«Nicolini» in visita all’EDIT

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«Nicolini» in visita all’EDIT
Ascoltando la storia del mensile per ragazzi “Arcobaleno”...Foto: Goran Žiković

Una mattinata allegra, canterina e piena di brio quella che si percepiva ieri negli ambienti della nostra Casa editrice in occasione della graditissima visita degli alunni della III classe della SEI “San Nicolò”, accompagnati dalla capoclasse, Tašana Bobanović e dalla pedagogista, Ivana Baraba. Ad accoglierli, la caporedattrice del mensile per ragazzi “Arcobaleno”, Tiziana Dabović, la quale, sin da subito, si è vista sommersa da una miriade di domande. “Da dove usciva la carta?”, “E le righe di piombo?”, “Cosa accadeva con il piombo fuso?”, “Funziona ancora?”, sono soltanto alcune delle curiosità che la redattrice ha pienamente soddisfatto nel mentre la vivace comitiva ha fatto tappa davanti alla linotype, collocata nell’androne del Palazzo della stampa. Quesiti non sono mancati neppure dopo, quando l’allegro gruppo è salito al quarto piano per “esplorare” gli spazi dell’EDIT, a partire dalla redazione del quotidiano “La Voce del popolo” fino al reparto grafici, dalla redazione del quindicinale “Panorama” a quella magica e colorata dell’amato mensile “Arcobaleno”. Ed è proprio lì, nel magico regno dei disegni, delle fotografie, dei mucchietti di giornalini, accessori per la scuola, manifesti e di tanto buon umore che i 21 pargoli hanno potuto esprimere tutto il loro estro artistico e “giornalistico”. Infatti, per l’occasione, Tiziana Dabović ha “trasformato” la sala riunioni del nostro ente in vero e proprio laboratorio, in cui i bimbi, con la semplicità, l’entusiasmo e la leggerezza che li contraddistingue, si sono improvvisati fotografi e reporter, realizzando dipinti e scritti relativi all’incontro. Dabović si è detta contentissima della visita. “Ho incontrato il gruppo nell’atrio dell’edificio – ha detto –, dove ho spiegato loro l’importanza e la funzione della linotype, della rotativa immortalata nelle foto al secondo piano, del lavoro della persona addetta al famoso telefax, soffermandomi anche sulle pubblicazioni dell’EDIT. Erano molto interessati e hanno fatto un sacco di domande. Successivamente, saliti al quarto piano, abbiamo parlato del significato della denominazione EDIT (Edizioni italiane, nda), del lavoro della Casa editrice e delle varie testate. Infine, abbiamo organizzato un laboratorio in seguito al quale, prima di salutarci, hanno fatto una bella cantata. Un incontro speciale e da ripetere”. Entusiasta si è detta anche la capoclasse, rilevando: “La visita è stata molto bella. La caporedattrice di Arcobaleno è stata estremamente cara e, con pazienza e gentilezza, ha raccontato ai bambini tante cose e aneddoti relativi all’EDIT e all’attività dei vari reparti. Così, hanno avuto modo di vedere e scoprire nei dettagli il funzionamento della macchina per la composizione tipografica meccanica sita all’ingresso del palazzo, la storia della Voce del popolo, le metodologie di lavoro di una volta e quelle di oggi, le differenze tra edizione cartacea e online, le caratteristiche di Panorama e Arcobaleno, nonché di capire come e dove vengono pubblicati i libri che usano in classe e in che cosa consiste il lavoro dei grafici. Riguardo al giornalino, che conoscono bene, hanno espresso tante domande e hanno anche potuto immedesimarsi in svariati ruoli inerenti alla professione di fotoreporter. Ne sono nati svariati lavoretti, alcuni accompagnati da pensierini o frasi sull’incontro, che i bimbi hanno deciso di lasciare alla giornalista, con la promessa di farne altri e portarli in redazione affinché l’angolino dei disegni risulti ancora più bello”.
Un’esperienza da ripetere
I frugoletti non sono stati da meno e, molto chiaramente, hanno espresso il desiderio di ritornare. In tale senso, Vanja ci ha detto: “Abbiamo visitato La Voce del popolo e Arcobaleno. Abbiamo visto da vicino una macchina molto grande con cui una volta si facevano i giornali e questo mi è piaciuto tanto. Ci vorrei andare di nuovo”. Sulla scia delle sue parole, Lenka ha aggiunto che “in redazione abbiamo disegnato, abbiamo imparato come si facevano i giornali di una volta e il Pioniere, che è diventato poi Arcobaleno. Abbiamo visto anche la macchina che veniva usata tanto tempo fa, simile a una scatola di fiammiferi, nella quale comparivano le lettere che si scrivevano su quella da scrivere. Bisognava stare attenti, mettersi una tuta blu e bere molto latte perché spruzzava dappertutto”. Anche Antonio Luca è rimasto impressionato dall’esperienza, specificando: “Anche a me è piaciuta la macchina per fare i giornali e anche il momento in cui un signore ci ha mostrato come si crea graficamente il giornale e ci ha chiesto di scegliere le foto e i testi. Poi siamo andati a vedere dove si fa il giornalino Arcobaleno. Lì c’erano tantissime copie, un libro vecchio 73 anni e la caporedattrice ci ha raccontato molte cose. Vorrei tornarci”.

Il laboratorio nella sala riunioni

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