Fiume, scandalo fondi Ue: un mese di carcere per 4 indagati

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Fiume, scandalo fondi Ue: un mese di carcere per 4 indagati
L'arrivo nella sede del Tribunale regionale di Zagabria delle persone arrestate nel caso del Centro di riclaggio di Fiume

La Procura europea, dopo gli interrogatori di ieri, ha chiesto la custodia cautelare per quattro delle cinque persone sospettate di malversazioni con i fondi europei per la costruzione del Centro di riciclaggio di Mihačeva Draga, nel rione di Valscurigine, a Fiume. Detto, fatto. La decisione è stata presa dal giudice del Tribunale regionale di Zagabria: i quattro indagati  – l’ex capodipartimento per il sistema comunale della Città di Fiume, Irena Miličević, il suo consigliere all’epoca dei fatti Eddy Ropac, l’attuale direttrice della municipalizzata Čistoća, Jasna Kukuljan e Darko Žagar della società Žagar di Čakovec, che si è occupata della progettazione e della vigilanza sul progetto di costruzione del Centro di riciclaggio – dovranno rimanere in carcere per il prossimo mese, in modo da “non inquinare le prove e non ripetere il reato”, come si legge nella sentenza del giudice. La Procura europea aveva chiesto l’incarcerazione per tutti, tranne che per il quinto indagato, l’80.enne Đuro Horvat, direttore dell’azienda Tehnix, a causa delle sue precarie condizioni di salute.
Nel corso della giornata odierna Jasna Kukuljan ha rassegnato le dimissioni da direttrice della municipalizzata Čistoća.

Jasna Kukuljan, ha rassegnato le dimissioni da direttrice della municipalizzata Čistoća. Foto Željko Jerneić

Gli investigatori sospettano che la società di Horvat, la Tehnix con sede nella Regione del Međimurje, abbia ottenuto l’incarico di costruire l’impianto quarnerino in una gara d’appalto pilotata. Il valore del progetto di costruzione dell’impianto a Valscurigne, hanno rilevato gli organi inquirenti, era di 3,6 milioni di euro, cofinanziati nella misura dell’85 per cento dai Fondi di coesione dall’Unione europea. Il costo finale dell’appalto sarebbe stato gonfiato in maniera ingiustificata di almeno 506mila euro. Inoltre, l’azienda sospettata, la Tehnix di Đuro Horvat, avrebbe di fatto pilotato l’appalto, mentre il bando di concorso sarebbe stato confezionato su misura per questa società.

La Procura europea ha avviato l’inchiesta sulla base dei risultati delle indagini e delle denuncia penale sporta in precedenza dal PNUSKOK, secondo il quale le irregolarità si sarebbero protratte dall’aprile del 2016 allo stesso mese dello scorso anno. L’ex capodipartimento di Fiume e la direttrice della municipalizzata che gestisce l’asporto dei rifiuti sono sospettate dalla Procura europea di aver favorito la concessione dell’appalto alla ditta di Horvat a prezzi gonfiati, cercando di dare l’impressione che fosse stato scelto il miglior offerente. Alla società “privilegiata” sarebbe stato concesso in altri termini di stilare parte della documentazione progettale e di definire il prezzo di tutti i lavori necessari per la valutazione dei valore dell’appalto, inclusi dei dettagli, che avrebbero dovuto far credere che sussistessero delle ragioni tecniche per affidare l’appalto alla Tehnix. Sempre secondo gli investigatori le persone sospettate avrebbero fatto orecchie da mercante a tutti i moniti dei loro colleghi sulle possibili conseguenze, amministrative e penali, per la Città di Fiume di un simile modus operandi.

L’ex assesore Irena Miličević e l’ex sindaco di Fiume, Vojko Obersnel. Foto Željko Jerneić

I cinque sospettati hanno trascorso la notte tra martedì 4 e mercoledì 5 aprile in carcere a Zagabria. A tornare ben presto a casa è stato Đuro Horvat, il quale ha dichiarato ai giornalisti di non ritenersi colpevole delle accuse a suo carico, ribadendo che la sua ditta, la Tehnix, ha protetto con tanto di brevetti tutti i sui prodotti, incluso l’impianto di Valscurigne a Fiume. Alla Tehnix, che dà lavoro a 500 persone e che costituisce l’ossatura economica di Donji Kraljevec nel Međimurje, vige intanto una sorta di silenzio stampa. Đuro Horvat è tesserato del Partito socialdemocratico (Sdp) dal 1990 e in linea con lo Statuto del Partito sarà sospeso fino alla conclusione del procedimento giudiziario. Come rilevano fonti socialdemocratiche si tratta di una procedura abituale: se i sospettati vengono assolti rientrano tra le file del Partito, mentre in caso di condanna vengono espulsi.

Ovviamente nella vicenda di Valscurigne siamo ancora nel campo dei sospetti, vale pur sempre come avvertono i dirigenti fiumani, attuali e del recente passato, la presunzione d’innocenza, tanto più che molto spesso, in tanti altri scandali per corruzione, le tesi della Procura di Stato sono naufragate o sono state fortemente ridimensionate a conclusione dei procedimenti giudiziari. Il sindaco di Fiume Marko Filipović e il suo predecessore Vojko Obersnel nelle dichiarazioni rilasciate finora hanno lasciato intendere di confidare che anche l’attuale scandalo possa sgonfiarsi una volta approdato nelle aule giudiziarie. Poco importa, secondo Obersnel, se stavolta è scesa in campo a dare man forte all’USKOK, l’Ufficio per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, anche la Procura europea, ovvero il suo Ufficio zagabrese. Secondo la leadership fiumana non sarebbero state riscontrate anomalie nella costruzione del Centro per la raccolta differenziata dei rifiuti a Valscurigne.

Una cosa è certa: l’attuale vicenda non può non avere contraccolpi politici, in quanto stavolta a finire nel mirino della giustizia non sono ministri o leadership locali targati Hdz, bensì persone vicine a un’amministrazione municipale a guida Sdp. Per giunta in una città simbolo per i socialdemocratici come Fiume, dove, con un pizzico di folclore politico, si tende spesso a dire che la sinistra è al potere ininterrottamente dal 1945, ovvero da 88 anni o giù di lì. Ed è un dominio incontrastato, anche a livello regionale litoraneo-montano che il centrodestra non è ma riuscito a scalfire finora, anche quando ha ottenuto dei risultati elettorali assolutamente non disprezzabili.

Per l’Hdz questo scandalo rappresenta dunque un invito a nozze, come si può ben vedere dalle reazioni dei suoi esponenti locali e nazionali, per l’Sdp si configura come un test forse decisivo a livello regionale, viste anche le spaccature interne al partito con i Socialdemocratici che paiono decisi a scendere in campo da soli, chissà forse anche con il presidente della Regione, Zlatko Komadina nelle proprie file.

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