Green pass nella Sanità: disordini a Zagabria. Aggredito il ministro Beroš

0
Green pass nella Sanità: disordini a Zagabria. Aggredito il ministro Beroš

“Tradimento”, “Tradimento” e “Basta”, “Basta”.  Con queste parole il ministro della Salute, Vili Beroš, è stato letteralmente mandato via dall’ingresso del Centro clinico ospedaliero Rebro di Zagabria, che ha visitato nel primo giorno dell’introduzione del green pass nel sistema sanitario e dell’assistenza sociale. A un certo punto è dovuta intervenire anche la polizia, che ha dovuto calmare i bollenti spiriti del personale sanitario, circa 30 persone, soprattutto paramedici e infermiere, che non hanno voluto entrare in ospedale, ossia non ha voluto mostrare il green pass perché non vaccinate o perché si rifiutavano di effettuare il tampone. Alla protesta dei sanitari si sono aggregate diverse persone che non lavorano nell’ospedale zagabrese, tra cui Andrija Klarić, proprietario di una palestra nella capitale che qualche giorno fa è stato tra i principali fautori del cosiddetto Festival della libertà, e il prete Zdravko Knežević, il quale afferma che la pandemia è “una invenzione”.


“L’obbligo del certificato va nella direzione della vaccinazione obbligatoria e io non voglio farla”., ha detto una infermiera che protestava davanti all’ospedale, la quale ha aggiunto che non intende recarsi al lavoro e che i suoi superiori le hanno detto che “dovrà prendersi una giornata libera”. Sarebbero una ventina le infermiere del Rebro che non vogliono farsi inoculare il siero antiCovid.
Fortunatamente non si è passati dalle parole ai fatti e i manifestanti hanno lasciato lo spiazzo davanti al Cco Rebro, con la promessa di tornare anche domani mattina.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display