Scommettere sul fotovoltaico conviene da soli e in comunità

Abbiamo incontrato Darko Jardas, direttore della REA Kvarner, agenzia regionale per l’energia

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Scommettere sul fotovoltaico conviene da soli e in comunità

Lo scorso anno anche in Croazia nella legislazione sono state riconosciute le comunità energetiche create dai cittadini in cui in modo democratico, decentrato, gli utenti si possono collegare tra loro. I cittadini possono soddisfare il proprio fabbisogno sfruttando energie rinnovabili e ottenendo, così, dei risparmi in bolletta. La Legge che regola il mercato dell’energia elettrica presenta questa novità aprendo la via a chi, a livello locale o regionale, vuole condividere gli stessi interessi in questo segmento. In Europa ci sono oltre 2.000 comunità e sono state raccolte molte esperienze. Ci sono insediamenti, villaggi interi raccolti, per esempio, intorno a un parco eolico o fotovoltaico. I cittadini investono insieme e insieme ne traggono i vantaggi.

La guerra in Ucraina ha in qualche modo messo in secondo piano l’emergenza climatica, a causa soprattutto della dipendenza in Europa dal gas russo, ma allo stesso tempo potrebbe accelerare la transizione ecologica, ovvero il passaggio alle fonti rinnovabili. Il loro utilizzo ha sì una funzione nella tutela dell’ambiente, però mai come oggi s’impone con i suoi benefici economici diretti per chi investe i propri risparmi in questo settore.

Un impianto individuale ben progettato consente il recupero dei mezzi investiti entro 5-6 anni, per poi consentire dei risparmi notevoli e addirittura dei guadagni con la vendita dell’energia in esubero.

A Fiume e nel circondario, sui tetti di enti e istituzioni pubbliche, ma sempre più anche sui tetti di abitazioni private, compaiono i pannelli fotovoltaici.

Comunità energetiche e burocrazia

Ci siamo fatti spiegare la materia da Darko Jardas, direttore della REA Kvarner, l’agenzia regionale per l’energia, che nel 2014, a un anno dall’entrata della Croazia nell’Unione europea, aveva previsto che nel giro di poco tempo avremmo avuto la possibilità di disporre di contatori bidirezionali. Ciò significa che vi può essere un rapporto in cui compriamo e vendiamo energia al distributore. C’è un esempio interessante a Cherso dove è stata istituita una comunità energetica nel giugno dello scorso anno: “È un progetto attuato prima che venisse promulgata la nuova Legge e riguarda Cherso e Lussino. Da allora sono stati compiuti dei passi avanti e l’interesse tra i cittadini è notevole – ha illustrato –. Però, come stanno ora le cose, rimane l’ostacolo burocratico in quanto si tratta di due entità amministrative. Credo che si troveranno delle soluzioni. Tra le altre cose, hanno pianificato insieme una centrale da mezzo megawatt prevista sull’isola di Cherso. È stata individuata l’area, ci sono già delle pratiche risolte e, soprattutto, tanti interessati ad avere una quota nella centrale. Il problema è nato perché, adottando le Direttive sulle fonti rinnovabili e sul mercato interno, in Croazia hanno un po’ complicato le cose. Una comunità energetica può venire istituita, ma soltanto sul territorio di un’amministrazione locale, ponendo dei limiti geografici, senza motivi tecnici”, ha detto ancora Jardas.

Creare una comunità è semplice, ma poi, come ha confermato il direttore della REA, ci sono degli ostacoli. La Legge contempla questi soggetti come organizzazioni no profit e in quanto tali non hanno, per ora, la possibilità di vendere energia. In Europa esistono delle imprese “aggregatrici” che raccolgono l’energia prodotta da più comunità, per poi venderla a questo o quell’operatore. Da noi non sono ancora stati inseriti degli atti nella Legge volti a regolare questa possibilità.

Energia a chilometro zero

È come la frutta che compriamo alla bancarella. La più buona e la più economica è quella che viene prodotta vicino a noi, che ha viaggiato poco. Con la produzione locale della corrente elettrica, l’energia che nelle nostre case non deve percorrere decine o centinaia di chilometri, passando prima per le linee dell’alta tensione, arrivare alle stazioni di trasformazione e quindi a destinazione. Dunque, meno tralicci, meno infrastrutture e meno perdite. Sul percorso dalla centrale che produce energia elettrica al caricabatterie del nostro cellulare, ve ne sono parecchie e alla fine le paghiamo attraverso le bollette.

“La Germania produce 60 gigawatt da fonti rinnovabili e il 90 per cento della sua rete è a bassa tensione. Soltanto una parte è a media tensione. In questo modo sostengono di potere installare altri 50-60 GW da fonti rinnovabili senza interventi significativi sulla rete. Il governo tedesco attuale ha un’importante componente verde al suo interno e annuncia fino al 2030 di arrivare a 200 GW provenienti dal solare e altre fonti alternative. Torniamo a casa nostra – ha proseguito Jardas –, chiedendoci cos’è che oggi può motivare i cittadini a pensarci. C’è chi pensa alla propria autosufficienza. È un’ottima cosa. Con un buon progetto si può soddisfare il proprio fabbisogno di corrente elettrica. Con i prezzi che continuano a salire, si riducono anche i tempi per recuperare il denaro investito”.

Croazia in fondo alla classifica Ue

Con 200 MW di fotovoltaico la Croazia è penultima nella classifica dell’Ue per sfruttamento dell’energia solare. “Per produzione pro capite la Slovenia è sei volte migliore di noi. Qualcosa si sta muovendo e negli ultimi anni l’HEP (Ente elettroenergetico) si sta impegnando di più nei parchi fotovoltaici da 1 a 10 MW e credo che si arriverà all’obiettivo di raggiungere 1,2 GW dall’eolico e altrettanto dal solare entro il 2027. I pannelli che mettiamo sui tetti delle nostre abitazioni o sugli impianti industriali non rientrano in questo calcolo, ma in futuro potrebbero rappresentare una componente importante nella produzione complessiva di corrente elettrica. Ci si sta organizzando, per esempio, a Drenova dove si cerca di costituire una comunità a livello di Comitato di quartiere. Ci sono anche dei condominii, dei grattacieli, dove viene ipotizzato l’utilizzo del tetto per produrre energia. Sarebbe un peccato se la burocrazia si mettesse in mezzo ostacolando queste attività. Ci si rende conto sempre di più che oltre a seguire le tendenze, inseguendo il traguardo della transizione ecologica, se ne possono trarre benefici economici”. Ci sono degli incentivi, dei bonus erogati dal Fondo per la tutela dell’ambiente. Come accedere agli stessi? “Purtroppo – ha risposto il nostro interlocutore – c’è il principio secondo cui i bonus se li aggiudicano i più veloci.

Lo scorso anno, tra l’altro, la gara era stata annullata in quanto il sistema informatico che lo gestiva era crollato a causa dell’enorme interesse. Comunque, per la prima volta i bonus vengono applicati ai pannelli fotovoltaici. Occorre cambiare il sistema per la loro assegnazione. In Italia ci sono degli sgravi fiscali grazie ai quali, per chi investe in questo settore, ci sono dei rimborsi notevoli. Questo settore fa girare l’economia avviando il mercato, i progettisti, i fornitori… Da noi è stato fatto qualcosa in materia di bonus, ma soltanto per le imprese. Per i cittadini, invece, resta in vigore il sistema esistente”.

Se uno decide d’installare un proprio impianto solare, può richiedere il bonus successivamente? “No, ma secondo tutti i calcoli che abbiamo fatto, conviene comunque investire perché anche i prezzi dei materiali sono più contenuti con 1.000-1.100 euro per un KW installato, chiavi in mano. Le nuove tecnologie vi garantiscono 25 anni di energia sul vostro tetto. Dalle nostre parti c’è tanto sole per buona parte dell’anno e finora non abbiamo parlato dei collettori per produrre acqua calda. Si tratta di un’altra risorsa che non sfruttiamo più di tanto. Quando parlai pubblicamente delle prospettive, otto anni fa, per molti sembrava fantascienza. Ora pensiamo a quando avremo l’auto elettrica e quando potremo fare il pieno in casa. Sono ottimista perché la gente è interessata a investire piuttosto che a tenere i soldi in banca. Il fotovoltaico non è più un esperimento e tutti gli elementi che compongono un impianto sono collaudati su vasta scala. Fino a qualche anno fa era tutto molto più complicato. Bisognava richiedere una sessantina di autorizzazioni per potere installare un impianto fotovoltaico. Per mettere i pannelli su alcune scuole ci abbiamo messo due anni prima di raccogliere tutte le carte necessarie. Oggi, se avete il progetto pronto, entro un mese e mezzo o due, potete installare la vostra piccola centrale domestica”.

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