Croazia. Tassa extraprofitti, Italia un esempio

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Croazia. Tassa extraprofitti, Italia un esempio
Peđa Grbin e Branko Grčić. Photo: Davorin Visnjic/PIXSELL

L’SDP sembra guardare con simpatia alla mossa del governo italiano presieduto da Giorgia Meloni, tesa alla tassazione degli extraprofitti delle banche. A toccare l’argomento è stato il deputato Branko Grčić (SDP) – già vicepremier e ministro dello Sviluppo regionale e dei Fondi europei nell’esecutivo guidato dal 2011 al 2016 dall’odierno presidente della Repubblica, Zoran Milanović – nel corso di una conferenza stampa svoltasi ieri al Sabor. Durante l’incontro con i giornalisti i rappresentanti del Partito socialdemocratico della Croazia hanno criticato la politica economica del governo e hanno illustrato le loro proposte per far lievitare il reddito dei lavoratori, aumentare lo standard dei cittadini e ridurre le disuguaglianze nella società.
Una benedizione strepitosa
“La nostra economia, in larga misura, si basa sulla fortuna”, ha affermato il deputato polese Peđa Grbin, presidente dell’SDP. “La fortuna alla quale mi riferisco – ha specificato – consiste nel fatto che occupiamo uno spazio perfetto sul nostro pianeta. Siamo stati benedetti da una costa strepitosa, dal sole e dal mare”. “Ragioniamo un attimo sul da farsi per aggiungere a questa fortuna elementi quali il lavoro, la visione e le idee”, ha sottolineato Grbin. Al fine di favorire l’aumento degli importi in busta paga l’SDP propone di non puntare sulla tassazione dei redditi dei lavoratori, bensì degli utili delle imprese. Attualmente i guadagni delle società sono soggette a un’imposta del 18 p.c. (tranne nel caso delle micro imprese). Un’aliquota che l’SDP vorrebbe rendere variabile, in modo da calibrarla all’importo degli stipendi erogati dai singoli datori di lavoro ai loro dipendenti. In altre parole, maggiori sono le paghe delle persone impiegate in una ditta, minore sarebbe il prelievo fiscale al quale la medesima sarebbe soggetta.
Il minimo sindacale
“In Italia, dove al potere ci sono i conservatori, hanno iniziato a parlare della tassa sugli extraprofitti quando le banche hanno registrato un aumento dell’8 p.c. dell’indice di redditività del capitale proprio (ROE). Il governo croato tace sull’argomento, benché il ROE da noi sia due volte più alto”, ha affermato Grčić (professore alla Facoltà di Economia di Spalato). Ha segnalato che in Croazia esistono tante società che pur registrando utili considerevoli si ostinano a pagare dipendenti il minimo sindacale o giù di lì, anche meno di 4.700 kune al mese (poco più di 623 euro). “Una sorta di ridistribuzione è necessaria”, ha osservato, puntualizzando che il sovvenzionamento indiretto degli stipendi (nel senso che i datori di lavoro sono stimolati a pagare di più i dipendenti per versare meno tasse) è una strada che non abbiamo ancora percorso, ma la cosa potrebbe funzionare e anche a disincentivare l’emigrazione”, ha detto.
Aliquota al 40 p.c.
In Italia il tema degli extraprofitti delle banche è un tema in auge da mesi. Appena annunciata, l’ipotesi aveva scatenato un putiferio sui mercati. Nella norma che disciplina la materia la tassa sugli extraprofitti decisa dall’Italia è definita “imposta straordinaria” per il suo carattere una tantum. La misura – inserita nel Decreto omnibus-bis o Decreto Asset, convertito in legge e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 9 ottobre scorso –, ricalca il modello messo a punto dal governo Draghi sulle imprese energetiche per recuperare risorse a favore delle imprese e delle famiglie contro il caro-energia. Nel caso degli istituti di credito l’imposta straordinaria (che dovrà essere versata nel 2024) si calcola applicando un’aliquota pari al 40 per cento sul maggior valore del margine d’interesse dell’esercizio 2022 che eccede per almeno il 5 p.c. il margine del 2021 e tra il margine di interesse relativo al 2023 che eccede in questo caso per almeno il 10 p.c. il margine 2021.

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