INTERVISTA Dott.ssa Senka Kajčić. Medici e infermieri di pronto soccorso, prima linea della sanità

A tutto tondo con la direttrice dell’Istituto regionale di medicina d’urgenza: «La costruzione della nuova sede a Rujevica è un sogno che s’avvera»

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INTERVISTA Dott.ssa Senka Kajčić. Medici e infermieri di pronto soccorso, prima linea della sanità
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

La dott.ssa Senka Kajčić è la nuova direttrice dell’Istituto regionale di medicina d’urgenza, il suo primo posto di lavoro, dove è stata assunta nel 2006. Negli anni successivi ha lavorato a Delnice e Abbazia, quindi nel 2015 si è specializzata in medicina d’urgenza ed è ritornata nell’Istituto. Negli ultimi anni ha ricoperto il ruolo di vicedirettrice e, con il pensionamento del dott. Davor Vukobrat, ha assunto le redini dell’Istituto. L’abbiamo incontrata per parlare di questo specifico ramo della medicina e dei grandi progetti che sono in corso.

Uno dei temi attuali è la costruzione del nuovo edificio dell’Istituto, nell’ambito del progetto del Centro sanitario Rujevica – ovest. Che cosa significherà e quali vantaggi avrà il trasferimento?
“Significherà davvero tanto perché la sede attuale non è assolutamente adeguata in quanto siamo dislocati in diverse parti. Nell’edificio in via Čandek si trova la direzione, la centrale operativa e i team medici. Non ci sono gli ambulatori classici. Il parco macchine e le officine, invece, si trovano nell’ambito del Centro-clinico ospedaliero. Molte volte questo significa una grande e inutile perdita di tempo. Nella nuova sede tutto si troverà nello stesso posto: dalla direzione allo spazio per i corsi di aggiornamento, ai dipendenti dell’Istituto. Inoltre, secondo le nuove norme legislative, il servizio di trasporto sanitario verrà dato in gestione all’Istituto. Attualmente è di competenza della Casa regionale della salute. Sono fattori che miglioreranno sicuramente la qualità del servizio. Un altro vantaggio riguarda il centro per l’aggiornamento professionale. Infatti, in conformità al nostro regolamento, tutti i dipendenti devono superare dei corsi di aggiornamento professionale: medici, infermieri e anche conducenti. Nel servizio di pronto soccorso i conducenti non si limitano a guidare, ma hanno un ruolo molto importante, in quanto sono membri attivi del team e il loro contributo è fondamentale. Nell’ambito del nuovo edificio del servizio del Soccorso alpino (HGSS), è prevista la costruzione di un eliporto, anche questo un fattore molto importante per la medicina d’urgenza. La sede a Rujevica dovrebbe diventare operativa nel corso del 2025”.

Le varie sezioni dell’Istituto sono attualmente dislocate. Con la nuova sede a Rujevica verranno unificate.
Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Una delle novità sono le specializzazioni in medicina d’urgenza rivolte ai laureati in infermieristica. Di che cosa si tratta?
“L’interesse non manca, ci sono 10 richieste per quest’anno. Questo tipo di specializzazioni fanno anche parte della riforma della sanità avviata nel 2009. Una volta ottenuta la specializzazione, della durata di un anno, le infermiere/infermieri che fanno parte del team avranno maggiori competenze e potranno intervenire in situazioni di urgenza e soprattutto di rianimazione. C’è bisogno di questo profilo professionale in quanto in molte località sono presenti i team che non dispongono del medico, ma soltanto dell’infermiere, come ad esempio a Veglia e a Crikvenica”.

Dunque c’è interesse per la medicina d’urgenza?
“In generale alla medicina d’urgenza non viene data la giusta attenzione a partire dalla Facoltà di Medicina. Devo dire però che nella nostra Regione l’interesse non manca. Nel CCO di Fiume il maggior numero di specializzazioni riguarda proprio la medicina d’urgenza. Attualmente nell’Istituto lavorano 13 specialisti, mentre altri 4 dovrebbero ottenere questo status nel corso di quest’anno. Uno dei problemi ai quali andiamo incontro è il turnover dei giovani medici, per cui cerchiamo di trattenerli proprio con le specializzazioni”.

Uno dei vantaggi del futuro Centro sanitario Rujevica – ovest è la costruzione dell’eliporto. Come funziona attualmente questo servizio?
“Attualmente non è un servizio molto efficiente. Si tratta in sostanza di un trasporto secondario con l’aiuto dell’elicottero. Funziona in modo che il team medico visita il paziente e lo accompagna all’eliporto, dove viene assegnato all’equipaggio. Giunto in Delta un altro team prende il consegna il paziente. Si perde molto tempo. L’ideale sarebbe disporre dell’eliporto nel raggio ospedaliero. Inoltre, gli elicotteri a disposizione sono troppo grandi e non possono decollare o atterrare dappertutto. Per questa forma di pronto intervento ci vogliono degli elicotteri più piccoli, ma dotati di tutta l’attrezzatura necessaria. Sono molto più veloci e sarebbero necessari, soprattutto per gli abitanti e i turisti sulle isole quarnerine. Naturalmente, l’elicottero servirebbe pure per gli interventi del Soccorso alpino. È un progetto comune, che speriamo venga realizzato”.

Il problema potrebbe venire risolto adottando un’alternativa via mare?
“Certamente. Entro la fine dell’anno dovrebbero arrivare due imbarcazioni veloci per il servizio di primo soccorso sulle isole. Saranno di grande aiuto, soprattutto durante la stagione turistica. Ad esempio l’elicottero non ha la possibilità di atterrare sulle isole di Asinello (Ilovik), Sansego (Susak) e Canidole (Srakane), per cui gli interventi sono molto complicati e richiedono molto tempo. Le imbarcazione sono dotate di tutta l’attrezzatura medica necessaria e, naturalmente, possono servire pure per gli interventi di ricerca in mare. Le basi per le due imbarcazioni saranno le isole di Arbe e di Lussino. In questo modo migliorerà la qualità dell’assistenza sanitaria per gli abitanti e per gli ospiti, la destinazione diventerà più sicura e questo è molto importante per i turisti che vi soggiornano”.

Uno dei progetti nell’ambito della riforma è l’introduzione della telemedicina.
“Sì, in effetti riguarda l’introduzione della telemedicina nella medicina d’urgenza extraospedaliera. In questo contesto la telemedicina interviene per gestire le attività d’urgenza sanitaria in modo tempestivo, sfruttando l’immediatezza del digitale per scambiare informazioni cliniche nella rete sanitaria e migliorando la gestione di pazienti critici o non raggiungibili. Il nostro Istituto sarà uno dei tre in Croazia ad avviare il progetto-pilota. Il nostro Istituto, inoltre, figura tra i migliore del Paese, anche grazie alla sensibilità del nostro fondatore, la Regione litoraneo-montana”.

Quali sono gli investimenti più importanti realizzati anche grazie alla Regione?
“L’anno scorso sono stati assicurati 10 milioni di kune per l’attività regolare, mentre 5,6 sono stati spesi per l’acquisto di 10 veicoli e anche quest’anno verrà rinnovato il nostro parco macchine. Essendo una Regione specifica, tra isole e Gorski kotar, le distanze da percorrere sono notevoli. Rinnovando il parco macchine si garantisce la sicurezza ai fruitori dei nostri servizi. Siamo dotati di un veicolo specifico per la neve e di un rimorchio per gli incidenti di massa. Senza l’aiuto della Regione saremmo un’azienda con un grande deficit finanziario. La Regione sa riconoscere l’importanza del nostro Istituto e tiene conto degli abitanti e dei turisti garantendo la loro sicurezza sanitaria”.

Come ha influito la pandemia nell’attività dell’Istituto?
“Ha influito molto negativamente. Le spese sono aumentate a causa dei dispositivi di protezione che abbiamo dovuto acquistare in un primo momento. In seguito venivano assicurati dalla Protezione civile. Non è stato facile azzerare il passivo, ma la Regione ci è venuta incontro. Durante la pandemia e il lockdown i dipendenti hanno realizzato molte ore straordinarie di lavoro. Per tutelare gli altri pazienti, abbiamo predisposto un team soltanto per quelli Covid, che ha fatto un grande lavoro. Uno dei problemi finanziari sono gli indennizzi troppo bassi per i team medici che vengono pagati in base ai contratti con l’HZZO. Non sono stati ritoccati da anni e non riescono a coprire le spese inerenti ai farmaci e alle fonti d’energia”.

Di quanti team dispone l’Istituto?
“In tutto 81, di cui 5 nella sede operativa, 45 con il medico, 25 senza il medico, ma con l’infermiere e 6 d’emergenza. Durante la stagione turistica non bastano. L’Istituto impiega complessivamente 250 persone, di cui 65 medici, 95 infermiere e infermieri e 71 conducenti. La media dell’età per i medici è di 35 anni, per gli infermieri di 41”.

Quanti interventi sono stati effettuati l’anno scorso?
“Ce ne sono stati complessivamente 29.947, il 4,79 per cento in più rispetto all’anno precedente. La maggior parte di questi, 14.622 (49 p.c.) a Fiume. Nei nostri ambienti per la rianimazione, soprattutto ad Arbe e Lussino, sono state visitate 15.112 persone. Ci sono stati 403 trasferimenti in elicottero (465 pazienti), il 14 p.c. in più rispetto al 2021. A mio giudizio l’aumento è dovuto all’allentamento delle misure antipandemiche e al ritorno dei turisti. Le persone hanno iniziato a muoversi di più e quindi anche gli incidenti sono aumentati. Comunque il numero degli interventi aumenta di anno in anno. È il risultato dell’invecchiamento della popolazione. Il pronto soccorso deve reagire sempre, non ha il privilegio di non rispondere a una chiamata e a tutto quello che ne consegue.

Come vede il futuro dell’Istituto di medicina d’urgenza?
“I giovani medici che si stanno specializzando sono il futuro dell’Istituto. Hanno capito l’importanza della medicina d’urgenza e sapranno sicuramente promuoverla alle future generazioni. Sono una fonte inesauribile di idee per migliorare il servizio. Personalmente mi piacerebbe che il pronto soccorso non si limitasse soltanto al trasporto dal punto A al punto B, ma che in questo lasso di tempo il paziente potesse ricevere le prime cure. Comunque sia, i progetti, la nuova sede, le attrezzature non avrebbero alcun valore senza il grande impegno e la grande volontà che i dipendenti hanno sempre saputo dimostrare”.

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