Muri ai confini Ue: no della Croazia, Slovenia in prima fila

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Muri ai confini Ue: no della Croazia, Slovenia in prima fila

Nonostante lo scandalo che ha coinvolto la polizia croata, i cui agenti della squadra d’intervento della Questura istriana hanno picchiato i migranti al confine con la Bosnia ed Erzegovina, la Croazia è assolutamente contraria alla costruzione di muri ai confini. Il ministro dell’Interno, Davor Božinović, ha sottolineato che la Croazia, “non intende sostenere l’iniziativa di altri 12 Paesi Ue, perché vogliamo mantenere buoni rapporti di vicinato con i Paesi confinanti, in cui vivono anche molti croati”.
Ricorderemo che 12 Paesi dell’Ue, non solo i “duri” del gruppo di Višegrad, chiedono alla Commissione europea di modificare il codice delle frontiere di Schengen per consentire agli Stati di erigere “barriere fisiche” per proteggere i confini esterni dell’Unione, finanziate dal bilancio Ue. Le “barriere fisiche”, scrivono dodici ministri dell’Interno alla Commissione, “sembrano essere una misura efficace di protezione delle frontiere, che servono gli interessi dell’intera Unione, non solo degli Stati membri di primo arrivo”.
Per i 12, cui va aggiunta la Slovenia che ha la presidenza di turno del Consiglio, questa misura “legittima” dovrebbe essere “adeguatamente finanziata dal bilancio Ue, in via prioritaria”, riporta l’Adnkronos. Lo stesso dovrebbe valere per la Green Line a Cipro, che non è un confine esterno dell’Ue perché Bruxelles non ha mai riconosciuto l’occupazione turca della parte orientale dell’isola. La lettera, rivelata da Eu Observer, è firmata dai ministri di Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia e Slovacchia. Dalla lista mancano i Paesi fondatori, ma non è limitata ai quattro del gruppo di Višegrad (Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca). Ci sono anche Paesi mediterranei, come Cipro e la Grecia, e persino uno Stato governato da una premier socialdemocratica, la Danimarca di Mette Fredriksen, non nuova alla linea dura in materia di migrazioni.
La proposta non piace troppo alla Commissione, che da oltre un anno ha messo sul tavolo un pacchetto legislativo che non ha fatto progressi, a causa delle persistenti divisioni tra gli Stati membri. Tuttavia la commissaria agli Affari Interni Ylva Johansson si è mostrata aperta e comprensiva nei confronti delle ragioni dei 12. “Abbiamo davvero bisogno – ha detto – di rafforzare la protezione dei confini esterni dell’Ue. Alcuni Stati membri costruiscono barriere e li capisco. Non ho nulla in contrario. Ma non penso che sia una buona idea usare fondi Ue”, che sono “limitati” e che servono per altre cose, per “costruirle”. La Commissione ha “presentato proposte che consentono agli Stati di fronteggiare situazioni di crisi e credo che gli Stati debbano approvare, magari emendandole, le proposte che sono sul tavolo”, invece di presentare “nuove proposte”.
Si smarca decisamente dalla Commissione la presidenza di turno del Consiglio Ue: il ministro dell’Interno sloveno Aleš Hojs, dice che Lubiana sostiene la posizione dei dodici. “Chi ha un confine esterno ha obblighi aggiuntivi – ricorda – se dovessi scegliere tra i respingimenti e costruire una barriera, non ho dubbi: costruirei una barriera”. La Slovenia, assicura, “sosterrà la proposta” dei 12, anche perché “dopo il disastro del 2015, la Slovenia ha deciso di erigere barriere, a sue spese, su parte del confine della Croazia, e continuerà a farlo in futuro” per arginare i flussi. “E’ chiaro che, se fermiamo 14mila migranti irregolari l’anno a un confine interno dell’Ue, allora la protezione del confine esterno dell’Unione non è efficiente. Ed è nostro dovere proteggere i confini. La Slovenia sosterrà questa proposta”, conclude.

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