Pola. Il sindaco: «Sapremo fare tesoro di quest’emergenza»

A colloquio con il sindaco Boris Miletić in occasione della Giornata della Città

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Pola. Il sindaco: «Sapremo fare tesoro di quest’emergenza»

Cinque maggio 2020, una Giornata della Città di Pola mai vista prima. Per contenere ogni possibilità di diffusione del contagio, sono state annullate tutte le celebrazioni convergenti: la seduta solenne del Consiglio municipale, il 75° della liberazione dal nazi-fascismo, il 35° della Giornata dell’Europa (9 maggio) e il 100° anniversario del “Primo maggio di sangue”. Nell’impossibilità di onorare tutti questi fatti salienti della storia di Pola e della nostra “patria allargata”, l’Europa, il sindaco Boris Miletić ci ha concesso un’intervista on-line in sintonia con i tempi e le circostanze.
Quale messaggio ha scelto di inviare ai propri concittadini, sindaco, per questo tramite?
Ebbene quest’anno sono venuti convergendo alcuni importanti anniversari per così dire tondi, che malgrado tutto non possiamo festeggiare. La pandemia ha cambiato le nostre abitudini di vita e influisce necessariamente anche sulla Giornata della Città, l’occasione migliore che abbiamo per onorare quanti hanno gettato le basi della Pola moderna. Il nuovo coronavirus è decisamente la più grande sfida che l’Europa è costretta a fronteggiare dalla Seconda guerra mondiale. Pola, dal canto suo, nella sua lunghissima storia, ha sempre saputo affrontare tutti i grandi cambiamenti e certo saprà farlo anche adesso. D’altronde ogni sfida è sempre anche una nuova occasione e sono certo che sapremo fare tesoro di quest’esperienza. È un ottimo segno che da 15 giorni non abbiamo nuovi casi positivi: è la prova che la Protezione civile della Regione istriana ha reagito per tempo e bene. Sono fiero che abbiamo superato questa sfida insieme: i cittadini istriani hanno nuovamente dato prova di grande responsabilità e bisogna concedergli questo merito e ringraziare tutti. L’Istria è sinonimo di buona gestione dell’emergenza. Ora passiamo alla normalizzazione, con cautela, certo, ma anche con ottimismo. Temo che avremo bisogno di ulteriori aggiustamenti, ma possiamo farcela.
In circostanze regolari, la seduta solenne del Consiglio municipale onora i concittadini e gli amici di Pola che hanno contribuito al suo sviluppo. A questa “generazione” di benemeriti sarà negata ogni pubblica manifestazione di gratitudine. Vogliamo tuttavia concedergliela per questo tramite?
Il Premio Città di Pola va a Mladen Pucarić per il suo impegno a favore delle pari opportunità, lo Stemma della Città va allo judoka della “Istarski borac” Dominik Družeta, mentre la Pergamena celebra la SAC (OKUD) “Istra”. Viste le circostanze, alcuni premi speciali saranno assegnati a un numero di professionisti della Protezione civile, con in testa Dino Kozlevac. Tra i premiati ci sarà anche Ivica Rojnić, il capo della Protezione civile della Città di Pola, che riceveremo in municipio non appena si presenteranno le condizioni.
Quali danni subirà Pola, le sue aziende, il turismo, il commercio, gli enti pubblici e, in ultima analisi, il bilancio?
Quali saranno le stime esatte dei danni a conti fatti, dipenderà da svariati fattori, non ultima la durata della crisi. Per ridurre l’impatto, in accordo con gli altri enti locali istriani, abbiamo varato un piano di salvataggio e di solidarietà a favore delle imprese, innanzitutto per salvare i posti di lavoro e la liquidità delle aziende. Gli imprenditori sono stati esonerati dal canone d’affitto per i locali commerciali e le terrazze estive, dall’imposta comunale e della tassa storica, mentre per la tassa sulle nuove costruzioni è stato concesso il pagamento rateale. Versamenti dilazionati sono stati concessi anche ai ristoratori per la tassa sui consumi con possibilità di condono. Le famiglie sono state sgravate dalle rette dell’asilo. Dovesse continuare la crisi, faremo di più per gli imprenditori ma anche per artigiani e agricoltori.
Che ne sarà della spesa pubblica, dei trasferimenti ai fruitori del bilancio? Sono previsti licenziamenti, riduzioni degli stipendi, prestiti fuori programma?
Guardi che la Città di Pola è una grande risparmiatrice, e infatti da anni occupa uno dei primi cinque posti nella classifica nazionale degli enti locali più virtuosi. Intanto, abbiamo rinviato al 2021 tutti gli investimenti non indispensabili. Poi abbiamo previsto dei tagli per così dire operativi, come il divieto dei viaggi dei funzionari e altro. In secondo luogo abbiamo ridotto all’osso tutte le spese materiali correnti, dai telefoni alla carta. Tutte le aziende municipalizzate hanno fatto lo stesso, beninteso, senza danni all’erogazione dei servizi, per cui i grandi sistemi, come la rete idrica e lo smaltimento dei rifiuti, non saranno costretti al risparmio su tutti i fronti. Per contro, l’Ente turistico dovrà stringere la cinghia, anche perché non avrà entrate su cui appoggiarsi per giustificare alcuna spesa. Quanto al Bilancio in sé, il mese di aprile registra un calo di introiti pari al 40 per cento rispetto al 2019. Questi sono i numeri e dobbiamo prenderne atto. Per solidarietà con le aziende, abbiamo rinunciato ai bonus di Pasqua, sia noi che le municipalizzate e gli enti pubblici. Tutti i sindaci dell’Istria e il presidente della Regione hanno rinunciato a un terzo del proprio stipendio a favore della Protezione civile. Con le parti sociali abbiamo messo a punto un piano di riduzione degli stipendi dell’ordine del 15 per cento per tutti i dipendenti pubblici, ma non abbiamo previsto tagli al personale.
Questa crisi ci ha mostrato i lati negativi della carta amministrativa della Croazia, la sua frammentarietà in più di 500 enti locali. Lo prova del resto il fatto che le maggiori opere pubbliche devono essere coordinate a livello intercomunale. È possibile che nel 1992 abbiamo rinunciato all’ex Comune di Pola solo per tornare a scoprire i suoi vantaggi trent’anni dopo?
Non abbiamo avuto bisogno della pandemia, ci bastava il senso comune per riconoscere che la Croazia deve assolutamente ridisegnare la sua carta politica e realizzare un decentramento effettivo. L’apparato amministrativo statale è costoso, è inefficiente e ingombrante, per cui insistiamo sul fatto di passare alle regioni e agli enti locali maggiori responsabilità amministrative. Nessun burocrate che occupi un ufficio a 300 chilometri da qui è in grado di sapere quali sono i problemi di un olivicoltore, di un viticoltore, di un artigiano o di un piccolo imprenditore istriano. A costo di essere ridondante, l’Istria ha dimostrato di sapersi gestire anche in queste circostanze di crisi. Siamo stati letteralmente i primi in tutto, dalla decisione del lockdown alla guarigione.
Quando si parla di confini tra gli enti locali, bisogna tuttavia tenere presente che ogni modifica ha le sue conseguenze, e pertanto non ci sentirete mai parlare a vanvera o per luoghi comuni. Decideremo solo a ragione veduta, considerati tutti gli argomenti pro e contro. I confini non si fanno a tavolino ma in base a criteri e obiettivi ben delineati, in questo caso: sostenibilità, razionalità, gettito fiscale, potenziale amministrativo, disponibilità di servizi pubblici, specificità locali, identità e tradizione. Una volta che avremo raggiunto un ampio consenso circa i criteri, sono certo che faremo in fretta a ridisegnare la carta politica del Paese. Ma sia chiara una cosa: in una maniera o nell’altra l’Istria rimane un ente regionale a sé stante, a prescindere dalla denominazione. Ogni tentativo di integrazione in una – che so io – Croazia occidentale, o Quarnero occidentale è fuori discussione perché metterebbe a repentaglio tutto quello che abbiamo costruito in questi trent’anni. Abbiamo una Regione che può fungere da modello a tutte le altre e non possiamo rinunciarci: gli istriani si rivoltano al solo pensiero.

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