Un voto caratterizzato dagli interessi nazionali

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Un voto caratterizzato dagli interessi nazionali
Foto: Hrvoje Jelavic/PIXSELL

Quella odierna sarà l’ultima giornata di campagna elettorale in Croazia e Slovenia in vista delle elezioni europee in programma domenica. In Croazia i sondaggi assegnano all’HDZ con capolista Andrej Plenković cinque seggi, all’SDP e ai suoi alleati di centrosinistra quattro e un seggio a testa a Možemo!, Most e Movimento patriottico, con la lista liberale capeggiata da Valter Flego che cercherà a sua volta di strappare un seggio in zona Cesarini a uno dei contendenti che finora sembravano favoriti. Stando ai sondaggi, rispetto alle elezioni politiche, il maggiore perdente, alla luce anche dei difficili negoziati per la formazione del nuovo governo, dovrebbe essere il Movimento patriottico (DP). In Slovenia il Movimento libertà del premier Robert Golob cercherà di ritagliarsi spazi a Strasburgo. Non si esclude però un buon risultato del centrodestra, ovvero dell’SDS. Nell’insieme però non si prevede né in Croazia né in Slovenia alcun trionfo dei conservatori né tantomeno dell’estrema destra, nonostante i venti di destra che soffiano in Europa. Forse anche perché tutti fanno comunque leva sugli interessi nazionali. In Croazia è il Most che si richiama in particolare ai valori cristiani, con il DP che cerca affannosamente di ripetere gli slogan “nazionali” sentiti alle elezioni politiche.

L’avvio della tornata elettorale nei Paesi Bassi offrirà un assaggio della presunta forza dell’estrema destra, la cui ascesa nei sondaggi ha rappresentato uno dei principali temi al centro della campagna elettorale. I Paesi Bassi sono solo uno di una lunga lista di Paesi in cui si prevede che le forze nazionaliste, di estrema destra e altre forze euroscettiche potrebbero ottenere importanti risultati. I sondaggi suggeriscono che l’estrema destra potrebbe accaparrarsi circa un quarto dei 720 seggi del nuovo Parlamento, una cifra abbastanza significativa da influenzare la politica dell’UE. Tuttavia, permangono fortissime divisioni all’interno delle varie anime della destra, difficilmente sanabili e tali da rendere ardua una formazione di una maggioranza che guardi a destra con molte anime del Partito popolare europeo (PPE), il più grande gruppo europeo, e di Renew Europe, contrarie a collaborare con i gruppi dei Conservatori e Riformisti (ECR) e Identità e Democrazia.

Una volta che la situazione si sarà calmata, la ponderazione dei gruppi politici emergenti aiuterà i leader dell’UE a decidere chi assumerà i più importanti incarichi istituzionali del blocco, inclusa la Commissione europea. L’attuale presidente della Commissione Ursula von der Leyen, politica tedesca e candidata di punta del PPE concorre per un secondo mandato ed è vista come la favorita, anche se i diplomatici avvertono che non è un dato di fatto. In diversi Paesi, gli elettori vedono le elezioni europee principalmente come un modo per inviare messaggi al proprio governo, su tutto, dal costo della vita, alle preoccupazioni relative alla legge e all’ordine, o alla popolarità di un leader nazionale.

L’affluenza alle urne è stata storicamente bassa, ma gli ultimi sondaggi del 2019 hanno registrato un aumento significativo, al 50,7 p.c., e i segnali indicano che la tendenza al rialzo continuerà.

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