Croazia. L’introduzione dell’euro è solo una questione di tempo

0
Croazia. L’introduzione dell’euro è solo una questione di tempo

La conferenza “Croazia come parte dell’eurozona” che si è tenuta a Rovigno, il vicepremier e ministro delle Finanze, Zdravko Marić, ha affermato che a gennaio la Legge sull’introduzione dell’euro verrà resa pubblica e che la sua approvazione si attende ad aprile. Il governo si è posta l’obiettivo di far aderire il Paese a Eurolandia il 1º gennaio 2023. “Da quel momento la Croazia entrerà nella fase finale dell’introduzione dell’euro. Tutta la mole di lavoro che stiamo facendo la dovremo velocizzare”, ha puntualizzato Marić, ieri durante l’appuntamento organizzato dalla Regione istriana con la collaborazione del Večernji list. Il vicepremier ha ricordando che in parallelo all’introduzione dell’euro si dovrà procedere al ritiro di circa 1,1 miliardi di monete e 500 milioni di banconote della kuna, provvedendo all’approvvigionamento di monete e banconote di euro le banche, le poste, la FINA, nonché gli imprenditori. Ha sottolineato che il settore finanziario dovrà procedere a un grande adattamento, il cui denominatore comune è “informare e tutelare i consumatori”.
Doppia valuta per due settimane
Ha affermato che nell’agosto 2022 dovrebbe entrare in vigore l’obbligo d’esporre i prezzi sia in kune che in euro: “il 1º gennaio 2023 passeremo all’euro e nelle seguenti due settimane si potrà continuare a pagare in kune. Poi varrà soltanto l’euro. Il periodo di doppia esposizione dei prezzi durerà al minimo un anno”. Sia il premier Andrej Plenković, sia il governatore della Banca nazionale (HNB) Boris Vujčić, proprio come Marić, da tempo insistono affinché la Croazia sia il primo prossimo Stato ad aderire a Eurolandia. “Tutti sappiamo che la nostra società e la nostra economia sono altamente euroizzate. Anche la Banca nazionale è profondamente integrata nel sistema europeo delle banche centrali, perciò è naturale procedere verso ciò che è scritto nel Contratto d’adesione all’UE. La via per l’UE è stata lunga e anche questo percorso richiede molti passi da compiere. Li facciamo perché in primo luogo ciò è un bene per il nostro sistema economico”, ha concluso Marić.
Il rischio valutario
A Rovigno oltre al ministro delle Finanze sono intervenuti pure il governatore della Banca centrale, Boris Vujčić, il presidente della Regione istriana, Boris Miletić, Marko Remenar (Grupo Adris), Andrej Grubišić (Grubišić e partner) e il sindaco Marko Paliaga. Il governatore dell’HNB ha affermato che la Croazia è lo Stato che più di altri approfitterà dell’entrata nell’Eurozona. “Sarà così perché in Croazia il rischio maggiore al quale siamo esposti è quello valutario, proprio a causa dell’alta euroizzazione. La maggior parte dei debiti delle aziende croate è in euro, oppure legata ad esso. Ciò significa che, se ci fosse un deprezzamento anche minimo della kuna rispetto all’euro, il debito del settore imprenditoriale salirebbe di 20 miliardi di kune. Per questa ragione l’HNB non ha consentito che si verifichino forti fluttuazioni del cambio”, ha evidenziato Vujčić.
L‘importanza della comunicazione
In apertura della conferenza è stato rilevato che rinunciare alla valuta nazionale comporta vantaggi, ma anche alcuni rischi. “Per questo è fondamentale comunicare bene con l’opinione pubblica al fine di sfatare tutti i timori”, ha affermato Miletić, ricordando che l’Istria è stata la prima regione croata ad aderire all’Assemblea delle regioni d’europa. In conclusione, la domanda che i partecipanti si sono posti è se la Croazia saprà approfittare dell’euro per avanzare economicamente, oppure se rinunciare alla sovranità valutaria rappresenterà un cappio al collo. La risposta dipenderà in primo luogo dalla struttura e dalla forza dell’economia nazionale.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display