Fiume. Il parco di Mlaca invaso dal degrado

Il Giardino pubblico fu progettato «alla francese» nel 1874 dal fiumano Filiberto Bazaring sulle basi dello storicismo romantico della seconda metà del XIX secolo, secondo i suggerimenti del sindaco Giovanni Ciotta

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Fiume. Il parco di Mlaca invaso dal degrado

Amiamo la nostra città, con tutte le sue contraddizioni, il caos, il Corso affollato, le mille luci abbaglianti e le dinamiche. Non possiamo farne a meno. Eppure ogni tanto abbiamo bisogno di una piccola pausa, di staccarcene senza però “tradirla”, semplicemente guardandola da un’altra prospettiva, magari durante una passeggiata in uno dei parchi cittadini, come ad esempio quello degli Eroi a Tersatto, il Nikola Host (ex parco dell’Arciduca), quello del dr. Frančišković o quello di Mlaca. I parchi sono luoghi di contemplazione, di svago, di rigenerazione, eventualmente di ricerca. È qui che la città svela il suo lato nascosto, diverso e ci consente di entrare in un’altra dimensione. Ed è seguendo questa filosofia che è stato pensato il parco di Mlaca, noto anche come Giardino pubblico, in origine “Cecilinovo”, dal nome dell’antica cappella di santa Cecilia, patrona della musica, costruita attorno a un ruscello che scorreva attraverso il giardino, dalla sorgente verso est, una delle oasi più antiche e belle del capoluogo quarnerino.

Il ruscello prosciugato

Tranquilla oasi di incontri ed eventi

Fu progettato “alla francese” nel 1874 dal fiumano Filiberto Bazaring sulle basi dello storicismo romantico della seconda metà del XIX secolo, secondo i suggerimenti del sindaco Giovanni Ciotta, a mo’ di confine tra il centro città e la periferia occidentale. Oggi come allora, una volta varcato l’ingresso del parco si può scegliere tra i diversi percorsi, ognuno dei quali testimoniano l’interessante idea e visione dell’ingegnere, volta allo sviluppo e all’ampliamento di Fiume. Sorto su un pendio rivolto verso sud, ben soleggiato e protetto dalla bora, inizialmente si estendeva su una superficie di 37.000 metri quadrati ed è stato suddiviso in due terrazze verdi, divise da separé naturali. Nel 1881 fu anche proposto il progetto di una serra, di un padiglione per l’orchestra, della casa del guardiano, di un ristorante con terrazza, del bagno pubblico e di una fontana d’acqua potabile. Un’idea vistosa e rispettosa dell’importanza che poteva apportare alla città. A lungo è stato palcoscenico di incontri ed eventi culturali, visitato e frequentato sia dall’élite cittadina, da funzionari e imprenditori che dal popolo, dagli operai e dalle loro famiglie che spesso vi si radunavano per festeggiare il 1.mo maggio, dagli studenti che vi trovavano la pace giusta per leggere o studiare.

Lo specchio sonoro arrugginito

Luogo di bellezza e ristoro

Dal design elaborato e sofisticato, costruito nei pressi di un ruscello, il Giardino pubblico era circondato lungo tutto il lato meridionale da un recinto riccamente ornato, con un imponente cancello realizzato in ferro battuto, situato lungo l’allora Corsia Deak, oggi via Krešimir. Dietro si estendeva un prato di fiori colorati circondato da piante più alte, sia autoctone che “importate”, come le palme. Il mantello vegetale dell’area superiore era caratterizzato dalla presenza di lauri e querce. La terrazza inferiore, visibile dal vallone che porta verso Cantrida e Abbazia, degradatasi nel tempo, è stata ristrutturata a metà degli anni ‘90 dagli architetti Zdenko Sila e Zdenko Kolacio. Tra le due terrazze era situata una vasca dalla forma allungata, delimitata da pietra naturale, habitat generoso di pesciolini rossi e cigni. Lungo i suoi lati crescevano alberi di sequoia e maestosi cedri. Era un luogo di bellezza e ristoro, che oggi denota tristezza e incuria. Non ci sono i recinti e il cancello (fusi e trasformati in cannoni durante la Seconda guerra mondiale), come neppure le loro colonne portanti (demolite nel dopoguerra). Dagli anni Trenta in poi sono stati costruiti edifici, centri, palazzi, strade che hanno ridimensionato la zona. Sono rimasti solo due alberi, probabilmente i più antichi di Fiume e dintorni, quali testimoni dei cambiamenti del tempo e delle tradizioni e, nella parte alta, è rimasta la storica fontana del “Mustacion” (trasferita lì nel 1913 dall’ex piazza Dante, oggi piazza della 128.esima Brigata) e qualche timida muraglia.

Una delle vasche ormai completamente asciutte

Un giardino sofferente

Nel 2016, nell’ambito del progetto “Parco della scienza”, la parte bassa del giardino è stata arricchita con tre installazioni educative, una palizzata musicale, uno specchio sonoro e la spirale dell’adattamento, oggi ricoperte in gran parte dalla ruggine. Nonostante alcune azioni di manutenzione e recupero (per lo più pulizia dei rami secchi dagli alberi, potatura degli arbusti e il taglio delle erbacce), allo stato attuale questa bellissima oasi verde non gode di ottima salute. Visitarlo rimane comunque un’esperienza, un’occasione per incontrare e strizzare l’occhio al passato e, perché no, al buon caro “Mustacion”.

L’installazione della palizzata musicale

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