ANGOLI CITTADINI Stabilimento balneare «Jadran»: all’avanguardia sin dagli inizi

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ANGOLI CITTADINI Stabilimento balneare «Jadran»: all’avanguardia sin dagli inizi
Lo stabilimento come si presenta oggidì. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

A detta dell’articolo “Questioni sulla balneazione a Sušak”, pubblicato sul quotidiano “Novi List”, datato 7 marzo 1913, immediatamente prima dell’inizio della Prima guerra mondiale, oltre al sanatorio di Pećine, che ospitava i malati gravi, fu costruito l’albergo “Jadran” con una grande spiaggia, destinato a tutti gli altri bagnanti in cerca di riposo e pace. In tale contesto, nello scritto “Il patrimonio balneare quarnerino”, Mirjana Kos e Julija Lozzi Barković riportano che, al momento della sua fondazione, avvenuta nel rione di Sušak nel 1911, il consorzio balneare rappresentò un grande esempio in merito a ciò che poteva essere realizzato grazie all’intraprendenza e al coraggio di quattro cittadini fiumani, nello specifico Ante Bačić, Vinko Širola, Franjo Tomašić e Božo Kolacio, visto che l’investimento di ingenti capitali in una società teso all’edificazione di un albergo moderno e di una struttura balneare richiedeva particolare avvedutezza. Era ovvio che gli investitori, oltre agli interessi commerciali, fossero altresì spinti dal desiderio di offrire contenuti relativi al benessere generale del loro territorio e, inoltre, la loro impresa corrispondeva pienamente alle esigenze del turismo europeo. Dopo aver speso 12mila corone per la sistemazione della spiaggia, per la quale si dovette demolire un pezzo della collina, attesero ben due anni per ottenere la concessione edilizia. Un’analoga sorte, scrivono le autrici, toccò al consorzio balneare “Calogera”, sito nelle adiacenze della proprietà di Josip Glavan, di cui abbiamo raccontato nell’appuntamento precedente, il cui proprietario era anche titolare della prima Fabbrica croata di scope e spazzole, ubicata lungo la Ludovicea. Sembrava, si legge ancora, che le autorità competenti appoggiassero i progetti mirati allo sviluppo dell’area costiera proposti dalle altre località, mentre per ciò che riguardava Sušak avveniva il contrario, per cui l’opinione pubblica, non soddisfatta, polemizzava in merito sulla stampa locale, confrontando la situazione del suddetto rione con quella di Fiume le quali, sotto nessun punto di vista, non erano paragonabili. Il capoluogo quarnerino non era un luogo di balneazione, e non vi erano collaborazioni tra i privati ​​e il comune in materia, come invece aveva luogo a Sušak. In tale senso un ottimo esempio era il succitato caso della società “Calogera”, il cui proprietario, al posto in cui era situato il suo piccolo stabilimento, aperto per 14 anni, aveva pensato di innalzarne uno più grande e moderno, affiancato da una pensione. Kos e Lozzi Barković spiegano che, se fosse stato realizzato, al pari dell’albergo balneare “Jadran”, sarebbe stato annoverato tra le strutture costiere più belle del Quarnero. In tale senso avevano già raggiunto un accordo con una società viennese la quale, in tempo di due mesi e mezzo, avrebbe realizzato una spiaggia in cemento e la pensione in un anno, ma il tutto andò in fumo in quanto il Comune ritardò a lungo il rilascio del permesso edilizio. Anche Josip Glavan, richiedendone la limitazione dell’altezza, si oppose alla costruzione di un complesso a tre piani. Indipendentemente dalle varie diatribe, nel corso del 1913 gli interessi dei privati, delle società per azioni e del Comune di Sušak si congiunsero a vantaggio reciproco e, al contempo, i proprietari costieri aderirono alla campagna atta al risanamento delle zone balneari fatiscenti e abbandonate, impegnandosi a mettere a disposizione un passaggio pubblico attraverso le loro terrazze in caso di costruzione della strada costiera. La splendida costa, finalmente concessa all’uso del consorzio “Jadran” per i successivi 50 anni, già allora abbelliva il paesaggio di Pećine. Così, nel 1914, l’albergo “Jadran” venne completato.

Un’architettura «marina»
La semplice, ma imponente struttura fu progettata secondo il tardo stile Liberty quale palazzo a cinque piani. Negli ultimi due vennero collocate 50 stanze le quali, come pure svariati altri spazi, tra cui il ristorante, situato sul mezzanino, si avvalevano di balconi affacciati sul mare. L’albergo, come il vicino “Park”, era dotato di elettricità propria, era aperto sia d’estate che d’inverno ed era particolarmente apprezzato per l’ottima cucina locale offerta a prezzi moderati, come pure per il buon collegamento con Fiume, realizzato grazie all’omnibus dello stesso, il quale operava in coordinamento con gli orari dei treni in arrivo alla stazione ferroviaria cittadina. Nello scritto consultato leggiamo che “l’hotel fu edificato in cemento armato, il cui utilizzo all’epoca era sperimentale. Lo scheletrico sistema di terrazze e logge site nella facciata meridionale si sviluppavano nelle ali laterali, autonomamente dall’idea architettonica del corpo centrale, dando l’impressione generale che la struttura fuoriuscisse dal mare, alla quale contribuirono altresì le doppie scalinate sorrette da una serie di colonne la cui base era fissata in acqua”. Durante l’inaugurazione dello stabilimento sui volantini e manifesti pubblicitari venivano segnalati con forza la spiaggia con 400 cabine, i bagni di sole, il ricco buffet, tutti gli altri comfort a disposizione, come pure la sua privilegiata posizione. Purtroppo, nel mentre si festeggiava il nuovo albergo e la moderna balneazione, accaddero le difficili giornate relative allo scoppio della guerra, in seguito al quale non si potevano più effettuare viaggi e molte strutture, a causa della mancanza di clienti, dovettero chiudere i battenti. Nonostante fosse chiaro che neanche l’azienda “Jadran” realizzasse alcun profitto, si ritenne necessario che la stessa, in quanto “giovane e orgogliosa”, continuasse a operare, mostrando ai suoi utenti il ​​suo brillante aspetto. Così, anche durante la guerra, spesso anche a piedi, numerosi bagnanti si recavano fino al noto stabilimento balneare dove, non di rado, spendevano intere giornate.

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