Sisma Quarnero. Lo spauracchio della faglia di Bisterza

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Sisma Quarnero. Lo spauracchio della faglia di Bisterza
I massi caduti dopo il terremoto su una strada vicino a Bescanuova (Baška), sull'isola di Veglia (Krk). Foto Goran Kovacic/PIXSELL

La scossa di magnitudo 4.8 che oggi, giovedì 16 febbraio, ha colpito l’isola di Veglia (Krk) ha inevitabilmente destato preoccupazionetra gli abitanti del Quarnero e ora una domanda sorge spontanea: cosa rischia questa zona della Croazia? La risposta ci è stata concessa dall’ingegnere civile Dragan Ribarić, docente presso la Facoltà di Edilizia di Fiume, in una intervista che abbiamo realizzato dopo il terremoto di magnitudo 5.5 del marzo 2020 che colpì Zagabria. Ecco alcuni stralci di quell’intervista:

“A Fiume numerosi edifici risalgono al XIX secolo. Le tecniche di costruzione dell’epoca includevano muri massicci, solitamente più spessi ai piani inferiori e più sottili man mano che si sale. I materiali più utilizzati erano soprattutto mattoni e muratura, mentre i controsoffitti erano spesso realizzati in legno. Ci sono poi edifici più solidi nei quali sono state utilizzate le cosiddette volte prussiane, rinforzate con travi in acciaio. All’epoca si costruiva così e non c’erano norme antisismiche come nel caso di oggi. Queste strutture si trovano soprattutto in centro città. Il principale problema è legato al fatto che sono relativamente alte, fino a cinque o sei piani, e di conseguenza più sensibili ai terremoti”.

La svolta arrivò nel 1963 in seguito al devastante terremoto che mise in ginocchio Skopje. All’alba del 26 luglio una scossa di magnitudo 6.1 devastò la capitale dell’odierna Macedonia del Nord, provocando oltre mille vittime.

“Dopo quella catastrofe furono introdotte norme antisismiche molto più rigorose. In realtà venivano applicate anche prima, ma non erano obbligatorie e soltanto le imprese edili più serie e affidabili le adottavano. Ad esempio, il grattacielo di Sušak e quello fiumano erano stati eretti facendo largo uso di cemento armato. Oggi nei progetti di costruzione si pone particolare attenzione al collegamento tra i vari elementi come colonne, travi, muri, controsoffitti, ecc. Nel momento in cui vengono rivestiti in cemento e collegati tra loro con l’armatura, questo insieme acquista un’alta resistenza anche ai terremoti più violenti. Un’altra caratteristica molto efficace per resistere ai terremoti è il poco peso. Oggi i giapponesi, che da sempre convivono con i terremoti, tendono a costruire case in legno, quindi leggere, ma che prevedono collegamenti molti solidi tra tutti gli elementi che ho citato. Anche dopo una violenta scossa, queste case rimarranno in piedi, a differenza di quelle realizzate in muratura”.

In Croazia la maggior parte gli edifici è progettata per resistere alla magnitudo 7 sulla scala Richter.

“Anche qui bisogna fare una premessa. Resistere non significa non subire alcun danno. Gli edifici sono progettati per restare in piedi in seguito a questo tipo di sisma. In altre parole, gli elementi portanti devono rimanere intatti, mentre altri secondari per la stabilità come tetti, soffitti o finestre, si possono ‘sacrificare’ perché poi è facile ricostruirli. Naturalmente, è possibile costruire stabili completamente immuni anche ai fenomeni più violenti, ma è chiaro come ciò comporti dei costi proibitivi”.

Com’è noto, Fiume è situata in un’area sismica e terremoti di forte intensità potrebbero ipoteticamente verificarsi nel prossimo futuro.

“La faglia più vicina a noi corre lungo Bisterza, passa da Klana, Pašac e dalla valle di Vinodol e quindi prosegue verso sud. Ed è proprio questa frattura la fonte principale dei terremoti che si verificano nella nostra Regione. Ovviamente è impossibile prevedere un terremoto, ma in compenso si può calcolare la stima sulla sua magnitudo, ovvero sulla quantità di energia che potrebbe liberarsi. I sismologi utilizzano le cosiddette carte di rischio basate su statistiche e rilevazioni dei sismografi. Sulla base di questi calcoli, è ipotizzabile che a Fiume si possano verificare eventi sismici fino al settimo grado della scala Richter”, concluse Dragan Ribarić.

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