L’UE e il senso d’appartenenza dei cittadini

Il 6 p.c. dei croati e il 7,7 p.c. degli sloveni disposti a dichiararsi europei

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L’UE e il senso d’appartenenza dei cittadini

Dichiararsi europei oggi è un po’ come dichiararsi di nazionalità jugoslava ai tempi dell’ex Federazione. Come un tempo erano pochi gli jugoslavi così oggi sono (relativamente) pochi gli abitanti dei Paesi UE che si considerano europei. A interessarsi del fenomeno sono stati tre studiosi croati, che hanno pubblicato le loro osservazioni in materia sulla rivista Politička misao (Pensiero politico). A trattare l’argomento sono stati Nikola Petrović e Filip Fila dell’Istituto per gli studi sociali di Zagabria e Marko Maraković della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Fiume. I ricercatori hanno formulato le loro ipotesi partendo dai dati rilevati nell’ambito degli studi d’opinione commissionati dal Parlamento europeo (Eurobarometro) e dalle tesi avanzate da Duško Sekulić, Garth Massey e Randy Hodson nell’articolo “Chi erano gli jugoslavi” pubblicato nel 1994 dalla rivista American Sociological Review.
Il numero di cittadini dell’Unione europea che sono propensi a definire sé stessi europei, varia di anno in anno. In base ai dati più aggiornati costoro costituiscono il 10,6 p.c. della popolazione comunitaria. Il maggior numero di europei è stato censito in Lussemburgo (25,6 p.c.), in Belgio (18 p.c.), in Germania (14 p.c.) e in Spagna (13,7 p.c.). In Croazia gli “europei” sono il 6 p.c. della popolazione e in Slovenia il 7,7 p.c. Gli europei rappresentano l’11,5 p.c. della popolazione in Ungheria, l’8,9 p.c. di quella della Repubblica Ceca, l’8,5 p.c. di quella bulgara. Il minor tasso di europei si registra in Portogallo (2,1 p.c.) in Grecia (2,8 p.c.), a Malta (3,2 p.c.), in Irlanda (4,5 p.c.), a Cipro (4,7 p.c.), in Finlandia (4,7 p.c.), in Svezia (4,8 p.c.), in Danimarca (5 p.c.), in Estonia (6 p.c.) e in Slovacchia il 6,9 p.c. Curiosamente in Gran Bretagna, pur non facendo il Paese più parte dell’Ue, le persone che si considerano europee rappresentano il 16,1 p.c. della popolazione.
Salta all’occhio che tra i Paesi nei quali è maggiore il numero dei cittadini che si dichiarano europei prevalgono quelli con una popolazione eterogenea, proprio come lo era l’ex Jugoslavia. Una peculiarità, questa, che trova conferma nel caso della Lettonia (10,6 p.c. di europei), il Paese postsocialista con la minor percentuale di popolazione domiciliare o per meglio dire appartenente al gruppo etnico dominante, nella popolazione complessiva.
A differenza di quanto avveniva nell’ex Jugoslavia, dove nella Repubblica più popolosa, la Serbia, l’incidenza degli jugoslavi nella popolazione complessiva (il 4,8 p.c. stando al Censimento del 1981 e il 2,5 p.c. stando a quello del 1991) era minore rispetto a quella delle altre componenti dell’ex Federazione, nell’UE il Paese più popoloso (la Germania) ha una percentuale di cittadini che si dichiarano europei superiore alla media. Ai tempi dell’ex Jugoslavia il maggior numero di jugoslavi era stato censito (dati relativi al Censimento del 1981) in Croazia e in Vojvodina (8,2 p.c.) e in Bosnia ed Erzegovina (7,9 p.c.). Quell’anno in Slovenia gli jugoslavi costituivano l’1,4 p.c. della popolazione complessiva, mentre in Kosovo e Macedonia rispettivamente lo 0,1 e lo 0,7 p.c. della popolazione totale. Nel 1991 il numero degli jugoslavi calò drasticamente in tutte le Repubbliche e in Kosovo. Soltanto in Vojvodina si registrò un aumento di jugoslavi (8,7 p.c.).
Stando agli autori dell’articolo pubblicato su Politička misao a essere più propensi a definirsi europei sono i cittadini con uno status sociale più elevato. Anche se di norma gli europei sono più inclini a sostenere le politiche di centrosinistra non sono rari nemmeno i casi di europei che simpatizzano i programmi dei partiti conservatori. Un “bipolarismo” che non trova riscontro nel caso degli jugoslavi, che nella maggior parte dei casi si dichiaravano tali non tanto per ottemperare al fatto di appartenere a famiglie etnicamente miste, bensì per il bisogno di enfatizzare la loro fedeltà all’ideologia sostenuta dal regime.

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