Emozioni antiche

Quando Fiume si lasciò alle spalle il Medioevo, la Porta della città rimase aperta per il resto dei secoli. Fu rimossa nel 1775 e il lucchetto viene tuttora custodito nel Palazzo del governo

0
Emozioni antiche

Se le mura della nostra Cittavecchia parlassero, quelle poche rimaste, chissà quanta storia (e quanti segreti) racconterebbero. Come in ogni città che si rispetti, anche Fiume godeva, sin dal medioevo, di pareti di cinta circondate da un fossato. Ma andiamo indietro, a tempi ancora più antichi, ancor prima dei Romani e del loro impero. L’origine dell’odierno capoluogo quarnerino non può essere definita con esattezza. Tracce scavate nel tempo fanno supporre che il primo insediamento in questa zona, quello della tribù illirica Liburna, esistesse anche in epoca preromana e che quello, altrettanto liburnico, di Tarsatica fosse situato da qualche parte tra le odierne via Ciotta e via Pomerio. Facendo un salto, poi, al periodo romano, si può affermare con certezza che nella zona del centro storico era germogliato un castro romano, costruito in quel luogo per proteggere i soldati dai barbari provenienti da occidente. Si costruirono le mura e l’intera struttura difensiva, chiamata Clausura alpina, che proseguiva nell’entroterra per arrivare fino all’odierna Cosala e al Monte Lesco (Veli Vrh). La fortificata Tarsatica/Tarsattica ne era il punto più meridionale.

 

Il miracolo dell’Arco romano

Al centro della fortezza c’era il comando delle unità militari romane, che si raggiungeva attraversando la Porta Vecchia, il monumento architettonico più antico di Fiume, edificato dai Romani nell’antichità e noto anche come Arco romano, eretto in pietra nel IV secolo. I massi vennero posti l’uno accanto all’altro, senza collanti di alcun tipo. Solo a guardarlo, nel corso dei secoli, risvegliava nei fiumani un senso di timore e rispetto, ispirando numerose leggende. Una di esse racconta che l’arco fosse stato costruito dalle streghe in una sola notte. Il fiumano Claudio Marburgo nel 1700 annotò “L’arco è un miracolo: sta in piedi da tredici secoli, senza ferro e cemento che lo tengano.” Una tale resistenza di questa imponente testimonianza architettonica era possibile perché i Romani erano eccelsi costruttori. Da allora sono trascorsi 321 anni e la Porta Vecchia è ancora in piedi. Nulla può scuoterla, né terremoti, né alluvioni, né guerre.

L’Arco romano come si presenta oggi

La Torre dell’orologio

La maggior parte della vita dei fiumani si svolgeva all’interno delle mura, nella zona protetta della città, la succitata fortezza. La riva di fronte alla città era uno spazio di dimensioni ridotte, adatto alla costruzione di navi. A Fiume potevano entrare soltanto coloro che avevano dei permessi speciali e lo facevano in punti precisi. Uno di essi era la cosiddetta Entrata dal mare, davanti alla quale si trovava il ponte levatoio. Vi era possibile entrare ed uscire dalla parte della riva. Fino al XVI secolo la porta era alta tanto quanto le mura di difesa. Alla fine dello stesso fu ristrutturata a torretta col tetto a quattro spioventi e vi venne posto l’orologio, da cui i fiumani nel XVII secolo iniziarono a usare il toponimo Torre dell’orologio. Nel 1784 vi vennero aggiunti gli orologi a tutti e quattro i lati ma, col tempo, furono sostituiti. Quello che si mantenne più a lungo risale al 1873. I fiumani non si lamentavano mai per il fatto che d’inverno, a causa del freddo, l’orologio si restringeva, mentre d’estate si dilatava per il caldo, per cui non indicava mai l’ora esatta. Lo tennero sulla Torre fino al 1996, quando venne in parte ristrutturato. Infatti, oggi non viene più caricato a mano, bensì grazie a un meccanismo elettronico.

L’Entrata dal mare

Nuova vita alla città

Quando Fiume si lasciò alle spalle il Medioevo, la Porta della città rimase aperta per il resto dei secoli. Fu rimossa nel 1775 e il lucchetto viene tuttora custodito nel Palazzo del governo. Nello stesso periodo vennero eliminati sia il fossato che il ponte levatoio e il tetto a quattro spioventi venne sostituito da una cupola.

Sin dal 1680 sulla Torre spicca il simbolo della nostra città, che le fu assegnato nel 1659 dall’imperatore Leopoldo I, il cui busto venne posto dai fiumani sulla facciata della Torre, sovrastante l’entrata, nel punto più visibile. Accanto a esso, quello dell’imperatore Carlo VI che nel 1719 proclamò Fiume porto franco, facilitando significativamente ai suoi cittadini il commercio, che era la loro maggior fonte di guadagno. Lo sviluppo, sempre più ragguardevole, della sfera commerciale, portò in città nuovi abitanti e le mura cittadine cominciarono a diventare troppo “strette”. Man mano che la funzione abitativa acquistava maggior spessore, quella antica, di robusta roccaforte, andò scemando, fino a perdere del tutto il suo valore originario. Le mura cittadine divennero un fattore limitante per lo sviluppo della città tantoché, nel 1780, l’imperatore Giuseppe II decise di farle demolire insieme alle secolari torri. Da un lato, considerando che la disposizione fosse finalizzata all’espansione di Fiume la stessa sembra logica, dall’altro, immaginando tutto il patrimonio storico andato perduto, è invece tragica.

Il fossato attorno alle mura venne riempito con il materiale ottenuto dall’abbattimento delle stesse, che fu utilizzato anche per la costruzione di nuovi palazzi, per il modellamento della costa e per l’ampliamento del terreno. Successivamente si costruirono il Corso, l’odierna via Ante Starčević e le strade adiacenti. Fiume crebbe da un giorno all’altro e la qualità della vita cambiò in meglio. Sfortunatamente, poche sono le tracce rimaste come testimonianze di quel tempo. Tra queste la Porta della città e quella del Mare, il cui nome è cambiato nel tempo in Torre Civica o Orologio della Città.

La Torre civica

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display