, ogni viaggio regala qualcosa di bello e tante emozioni. Succede di raggiungere per l’ennesima volta una stessa destinazione e pensare di non avere più nulla di cui stupirsi e invece t’innamori dei bellissimi colori di un tramonto”. Ogni viaggio, quindi, è una nuova avventura, la quale, oltre ad arricchire tutti gli attori, talvolta li vede affrontare anche qualche incidente o situazione spiacevole. Giusto? “Capita – conferma –. Può succedere che qualcuno stia o si faccia male, si perda, entri in uno stato di panico o altro. Ad esempio, una volta, con un gruppo di turisti italiani, nel dover attraversare il ponte di Veglia, siamo stati sorpresi dalla bora e per un certo periodo dovemmo rinunciarci. Dopo una serie di peripezie, dove ho contattato e consultato l’agenzia, l’HAK, il ristorante che ci attendeva ad Abbazia a pranzo e altri, tutto finì bene e lo raggiungemmo con 4 ore di ritardo. Il conducente del pullman, non avendo mai prima avuto a che fare con questo tipo di problematica, si era anche intimorito un pelino. In effetti, ciò che conta, oltre a una certa esperienza, è mantenere la calma e sapere come agire”.

Una città da rivitalizzare
Non potevamo salutare Tamara senza chiederle che cosa include il tour per Fiume e le sue impressioni relative alla città. “Solitamente con la comitiva partiamo da piazza Jelačić, attraversiamo il Ponte dei difensori in Delta dal quale, nel caso non abbiano scelto di raggiungerlo, racconto loro anche di Tersatto, ci fermiamo a parlare dell’ex confine e proseguiamo verso la Torre pendente, il Duomo, Calle dei Canapini fino a piazza Kobler, il castrum tardoantico e la Cattedrale di San Vito. Successivamente usciamo dalla Torre civica sul Corso, ci avviamo verso via Dolac e raggiungiamo la Scuola media superiore italiana (SMSI), continuiamo fino al Palazzo del Governo, dopodiché scendiamo sulle rive e arriviamo in piazza Adria. Generalmente finiamo la visita davanti al TNC “Ivan de Zajc”. Fiume è bella e sicura, ma bisognerebbe lavorarci su. Rispetto al periodo pre-Covid, in cui la città era turisticamente esplosa, si presentava vivace, affollata e offriva una miriade di contenuti, ora ho la sensazione si stia un pochino afflosciando e perdendo lo spirito di città, nel senso che a una certa ora del tardo pomeriggio, se non vi è in corso qualche evento, la si ritrova vuota, con i negozi chiusi e i ristorantini locali che propongono soltanto cucina fast food o qualche merenda, senza la possibilità di cenare per bene, il che è un vero peccato”.

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