Croazia. Giustizia e gas, Milanović convoca i parlamentari

Il Presidente rompe gli indugi e richiede una sessione straordinaria. Nei Tribunali, intanto, qualcuno evade comunque qualche pratica

0
Croazia. Giustizia e gas, Milanović convoca i parlamentari
Lo sciopero ha paralizzato soprattutto le sezioni civili dei Tribunali. Photo: Emica Elvedji/PIXSELL

Lo sciopero dei dipendenti dei Tribunali e della Procura di Stato prosegue. Ormai da oltre sette settimane in Croazia la macchina della giustizia è pressoché paralizzata. Ed è stato proprio questo fatto, unitamente allo scandalo del gas venduto sottocosto dall’Ente elettroenergetico a spingere il Presidente della Repubblica a chiedere la convocazione di una sessione straordinaria del Sabor. Zoran Milanović non si è richiamato formalmente alla richiesta dell’opposizione ma ha agito d’autorità, avvalendosi delle sue facoltà costituzionali. Nell’agenda della seduta il Capo dello Stato ha inserito due punti: uno con cui si incarica il governo di intraprendere entro 15 giorni le misure necessarie per assicurare il funzionamento della macchina della giustizia e un altro in cui si incarica sempre l’Esecutivo di accertare chi siano i responsabili dei danni finanziari arrecati all’HEP con la compravendita di gas. Incalzato anche dall’opposizione, il presidente del Sabor, Gordan Jandroković, ha subito convocato la seduta per il 21, 22 e 23 luglio. Il governo ha reagito subito affermando che il Presidente ha dimostrato chiaramente di essersi schierato dalla parte dell’opposizione, spalleggiando le sue iniziative di stampo elettorale.
Milanović, dunque, ha rotto gli indugi. La situazione nel settore giudiziario, lo ricordiamo, si è ulteriormente aggravata dopo che il Sindacato dei funzionari e dei dipendenti statali e locali (SDLSN) ha raccomandato ai tesserati che lavorano nella giustizia di sbrigare esclusivamente i casi strettamente necessari. Un’indicazione che inevitabilmente ha reso ancora più lente le procedure nei Tribunali, con tutte le ripercussioni che ciò comporta per i cittadini, le istituzioni e le imprese.
I casi Jandroković e Banožić
Ovviamente, la paralisi della giustizia non è totale. Alla Sezione civile del Tribunale comunale di Zagabria, ad esempio, il 17 luglio scorso sono stati risolti 13 procedimenti. In uno di questi era coinvolta la figlia del presidente del Sabor, Gordan Jandroković. Inevitabilmente, dopo che la notizia è diventata di dominio pubblico, alcuni mezzi d’informazione hanno ipotizzato che non si trattasse di una casualità, bensì che la seconda carica dello Stato fosse intervenuta sollecitando il Tribunale a dedicarsi al caso della figlia che si era trovata nella situazione di dover sbrigare alcune formalità amministrativo-burocratiche connesse a un prestito. Stando a quanto riportato dall’emittente N1 Jandroković avrebbe chiesto l’intervento del presidente del Tribunale, la giudice Petra Kušević Fraculj. L’Ufficio del presidente del Parlamento ha smentito qualsiasi interferenza. “Gordan Jandroković non è legato in alcun modo al caso in oggetto, né è intervento affinché venisse risolto”, si legge nella nota del Sabor. Il portavoce della Sezione civile del Tribunale comunale di Zagabria, Ivan Borković, ha osservato che il 17 luglio sono stati sbrigati 13 casi legati al diritto di ritenzione, tra i quali quello di K.J. “La persona in questione non si è rivolta né alla presidente del Tribunale personalmente né al suo Ufficio. La presidente del Tribunale non conosce la persona con le iniziali K.J. né era al corrente che alla Sezione competente del Tribunale fosse stata notificata la richiesta attinente all’iscrizione del diritto di ritenzione e non ha fornito alcuna indicazione sul da farsi”, ha affermato il portavoce. Ha aggiunto che dall’inizio dello sciopero al Tribunale comunale di Zagabria è stato risolto circa il 30 p.c. dei casi aperti, di regola questioni legate al diritto di ritenzione che essendo connessi ai prestiti rientrano nella sfera dei casi urgenti. In un caso analogo è rimasto coinvolto il 17 luglio pure il ministro della Difesa, Mario Banižić. Anche lui è riuscito a sbrigare le formalità burocratiche legate a un’ipoteca nonostante lo sciopero. Dal Ministero della Difesa hanno chiarito che quanto accaduto è dovuto al fatto che al Tribunale comunale di Vinkovci ha incrociato le braccia soltanto uno dei cinque addetti autorizzati a occuparsi di questo genere di casi.
L’opposizione ha colto la palla al balzo per criticare l’HDZ. Le deputate Marija Selak Raspudić (Gruppo parlamentare del Most) e Sandra Benčić (Možemo) hanno stigmatizzato quanto accaduto.
«Una realtà parallela»
“È evidente che viviamo in una realtà parallela. Per la maggior parte dei cittadini lo sciopero ha fatto collassare il sistema; al contempo, per certe persone, le cose continuano a funzionare come se lo sciopero non fosse mai stato proclamato”, ha dichiarato Marija Selak Raspudić, chiedendosi se non sia questa la ragione per la quale il premier Andrej Plenković pare non avere fretta di risolvere la vicenda.
Intanto, il presidente della Corte suprema, Radovan Dobronić, dopo aver trattato la questione con i presidenti di tutte le Alte corti e di tutti i Tribunali regionali, ha emesso un ordine, ovvero una circolare nella quale ha definito in modo più dettagliato rispetto a quanto aveva già fatto il 9 giugno scorso, quali sono i casi e le pratiche giudiziarie da ritenersi urgenti. Tra le misure sancite da Dobronić figurano l’obbligo per i responsabili delle Cancellerie dei Tribunali di organizzare il lavoro in modo che ci sia sempre almeno un dipendente in servizio. Nell’elenco dei casi da considerarsi urgenti sono stati inseriti anche quelli connessi alle presunte violenze in famiglia, quelli nei quali sono coinvolti i minori, le questioni che possono mettere a repentaglio la vita umana o il cui rinvio potrebbe essere fonte di danni irreparabili…

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display