L’Istria è un’oasi felice anche grazie agli imprenditori italiani

Ad Abbazia conferenza sull’innovazione e le nuove tecnologie nell’Alto Adriatico. Evidenziati l’importanza degli investimenti nella ricerca e del decentramento

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L’Istria è un’oasi felice anche grazie agli imprenditori italiani

Le nuove tecnologie e l’innovazione degli imprenditori dell’Istria e del Quarnero: è stato questo il titolo dell’evento svoltosi ieri ad Abbazia, dove per tutta la mattinata si è discusso di futuro. I tanti temi trattati hanno avuto un unico denominatore comune, ossia la necessità di innovare quale unica garanzia per una crescita, che in ultima analisi è quello che serve per assicurare la prosperità.
Michael Furian, presidente dell’Associazione croata dei datori di lavoro (HUP), ha iniziato il suo discorso sottolineando come tutto sia collegato con l’imprenditoria, in quanto motore trainante di tutte le altre attività. “Se troveremo il modo di aiutare gli imprenditori scopriremo anche una formula magica in grado di aiutare tutti gli altri, perché aumentando il numero di persone che lavorano riusciremo a portare a termine un’infinità di altri progetti, che vanno dal sociale, agli investimenti nel settore pubblico”, ha affermato Furian, convinto che un passo fondamentale per raggiungere questo obiettivo sia il decentramento.

Trovare nicchie di mercato

Per Zvonimr Novak, direttore del settore dedicato all’Industria, all’Imprenditoria e all’Artigianato del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile, la chiave del successo dell’economia nazionale nel prossimo futuro sarà a specializzazione: “La ricetta è semplice: dobbiamo trovare una nicchia nella quale possiamo essere competitivi e poi investire costantemente per mantenere la nostra concorrenzialità in quel settore del mercato”. Fra il dire il fare, però… c’è di mezzo il mare, ovvero “non tutto è così semplice”, ha ammesso Novak.
Marko Filipović, neoeletto sindaco di Fiume, ha spiegato come lui, in quanto ingegnere, misuri gli investimenti contando il numero di gru che vede in città. Metafora che è piaciuta tantissimo ai presenti, i quali l’hanno citata più volte nel corso dei loro successivi interventi. Vojko Braut, vicepresidente della Regione litoraneo-montana, ha riportato i progetti del settore sui quali sta investendo la Contea, ammettendo però come ci sia ancora ampio margine di miglioramento per quanto riguarda la comunicazione fra settore pubblico e privato.

I saluti in italiano

Boris Miletić, neoeletto presidente della Regione istriana, ha iniziato il suo discorso con i saluti in lingua italiana, per passare poi a descrivere le specificità dell’Istria come Regione, una realtà che risulta essere il fiore all’occhiello della Croazia in tanti settori. Questo stesso concetto è stato poi ripreso anche da Valter Flego, europarlamentare della DDI nonché ex presidente della Regione istriana, il quale ha discusso poi di tutte le opportunità che l’Unione europea sta offrendo in questo momento ai Paesi membri in materia d’innovazione.

«Collegarci con Confindustria»

Più tardi, durante una discussione fra addetti ai lavori, quando quasi tutti i politici avevano ormai abbandonato l’incontro, Kristian Krpan è voluto tornare sul tema dell’Istria vista come un’isola felice, spiegando come questo fatto sia dovuto soltanto in parte all’amministrazione locale e molto di più, a suo dire, ai tanti investimenti giunti in zona dal nord-est dell’Italia. “Gli imprenditori italiani hanno portato in Istria sia idee innovative, che i soldi per realizzarle e se in futuro vorremo crescere ancora la cosa migliore da fare sarà di collegarci di più con l’Italia, in modo particolare con Confindustria”, ha affermato Krpan senza mezzi termini.
Iva Tomić, responsabile dell’economia nell’ambito dell’HUP, ha messo in evidenza una serie di dati che non inducono proprio all’ottimismo. “Nel 2019 la Croazia investiva l’1,1 per cento del proprio PIL nella ricerca e nell’innovazione, rispetto a una media europea del 2,2 per cento, e con un Paese come la Slovenia che arrivava al 2 per cento. Anche facendo un confronto pro capite, in Croazia gli investimenti si fermano al 65 per cento della media europea, mentre in Slovenia si arriva al 90 per cento. Non è difficile capire come investendo poco in ricerca e innovazione sia difficile fare delle transizioni digitali vere e proprie”, ha affermato Iva Tomić.
Ci sono però anche degli esempi di eccellenze imprenditoriali che fanno una marea di investimenti nella ricerca. Uno di questi è il gruppo JGL, che conta oggi più di 1.000 dipendenti e che oltre ad essere leader del settore farmaceutico investe molto anche nell’energetica, come spiegato da Goran Šarčević, direttore di questo reparto.

Spazio alle auto elettriche

“Tutte le nostre automobili sono ibride e abbiamo intenzione di fare una transizione su veicoli completamente elettrici molto presto. Per raggiungere questo obiettivo stiamo già pianificando l’installazione di tutta una serie di centraline attorno a ogni nostra sede, cosicché i dipendenti possano ricaricare le loro batterie mentre le macchine sono parcheggiate durante l’orario di lavoro. La ricarica arriverà grazie all’energia rinnovabile raccolta dai pannelli solari che abbiamo già installato sui tetti dei nostri impianti industriali e che nel giro di qualche anno ci permetteranno di diventare una delle prime aziende con un impatto ambientale nullo”, ha affermato l’esponente dello Jadranski Galenski Laboratorij, Goran Šarčević.

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