Croazia. Entro la fine del 2023 paga media di almeno mille euro

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Croazia. Entro la fine del 2023 paga media di almeno mille euro

La Croazia continuerà a fare affidamento sull’energia elettrica prodotta nella Centrale nucleare di Krško. Lo ha annunciato il primo ministro Andrej Plenković ad Abbazia, durante la cerimonia inaugurale del Convegno “La politica economica croata nel 2022 – le sfide postpandemiche” (10-12 novembre 2021). Plenković ha rilevato che le misure varate dal suo Esecutivo “hanno consentito al Paese di rimanere in piedi durante la crisi dovuta al Covid-19”. “In seguito allo scoppio della pandemia ci siamo organizzati in modo da gestire una situazione di crisi, salvando 700mila posti di lavoro e aiutando 120mila imprese a sopravvivere. Ora ci apprestiamo a tornare a favorire la ripresa”, ha dichiarato il premier.
Oggi il capo del governo ha ripetuto a più riprese che l’obiettivo dei Banski dvori consiste nel creare i presupposti per una crescita economica orientata verso l’economia verde e la transizione digitale, sfruttando al massimo le risorse messe a disposizione della Commissione europea per il tramite del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (circa 25 miliardi di euro a fondo perduto) e in generale i fondi europei. Ha parlato di reindustrializzazione (menzionando la cantieristica navale e il settore automobilistico), di sfruttamento del potenziale energetico rinnovabile del Paese e di rafforzamento dell’agricoltura… Ha sottolineato che gli sforzi profusi a tale scopo sono tesi a far crescere il PIL nazionale pro capite a ritmi tali da farlo equivalere entro la fine del decennio ad almeno il 75 p.c. della media UE. Ha ribadito che nel progetto “La Croazia che lavora” (Zaposlena Hrvatska) saranno investiti 10 miliardi di kune al fine di combattere il precariato e d’incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro ben retribuiti. “Entro la fine del 2023 vogliamo che la paga media salga ad almeno 1.000 euro. E che entro la fine del 2024 lo stipendio minimo non sia inferiore ai 565 euro”, ha puntualizzato Plenković. “Sono tre le cose che desideriamo lasciare in eredità al Paese. L’inaugurazione del Ponte di Sabbioncello (Pelješac), il progetto più ‘sovranista’ che si possa immaginare in quanto garantisce l’integrità del territorio nazionale, l’adesione a Schengen (nel 2022) e all’Eurozona (nel 2023) nonché i nuovi caccia supersonici”, ha detto Plenković, spiegando che la moneta unica contribuirà a far calare i costi legati all’indebitamento, mentre l’adesione a Schengen e i Rafale rafforzeranno rispettivamente la sicurezza e il potenziale difensivo del Paese, rendendo la Croazia più appetibile agli occhi degli investitori. “Nello scacchiere internazionale la stabilità politica è il capitale più prezioso sul quale un Paese possa fare affidamento”, ha concluso Plenković.
Il Convegno abbiaziano, che chiama tradizionalmente a raccolta nella Perla del Quarnero l’élite economica, imprenditoriale, finanziaria, accademica e politica del Paese, è stato promosso per il 29º anno consecutivo dalla Società croata degli economisti (HDE). I lavori del raduno – che si fregia dell’alto patronato del Presidente della Repubblica, Zoran Milanović –, sono stati aperti da Mladen Mlinarević, vicepresidente dell’HDE, che ha illustrato agli ospiti e ai partecipanti i temi in agenda e presentato l’elenco degli illustri oratori.
Il primo intervento all’ordine del giorno è stato quello del professore emerito Ljubo Jurčić (nel 2007 fu indicato dall’SDP quale uno dei potenziali candidati premier del centrosinistra, nda), presidente dell’HDE, che parlando sul tema “Postcorona – Una nuova epoca dell’economia?”, ha osservato che l’economia globale è un sistema enorme e complesso che alimenta un giro d’affari di 94mila miliardi di dollari che non è semplice da gestire. “Da quando 29 anni fa abbiamo iniziato a radunarci abbiamo affrontato tre o quattro crisi”, ha notato Jurčić. “Nel caso della Croazia – ha proseguito – tra il modo nel quale è stata affrontata da parte del governo la crisi globale dei subprime e quella attuale dovuta al Covid-19 c’è un’enorme differenza. Nel 2009 vennero promosse misure cicliche che spinsero il Paese in una situazione peggiore. Il governo attuale, al contrario, ha varato misure acicliche, che hanno un prezzo, ma possono aiutare il Paese ad affrontare meglio le sfide. Tanto di cappello al governo”.

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