Progetti europei, imprese italiane in Croazia in prima linea

Lezione online della Camera di commercio italo-croata

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Progetti europei, imprese italiane in Croazia in prima linea

Come preparare un progetto per candidarlo ai finanziamenti del Piano nazionale di recupero e resilienza: è questo il titolo della lezione online organizzata ieri, giovedì 17 giugno, dalla Camera di commercio italo-croata. Come spiegato da Andrea Perkov, segretario generale della Camera, l’incontro è stato il secondo appuntamento di una serie di eventi il cui obiettivo principale è di aiutare le aziende italiane che lavorano in Croazia a partecipare ai bandi per i progetti europei che verranno realizzati per il tramite di questo programma.
”Sin qui i suggerimenti giunti dal settore reale sono stati ascoltati e accolti, con il Piano nazionale che è stato in parte modificato dopo il dibattito pubblico. Questo significa che i nostri incontri sono estremamente importanti, perché non soltanto le vostre domande possono trovare risposte, ma eventuali suggerimenti proposti possono trovare chi li accoglierà per migliorare il sistema nel suo insieme”, ha affermato Andrea Perkov. Dopotutto l’intento comune è di rilanciare l’economia croata e chi meglio dei titolari delle aziende sa come si possa farlo.
Dopo i saluti di rito e qualche parola introduttiva l’evento è entrato nel vivo con una relazione di Nataša Mihoci, senior consulente di progetti UE alla PwC Croazia. Per prima cosa si è fatto un riassunto molto conciso dei programmi nei quali è suddivisa la proposta di Piano che la Croazia ha presentato alla Commissione europea. In questo contesto il relatore ha deciso di dare particolare risalto al fatto che il 37 per cento dei progetti riguarda la transizione verde e un altro 20 per cento quella digitale. “La pandemia, per assurdo, ha aiutato la transizione digitale, perché in questo periodo di forti chiusure ci siamo accorti di come tante cose possano venire risolte grazie al digitale”, ha affermato Nataša Mihoci.
Il discorso è diventato poi via via più tecnico, con la consulente che è passato a descrivere tutta una serie di criteri che le aziende che hanno intenzione di aderire ai bandi devono soddisfare, spiegando anche come si debba fare attenzione a dei criteri discriminanti, che in alcuni casi non permettono a un’azienda di candidarsi anche se hanno tutte le altre carte in regola: “Se vi occupate di acquacoltura non potete candidarvi a dei bandi generici in materia agricola, perché esistono bandi specifici riservati per voi: da questo deriva che quelli generali non vi sono accessibili”. L’ultima parte del suo intervento ha riguardato la differenza fra i bandi temporanei e quelli permanenti, con i nomi degli stessi che potrebbero trarre in inganno. “I bandi temporanei hanno una durata limitata, ad esempio di 30 giorni, periodo nel quale tutti quelli che hanno dei progetti possono candidarsi, con i migliori che vengono scelti da una commissione. Nel caso dei bandi permanenti, invece, viene approvato ogni progetto ammissibile, con l’ordine cronologico di presentazione della domanda che ha la priorità sulla bontà del progetto”, ha dichiarato Nataša Mihoci. Capita così che per assurdo i bandi permanenti durino di meno, in quanto può essere che le risorse a disposizione vadano esaurite anche in poche ore.
Infine è intervenuta Kristina Cappucci, capo del dipartimento europeo della ZABA, la quale ha spiegato tutte le modalità con le quali le banche possono aiutare le aziende a programmare sia i costi che i ricavi. Il consiglio più concreto che ha fornito ai dirigenti d’azienda è di coinvolgere le banche sin da subito nella compilazione dei progetti.

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