Gli italiani hanno pagato un alto prezzo

Celebrata la ricorrenza del 13 settembre. Per ll'80.esimo anniversario delle Decisioni di Pisino, il Presidente ha ricordato il dramma del popolo italiano

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Gli italiani hanno pagato un alto prezzo
L’intervento del Capo dello Stato. Foto Goran Žikovič

L’80.esimo anniversario delle Decisioni di Pisino è stato celebrato ieri alla presenza di numerose autorità politiche e della società civile. Ospite d’onore il presidente della Repubblica di Croazia, Zoran Milanović, un uomo che in questi anni di mandato ha raccolto tante simpatie quante antipatie fra i cittadini, ma per il quale nessuno può dire che non sia uno che dice ciò che pensa.
Ebbene così nel bel mezzo della celebrazione dell’unione dell’Istria alla madrepatria croata, il presidente ha ricordato il dramma del popolo italiano, che ha pure partecipato alle battaglie per la liberazione del territorio dal regime fascista, ma che è stato poi costretto a pagare un prezzo altissimo affinché un’altra parte degli istriani “non molto più numerosa di quella italiana” potesse realizzare il suo sogno di unirsi alla Croazia.
Milanović ha detto che la data del 13 settembre è delle più importanti della storia nazionale della Croazia, perché essa rappresenta il primo di tre tasselli fondamentali – senza considerare la Guerra patriottica – che hanno permesso all’Istria di diventare Croazia, “cosa che non era mai stata prima”. Gli altri due passaggi fondamentali, a detta del presidente, sono stati l’arrivo delle truppe jugoslave a Trieste prima di quelle degli Alleati e il lavoro svolto da Božo Milanović – sacerdote croato, teologo e politico istriano e, insieme ad Antonio Santin, uno dei più grandi antifascisti dell’Istria (nda.) – i cui libri hanno permesso di dimostrare alla Conferenza di pace di Parigi la presenza storica degli slavi in questi territori.
Il presidente della Repubblica ha voluto evidenziare anche come italiani e slavi abbiano vissuto in armonia in Istria per millenni. “Prima del 1900 qui non si è mai fatta la storia. Non ci sono state battaglie né disordini dovuti all’odio nazionale o alla multietnicità. Poi è arrivato il fascismo e ha scombussolato tutti gli equilibri”, ha affermato Milanović.
Non tutti gli altri ospiti presenti hanno tenuto i loro discorsi con questi toni, anzi. Se Franjo Habulin, presidente dell’Associazione dei combattenti antifascisti della Croazia, ha ricordato come croati, sloveni e italiani abbiano contribuito assieme al processo di liberazione, Milan Antolović, presidente dell’Associazione degli antifascisti della Città di Pisino, ha esposto una visione della storia a senso unico, arrivando a dire come nessuno abbia mai risposto dei crimini dell’Italia in Istria e dei morti che questi hanno causato. “Con che faccia si presentano oggi gli italiani irredentisti che vorrebbero che anche oggi l’Istria fosse italiana”, ha affermato Antolović.
Boris Miletić, presidente della Regione istriana, si è soffermato invece sulla voglia di unità, ricordando come già nel 1996 la penisola abbia aderito al progetto delle Regioni europee, sognando l’Istria senza confini: come è oggi. Miletić ha ricordato poi anche altri eventi storici del passato, come la Repubblica di Albona, spiegandoli con una chiave di lettura che parte dalla volontà del popolo istriano di reagire alle ingiustizie. “Quando l’uso della lingua e la cultura vengono limitati, il popolo risponde dicendo la sua”, ha concluso Miletić.

Foto Goran Žikovič
Foto Goran Žikovič
Foto Goran Žikovič
Foto Goran Žikovič
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