Ulisse BioMed. La start up triestina che sfida il Covid-19

Bruna Marini, una ricercatrice di origini fiumane, è impegnata nella mappatura

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Ulisse BioMed. La start up triestina che sfida il Covid-19

cienza, società, memoria, orgoglio territoriale. Il virus del Covid-19, partito dalla Cina, nei mesi è mutato e diventato più contagioso e infettante una volta arrivato in Europa e nord America. Ecco perché sono risultate fondamentali le mappature del virus eseguite in tutto il mondo, che stanno guidando i ricercatori nella sua descrizione, basilare per individuare un vaccino efficace. Una startup italiana, Ulisse BioMed di Trieste, ha scoperto che dalla sua comparsa in Cina ad oggi il virus SARS-CoV-2 ha accumulato mutazioni ricorrenti, e che una di queste è localizzata nella sequenza codificante per un enzima virale chiamato “polimerasi”. La polimerasi è un fattore direttamente coinvolto nella capacità mutagena del virus. Questa scoperta potrebbe aprire la strada alla comprensione delle strategie messe in atto dal virus attraverso le mutazioni per eludere il sistema immunitario e resistere ai farmaci antivirali.
Una squadra internazionale
La ricerca compiuta da Ulisse BioMed di Trieste – condotto da Rudy Ippodrino e Bruna Marini – si è avvalsa della collaborazione dell’Institute of Human Virology (IHV) di Baltimora (USA) e ha visto il coinvolgimento di scienziati come Robert Gallo, co-scopritore dell’HIV (virus responsabile dell’AIDS), e Davide Zella, attivo da anni nel settore della microbiologia. Inoltre hanno collaborato allo studio anche il Campus Biomedico di Roma ed Elettra Sincrotrone, situato presso Area Science Park a Trieste. I ricercatori e collaboratori che hanno lavorato al progetto a Trieste sono Robert Gallo, Davide Zella, Maria Pachetti, Elisabetta Mauro, Massimo Ciccozzi, Silvia Angeletti, Claudio Masciovecchio, Paola Storici, Fabiola Giudici e Francesca Benedetti. Nello studio di Ippodrino e Marini, è stato rilevato come la mutazione sia molto frequente nei ceppi giunti sino a noi, mentre risulta assente nei ceppi asiatici. E questo spiega l’enigma della virulenza constatata in Lombardia. Nell’enzima polimerasi Rna-dipendente è contenuta la mutazione che ha reso differente il virus nei diversi continenti.
Una ricercatrice «patoca»
Bruna Marini non è nuova a successi riguardanti la ricerca nel campo dei virus. Qualche anno fa l’autorevole rivista scientifica Nature aveva pubblicato i risultati del suo studio sul virus HIV, condotto a Trieste all’interno di un team prestigioso diretto da Mauro Giacca, coadiuvato da Marina Lusic di Belgrado ed altri ricercatori. Avevamo avuto modo di scoprire allora che la Marini, nata a Bolzano ha origini fiumane. “Mio padre è figlio di Luciano Marini, di Fiume. Il nonno, dopo l’esilio dalla sua città sul Quarnero, scelse di raggiungere il fratello che s’era già stabilito a Napoli e poi a Salerno. Così si è sposato ed ha avuto due maschi e due femmine. Mio padre ha chiuso il cerchio tornando a nord est, a Trieste dove abbiamo continuato a vivere”. Bruna si è laureata a Trieste nel 2009 conseguendo due lauree in parallelo, una con un Erasmus a Parigi e l’altra nella città giuliana.
Doppio diploma
“Il doppio diploma è stata una bellissima occasione – ha raccontato –. Ti sposti, cresci, conosci un altro Paese all’interno di un sistema universitario molto ben organizzato che ha gestito splendidamente il mio percorso di studi. Poi ho sostenuto l’esame per la Normale di Pisa per conseguire il dottorato in biologia molecolare. Sono entrata ed ho scelto di fare lavoro di laboratorio a Trieste. Il dottorato è terminato con la pubblicazione del mio lavoro di ricerca”.
Tanta ricerca, due bambini, ed ora eccola nuovamente agli onori della cronaca per una battaglia il cui esito è atteso da tutti.
I dati sono stati ottenuti attraverso l’analisi di oltre 200 sequenze genomiche complete presenti nelle banche dati del National Center for Biotechnology Information (NCBI) e della Global Initiative on Sharing All Influenza Data (GISAID) dal dicembre 2019 a marzo 2020.
Verso il vaccino
Quale l’importanza di questa scoperta? Si è potuto differenziare il ceppo asiatico del SARS-Cov-2 da quello europeo e nord Americano il che significa che sarebbe possibile la coesistenza di ceppi virali diversi, ciascuno con una diversa strategia di mutazione, come si evince dallo studio pubblicato sul Journal of Translation Medicine. Le ricerche hanno portato a stabilire che la mutazione sia avvenuta all’interno della polimerasi Rna -dipendente, un enzima funzionale alla replicazione del virus.
“Si tratta di un importante risultato nella direzione di una maggiore conoscenza del comportamento del virus e, in prospettiva, per lo sviluppo di un vaccino specifico e delle terapie più adeguate” ha sottolineato Massimo Ciccozzi di Roma.
La presenza di questa e altre cinque mutazioni già scoperte dal team italiano rappresentano elementi significativi per stabilire il comportamento del virus in Asia, Europa e Nord America. Tali scoperte risultano quindi rilevanti per lo studio di future strategie terapeutiche attualmente in fase di sperimentazione. Dal vaccino dipenderà, si spera, un ritorno alla normalità che non sarà più tale e dovremo accettare la volubilità di un destino che si credeva di poter controllare.

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