Settant’anni e non sentirli

Ivana Eterović e Tina Ružić raccontano i primi 70 anni d’attività della società alpina «Opatija», che ha festeggiato l’anniversario con la pubblicazione di una ricca monografia

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Settant’anni e non sentirli

In una frase, ormai nota, Alberto Bevilaqua, afferma che “la montagna dovrebbe servire per salire, ma anche, e soprattutto, per discendere. Verso la gente”. Ed è proprio quello che cerca di fare e insegnare la società alpina “Opatija”, fondata l’11 dicembre del 1950 nell’edificio dell’odierno albergo “Paris” di Abbazia. Qualche giorno fa, il club ha festeggiato i suoi primi settant’anni di vita, tradotti magistralmente in una ricca e preziosa monografia, frutto del certosino lavoro di raccolta di documenti, fotografie, esperienze e informazioni di Ivana Eterović e Tina Ružić, rispettivamente presidente e membro dello stesso. Giovani, intraprendenti, entusiaste, attive, entrambe hanno cominciato a muovere i loro primi passetti sulla montagna sin da piccolissime, Ivana a dieci e Tina addirittura a un anno di vita. Amanti della natura, dei viaggi (Tina ha percorso l’Himalaya nepalese, le cime e i canyon delle Ande peruviane, i tracciati rocciosi della Cappadocia, in Turchia), dello sport con particolare riferimento all’alpinismo, le due autrici ormai da anni promuovono, attraverso conferenze, seminari, presentazioni, articoli di giornale, gite e laboratori, l’attività alpinistica, riuscendo a coinvolgere con la loro passione grandi e piccini. La società, infatti, da un paio di anni a questa parte, conta circa 250 membri.

La prima scuola per gli amici a 4 zampe

Nel 2013 Ivana ha ideato e creato il primo sito ufficiale dell’“Opatija”, che ha curato personalmente fino al 2017, ha concepito il dépliant della stessa, ha fondato e coordinato la prima piccola Scuola alpinistica per bambini, grazie alla quale il club si è arricchito di gioventù e nuova linfa. Ultimamente, come prima in Croazia, la società ha reso partecipi delle varie scalate anche i cani conferendogli, a sentiero percorso, un meritato diploma. Così i pastori tedeschi Nigel e Zera, quello belga Laća, il golden retriver Bingo, il rottweiler Hulk, il labrador Kan, il bracco ungherese Zitta, l’husky siberiano Ala Kin e i meticci Miša, Ozy, Atos, Dina, Kyra e Kika, affiancati dai loro fedeli padroni, sono i primi pelosoni del Paese ad avere conquistato sentieri alpini, riconoscimenti e anche una bella citazione nella monografia fresca di stampa.

Igor Kramarsich, “papà” di Kika – nonché nostro collega – ci ha raccontato di avere fatto 4 gite insieme alla sua cagnolina lungo il sentiero alpino abbaziano, che complessivamente richiede il raggiungimento di 15 tappe, di cui 10 sono vette, più altri punti caratteristici tra Abbazia e il Monte Maggiore. “Abbiamo affrontato il percorso in 4 riprese (4 fine settimana), tra il 5 novembre del 2020 e il 1º aprile scorso. Volendo lo si può fare anche in un giorno ma, trattandosi di complessivi 42 chilometri, è un po’ difficile effettuarlo tutto d’un colpo. Riguardo al cane era fondamentale scattare una foto dello stesso o in compagnia di esso e inviarla al club alpino, come “prova” della tappa raggiunta. Successivamente, a metà aprile, dieci giorni prima di compiere il primo anno d’età, Kika ha ricevuto il suo bel diploma e noi, che l’abbiamo accompagnata, delle medagliette con tanto di timbro del club ‘Opatija’. Un bel regalo di compleanno”, ha spiegato orgoglioso, aggiungendo che è stata un’esperienza fantastica per tutti, soprattutto perché Kika adora camminare, ama scorazzare liberamente per la montagna ed è molto curiosa. L’iniziativa, ha aggiunto, è stata avviata tre anni fa dall’alpinista Boris Petrić e, in contemporanea, la società ha redatto anche una guida, un piccolo manuale, da consultare e seguire ogni qualvolta s’intraprende il suddetto percorso, nella quale i padroni dei cani possono trovare tutte le informazioni necessarie (corredate con molte fotografie) inerenti ai sentieri, alle tappe, alla durata e via di seguito. “Per attraversare il tragitto nominato assieme ai cani e fargli conquistare il diploma, non serve essere membri di alcun club o società alpini”, ha concluso Kramarsich.

Il nostro collega Igor con la sua Kika

Un amore viscerale

Ma come nasce l’amore per la montagna in Ivana Eterović e Tina Ružić? Quest’ultima ci ha spiegato che la passione per l’alpinismo gliel’hanno inculcata i genitori che, durante l’infanzia, assieme a suo fratello, li hanno portati in moltissime gite, tra le quali rammenta ancora con tenerezza quelle nei Parchi nazionali come il Paklenica, il Velebit settentrionale e il Risnjak. “Penso che la mia inclinazione per l’alpinismo sia nata in quelle occasioni anche se, considerato che i miei bisnonni, Tihoraj ed Erna Jelušić, nonché la nonna Alenka Jenuš, sono stati tra i fondatori della società alpina ‘Opatija’, l’amore per le montagne è ben radicato nei miei geni. Nonostante, però, i genitori mi abbiano iscritto al club quando avevo soltanto un anno, sono attiva nello stesso da appena quattro”, ha raccontato la giovane autrice.

Ivana, invece, ha intrapreso i primi passi in montagna durante la scuola elementare con la società alpina “Orljak”, il che è durato poco. In effetti, il vero slancio per l’alpinismo è nato dieci anni fa in seguito all’iscrizione, assieme al marito Igor, al club “Opatija”, un colpo di fulmine che dura ancora. Oggi, ha detto, nonostante ne sia la presidente, non ha il tempo per essere attiva quanto vorrebbe, ma è particolarmente felice di essere riuscita, con il consorte, a trasmettere l’amore verso la natura e l’alpinismo alle loro figlie, Lucija ed Ema.

L’idea

L’idea della monografia, hanno affermato le due autrici, è stata avviata dai membri del precedente Consiglio esecutivo della società abbaziana, nell’ambito dell’organizzazione delle celebrazioni del 70º anniversario della stessa. Successivamente la procedura editoriale e pubblicitaria, è stata affidate alla sua sezione più giovane, di cui prima Ivana, e poi anche Tina, erano responsabili. Quest’ultima ha collaborato all’opera con molti materiali relativi al primo ventennio del club “Opatija”, riposti nell’armadio della nonna. “L’elemento più significativo – ha confidato – sono stati i miei legami familiari, quindi motivazioni di natura emotiva. La nostra energia giovanile, quella di Ivana e la mia, e il backgroud scientifico, sono stati i due fattori decisivi nella compilazione e strutturazione della monografia”.

La monografia per i 70 anni della società

A tal proposito, Ivana ha sottolineato che il lavoro di raccolta è durato tre anni, con pause anche lunghe dati gli impegni di entrambe e che sull’obiettivo comune, quello di volere esporre nel modo più spassionato la storia della società, si sono trovate subito d’accordo. Grazie all’aiuto dei collaboratori più stretti, ma anche di ex presidenti, segretari, membri di lunga data e loro famiglie, le due ricercatrici hanno attinto le informazioni da una miriade di fonti, sia quelle d’archivio che altre, tratte dalla letteratura secondaria.

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