Giardini. Aspettando il futuro con pazienza

L’oasi verde tra un «eppur si muove» e il solito «nulla che cambia»

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Giardini. Aspettando il futuro con pazienza
I ladogni scheletrici dei Giardini di Pola. Foto: ARLETTA FONIO GRUBIŠA

I Giardini di Pola attendono che il destino si compia. Il futuro, più o meno prossimo, riserva il recupero totale dello storico viale alberato, rimasto pensoso e “sdentato” dopo essere stato decurtato di parte dei suoi anziani fusti, che gli esperti nella manutenzione del verde pubblico avevano classificato talmente ammalati da venire condannati all’eutanasia. D’altra parte, nel bel mezzo della piazza ombrosa, continua a starci, smantellato, chiuso e in pieno letargo, il gabinetto pubblico, quello che la storia moderna ha impunemente “incorporato” in una delle torri quadrangolari della cinta urbana antico-medievale. Tutto, per ora, risulta essere fermo, anche se dalla Città viene pronunciato l’”eppur si muove”. All’ultima riunione del Consiglio cittadino sono stati chiesti lumi (con interpellanza di Vito Paoletić, consigliere della lista indipendente di Filip Zoričić) circa i restyling previsti per un’area che s’integra nel nucleo storico, al che l’assessore per l’Edilizia, gli investimenti e i progetti di sviluppo, Samanta Barić, ha risposto che la faccenda si sta muovendo con l’idea di dare concretezza ai noti propositi di trasformare l’area in area pedonale (con licenza di passaggio per soli autobus), nuovi alberi e arredi urbani… “nel periodo a venire”.

Prima le carte
È una formulazione vaga, molto in uso quando non è ancora possibile determinare con certezza i tempi di realizzazione. Nel frattempo, però, dal Municipio si è in grado di assicurare che il progetto di massima riguardante i Giardini è in piena fase di ultimazione, dopo che due importanti incontri di lavoro con gli addetti dell’ufficio ministeriale per la tutela del patrimonio storico-culturale hanno sortito i risultati voluti. L’iter che verrà, una volta consegnata la progettazione di massima, è ben noto: bando di fornitura pubblica per il progetto esecutivo e la caccia ai permessi edilizi, per i quali sono stati assicurati fondi a sufficienza dal Bilancio cittadino 2024.
Giardini e WC pubblico, fanno parte di un medesimo contesto urbano e, come sentito in Consiglio, il recupero dei primi sottintende anche il rifacimento e la messa in funzione del secondo. S’informa, pertanto, che la documentazione relativa a questi servizi igienici è pronta ed è stata consegnata in mano a coloro che stanno provvedendo alla stesura del progetto di massima per la rivitalizzazione dei Giardini, al fine di integrarla. L’assessore Barić ha specificato che il ripristino del “vespasiano” pubblico dentro alla torre, implica non soltanto attenzione in fatto di modalità di utilizzo della struttura in pietra, ma anche la riparazione e la ricostruzione della storica gradinata che dai Giardini conduce al Clivo al Castello. La Città ha pertanto concordato una condivisione delle spese assieme al Museo archeologico istriano, che sarà chiamato anche a gestire l’investimento sia per quanto concerne il torrione sia la gradinata.

Copia e incolla
Un po’ di promemoria riguardo a tanto di pubblici propositi non guasta, tanto per prendere atto di quanto a volte si finisca per funzionare a rilento. L’opera di rifacimento della piazza alberata dei Giardini con il rinnovo dell’arredo urbano era stata inserita come pianificazione cartacea ancora nel Bilancio pubblico del lontano anno fiscale 2019. E figurava introdotta nello stesso pacchetto assieme al voluto restauro e alla ricostruzione infrastrutturale di via Kandler, che sta ancora nuotando in alto mare. Poi, era tornata rediviva nel piano degli investimenti edili 2020. Quindi riproposta nell’erario 2021, 2022, 2023. Era sempre opera di stesura delle voci di bilancio con la tecnologia del copy-paste. E mentre la carta si lascia (ri)scrivere, non vi è ombra di dubbio che si tratta d’interventi determinanti per il futuro conservativo del centro storico della città, atti a cambiarne e speriamo migliorarne l’aspetto, conservandone le peculiarità urbane e architettonico-ambientali, come dettato dai responsabili ministeriali della tutela del patrimonio storico-culturale. Ecco che forse non è male procedere più a rilento.

E farlo più in là?
Il medesimo discorso vale anche nel caso del nostro wc-torrione. Ben tre concorsi di fornitura pubblica si erano conclusi alla stessa maniera: con un nulla di fatto. La causa che ancora due anni fa aveva reso nullo l’ultimo procedimento di assegnazione dell’appalto, sta nel fatto che il Municipio aveva ricevuto ancora una volta un’unica e improponibile offerta per l’esecuzione dei lavori. Il guaio di questo progetto oltre modo ambizioso è rappresentato proprio dall’illustre sistemazione voluta per un bagno pubblico. La necessità di dover assolutamente provvedere al recupero di una struttura che stava rasentando l’indecenza, aveva comportato l’intervento degli archeologi e degli addetti alla conservazione del patrimonio storico-culturale che, come confermatoci a suo tempo dal direttore dell’ente museale, Darko Komšo, avevano individuato le modalità di procedere con l’inserimento di una pavimentazione in cemento e l’adozione di accorgimenti necessari alla conservazione della struttura architettonica originaria. Due anni or sono era stato calcolato che per ripristinare questo gabinetto pubblico in loco ci sarebbe voluto almeno un milione di kune, che nell’anno dell’euro 2024 si trasforma sicuramente in qualcosa di esorbitante. Dei costi così pesanti per il Bilancio verrebbero determinati dal fatto che un lavoro del genere può venire eseguito soltanto da maestranze dotate di permesso necessario per gli interventi sul patrimonio culturale. Oltre a tanto, vengono richieste particolari abilità professionali, indispensabili per muoversi entro un ambiente così angusto per costruire installazioni e collocare tubature tenendo ben conto che la pavimentazione, il soffitto e le pareti sono fatti di pietre storiche. Meraviglia il fatto che, giunti a questo punto, non si pensi alla soluzione più semplice ed ovvia: lasciar stare in pace il patrimonio storico e costruire il wc pubblico da un’altra parte, con spesa irrisoria, anche perché, fino a prova contraria, non è obbligatorio soddisfare i bisogni fisiologici in un ambiente che respira di illustre passato.

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