Nadia Poropat: premiato l’impegno di una vita

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Nadia Poropat: premiato l’impegno di una vita

Il 5 ottobre, in occasione della Giornata mondiale degli insegnanti, Nadia Poropat, pluriennale direttrice della Scuola elementare italiana Dolac, ha ricevuto il riconoscimento quale miglior dirigente della Regione litoraneo-montana. Una gratifica, a detta della premiata, che ha coronato il suo impegno e la sua carriera scolastica.

Direttrice da ben 22 anni, Nadia Poropat lavora nel mondo dell’istruzione ed educazione da più di 35 anni. Ha iniziato come insegnate di fisica e matematica per poi prendere le redini della Scuola elementare Dolac. L’abbiamo incontrata per chiederle come sono stati questi anni trascorsi a scuola e che cosa significhi per lei questo premio. “Ho iniziato a lavorare alla Scuola media superiore italiana come supplente in quanto la prof. Giuliana Marchig era in permesso parto. Poi per un dato periodo ho insegnato nelle scuole della maggioranza e in seguito alla SEI San Nicolò, in quanto era mio grande desiderio lavorare in una scuola della CNI. In seguito ho insegnato anche alla SEI Gelsi. Nel frattempo era stato bandito il concorso per il direttore della Dolac. Ho presentato la domanda e sono stata nominata a quest’incarico. A gennaio celebrerò il 22° anniversario. Anche se ho lavorato in tante scuole, devo dire che il mio massimo l’ho dato proprio alla Dolac. Tutte le mie energie, il mio tempo libero l’ho dedicato a questa scuola”.

Ha sentito la mancanza delle lezioni in classe?

“Tantissimo. Io amo insegnare ai bambini e all’inizio ne sentivo tantissimo la mancanza. Devo ammettere che non vedevo l’ora che l’insegnante di matematica e fisica fosse assente per entrare in classe (ride, nda). Essere in contatto con i bambini è una cosa meravigliosa. Posso dire che in tutti questi anni i bambini non sono cambiati, sono rimasti gli stessi: se li sai prendere per il verso giusto ottieni delle soddisfazioni enormi. Sono cambiati i genitori, la società, il nostro modo di pensare, ma i bambini no”.
Com’è cambiato il modo d’insegnare con l’arrivo della tecnologia e quanto sono cambiati i metodi d’insegnamento?
“Ci sono state sicuramente delle cose positive e negative. Quando sono arrivata alla Dolac ho trovato soltanto un computer antiquato. Non sapevo da dove iniziare però volevo assolutamente migliorare la situazione. A quel tempo a scuola c’erano tantissimi problemi di vario tipo e mancavano insegnanti qualificati. Ammetto che se avessi saputo in quale situazione si trovava la scuola non mi sarei mai candidata per il posto di direttrice. Ai dipendenti di una certa età l’informatizzazione ha rappresentato un problema. Però con il tempo ci siamo adeguati e ora il tutto funziona alla perfezione. Per quanto riguarda i metodi dell’insegnamento, questi sono cambiati sicuramente, anche se le basi sono rimaste uguali. C’è più lavoro individuale in quanto abbiamo sempre più bambini con problemi di vario tipo, ma anche quello di gruppo che oggi è molto presente. Abbiamo i computer, le lavagne interattive che se usati in modo giusto aiutano molto”.

La Dolac non è stata inclusa nella riforma scolastica, ovvero nel progetto pilota “Scuola per la vita”?

“Abbiamo deciso di non aderire a questo progetto pilota in quanto, a colloquio con i colleghi delle altre scuole, ho sentito cose molto negative a proposito. La riforma curricolare, che purtroppo non è stata accolta, era un progetto nel quale avevo fiducia. Di questa invece non sento parlare bene e le scuole che sono incluse si dicono molto deluse. Non riesco a capire dove siano tutte queste novità, però capisco chiaramente l’insoddisfazione degli insegnanti. Secondo me è un programma molto carente. A mio parere bisognava approvare la riforma proposta, cambiare eventualmente dei passi e metterla in atto, almeno in fase sperimentale. La Croazia necessita di una riforma seria. È impensabile cambiarla con ogni nuovo governo: dev’essere una cosa al di fuori della politica”.

Nel 2014 la Dolac ha ottenuto il premio quale migliore scuola della Regione. Quest’anno invece il premio è andato a lei personalmente.

“È stato un premio molto significativo, non soltanto un riconoscimento per la nostra scuola. Per la prima volta in assoluto è stato conferito un riconoscimento a una scuola italiana. Il nostro lavoro e l’impegno sono stati riconosciuti. Il premio come miglior direttrice è stato il premio più bello della mia vita. Sono molto attiva sui social media e mi sono emozionata molto quando, tra i vari complimenti ricevuti da tante parti, anche dell’Italia e dagli esuli ho trovato un messaggio che diceva ‘Questo è un premio per tutta la CNI’. Mi ha fatto anche tanto piacere vedere presenti alla consegna i direttori di tutte le nostre scuole, il presidente dell’UI, Maurizio Tremul e quello della Giunta esecutiva, Marin Corva. Un’emozione grandissima perché il premio deve venire interpretato in un modo più ampio. Sono arrivata in questa scuola 22 anni fa come persona non grata e il mio percorso non è stato facile. Devo però ringraziare anche tutti coloro che non mi hanno voluto bene, perché tutto quell’astio mi ha dato la forza di continuare e dimostrare che questo lavoro lo so fare e ne sono fiera”.

Il suo mandato scade in gennaio. Si ricandiderà?

“Se anche lo facessi non porterei avanti tutto il mandato in quanto mi preparo per andare in pensione. Devo pensarci ancora un po’, non ho preso una decisione”.

Ha dei programmi per quando andrà in pensione?

“Io sono molto attiva in vari campi, come ad esempio in politica, e quindi sicuramente non mi chiuderò in casa. Mi farebbe piacere potere fare parte del gruppo delle ceramiste della Comunità degli Italiani. E poi vorrei dedicare più tempo alla mia famiglia e al mio cagnolino i quali, a causa del mio lavoro, spesso finiscono per essere messi un po’ in disparte”.

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