Scuola CNI: vecchi e nuovi problemi

Alla Comunità degli Italiani di Pisino la V sessione dell'Attivo consultivo del Settore Istituzioni prescolari, scolastiche e universitarie della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana

0
Scuola CNI: vecchi e nuovi problemi
Foto Željko Jerneić

La sede della Comunità degli Italiani di Pisino ha ospitato oggi, mercoledì 27 marzo, la quinta sessione dell’Attivo consultivo del settore Istituzioni prescolari, scolastiche e universitarie della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, nel mandato 2022-2026. Accanto agli organizzatori all’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti delle Istituzioni prescolari, delle Scuole elementari, delle Scuole medie superiori e dei Dipartimenti universitari della Comunità Nazionale Italiana, in presenza dei consulenti degli istituti pedagogici della Repubblica di Croazia e della Repubblica di Slovenia.

Pisino come centro neutrale

La consulente superiore per la minoranza nazionale italiana in seno all’Agenzia per l’educazione e la formazione, nonché membro della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana incaricata di seguire il settore Istituzioni prescolari, scolastiche e universitarie, Patrizia Pitacco, affiancata da Sabrina Bachich, referente per il settore scuola, ha aperto la giornata rivolgendosi ai presenti e spiegando che in questo quinto attivo consultivo si è voluto trattare il tema della dispersione scolastica, in quanto sono molti gli educatori ad aver notato questa tendenza. Si è deciso di organizzare l’incontro a Pisino, non soltanto per il fatto che la città è pressoché equidistante da tutti gli altri centri, ma anche per il fatto che pur possedendo una Comunità degli Italiani, non ha alcuna istituzione scolastica locale, né asili, né scuole elementari, né scuole medie superiori. Pitacco ha anche porto ai presenti i saluti della presidente della CI, Nensi Rabar Batovac, nonché del presidente della Giunta esecutiva dell’UI, Marin Corva, che è impegnato con l’assemblea UI ad Albona.

“Nella scelta della data per questo attivo mi sono consultata con le istituzioni prescolari e scolastiche e per questo motivo mi dispiace notare che tanti rappresentanti non sono potuti venire – ha dichiarato Patrizia Pitacco –. Una volta conclusa la giornata, ciò che decideremo sarà applicabile dall’anno scolastico 2024/25 e le ricadute saranno visibili nell’anno scolastico 2025/26. Si tratta, dunque, di un discorso a breve e medio termine. Proveremo ad applicare un metodo di problem solving semplice, che gli insegnanti potranno usare coi collegi docenti e alunni, ma anche con i genitori. L’importante è avere una riflessione aperta e serena, individuare le cause, senza cercare colpevoli. Inconsciamente abbiamo la percezione che gli insegnanti verranno richiamati all’ordine, ma questo non è il nostro scopo. Noi vogliamo capire le cause e trovare soluzioni. Vorrei che i presenti imparino a raccontare il problema in tre minuti e sintetizzare la questione in questo arco di tempo è importante perché ci permette di mettere in risalto gli aspetti più importanti della questione”.

Perché avviene la dispersione?

Le cause di dispersione nel passaggio tra asilo e scuola possono essere diverse dalle cause che portano alla dispersione nel passaggio tra scuole elementari e medie superiori. Pitacco ha invitato i presenti a definire, innanzitutto, il concetto di dispersione, ovvero il fenomeno secondo il quale si registra una perdita, una sparizione, il calo di interesse.

“In statistica la dispersione è una deviazione della media – ha illustrato la consulente –. Nella terminologia didattica la dispersione viene definita come il complesso dei fenomeni di mancata o incompleta o irregolare fruizione del servizio di istruzione da parte dei ragazzi o dei giovani in età scolare. In alcuni documenti in Italia è considerata anche l’assenza dei ragazzi dai 18 ai 24 anni, muniti di licenza media superiore, che non sono né all’università, né tra i disoccupati, né nel mondo del lavoro. La nostra dispersione non è questa, ma l’abbandono della verticale scolastica in lingua italiana, oppure non entrare nella verticale dei connazionali all’asilo”. Le educatrici e i docenti presenti hanno cercato di individuare le cause di questo fenomeno in un calo della natalità e nella mancata fruizione dei servizi offerti dalle nostre istituzioni. Nataša Musizza (asilo “Paperino” di Torre) ad esempio, ha affermato che esiste il problema del genitore della maggioranza che insiste affinché il bambino non frequenti le scuole della minoranza. Questa pratica è molto presente sul territorio di Torre.

Foto Željko Jerneić

L’assimilazione e la mancanza di identità

Un problema presente da anni, se non decenni, nella CNI è quello dell’assimilazione, ovvero dei genitori che decidono di iscrivere i bambini negli asili croati per far imparare loro il croato. Il passaggio logico e naturale è continuare, successivamente, l’istruzione presso le scuole della maggioranza.

Patrizia Pitacco ha condiviso con i presenti una tabella iniziata dalla titolare del settore scuola nel 2007, Norma Zani, nella quale vengono presentati i dati relativi al numero di alunni nelle nostre scuole, suddivise per territorio. Negli ultimi 17 anni scolastici, ovvero a partire dal 2007/2008, si registra un aumento, non una diminuzione del numero degli iscritti.

“I numeri ci sono, le scuole tengono – ha dichiarato Pitacco –. Negli ultimi cinque anni c’è stata una riduzione di sezioni, ma non nelle nostre scuole. Perché continuiamo a parlare di dispersione se i numeri ci contraddicono?”, ha chiesto la consulente.

Il direttore della scuola elementare “Belvedere”, Denis Stefan, ha affermato che evidentemente esiste una differenza tra la percezione del fenomeno e i dati di fatto. Sono state soprattutto le educatrici degli asili istriani a lamentare il fatto che per quanto sia cresciuto il numero di gruppi e bambini in età prescolare nelle sezioni in lingua italiana, il numero di iscritti alle scuole elementari italiane è rimasto invariato. Quindi la dispersione non è una percezione soggettiva, ma una tendenza oggettiva e osservabile. Dal dibattito è scaturito che tra gli under 40 non esiste un senso di appartenenza alla CNI, nelle istituzioni esiste il “problema dei quadri”, ovvero della mancanza di personale qualificato. In Croazia esiste il problema della legge che dice che si deve dare la precedenza a persone con qualifica, anche se non parlano la lingua, mentre in Slovenia è possibile fare una selezione tramite l’esame della lingua. Anche senza la possibilità di fare l’esame, però, in Croazia il numero di educatori è insufficiente. Un altro problema è la mancata conoscenza dell’italiano dei bambini che vengono iscritti negli asili o nelle scuole italiane, indipendentemente se si tratti di figli di connazionali o meno.

I tempi sono cambiati

Pitacco ha chiuso la prima parte del programma tirando le somme, ovvero spiegando che una volta la verticale scolastica era un percorso nella lingua materna pensato per i bambini che parlavano il dialetto o la lingua italiana.

“Oggi non abbiamo questo tipo di bambini o sono una minoranza – ha puntualizzato –. La maggior parte di frequentanti degli asili o alunni delle scuole non sono connazionali, ma figli di famiglie non connazionali, che non parlano la lingua e che noi vogliamo comunque iscrivere nelle nostre istituzioni. Non sto giudicando né esprimendo un parere, ma sto esponendo un dato di fatto. Si tratta di dispersione se la verticale viene abbandonata da bambini non parlanti degli asili, i quali entravano a far parte dei gruppi in lingua italiana per una mera questione di mancanza di posti?”

I docenti hanno messo in rilievo anche la questione della qualità nella comunicazione tra istituzioni e con i genitori. Pitacco ha dichiarato che a livello del sistema non ci si è mai dedicati tanto alla comunicazione con i genitori, non a livello di istituzione, ma come sistema. Non esiste un approccio organico.

Foto Željko Jerneić

L’istruzione universitaria

Il docente Ivan Jeličić, del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, ha esposto un problema presente anche a livello degli omonimi Dipartimenti di Capodistria e Pola, ovvero la mancata attuazione della Convenzione tra MAECI-UPT-UI relativa all’attività didattica da svolgere nell’anno accademico 2023/24.

I corsi sono iniziati ma i colleghi italiani che sono collaboratori esterni non hanno potuto firmare i contratti con l’UI anche se ci sono i fondi. Gli studenti non possono seguire le lezioni né fare gli esami. La situazione attualmente è abbastanza grave e la ricaduta sarà sugli studenti e il Dipartimento, che otterrà valutazioni negative a causa del programma non svolto.
Le conclusioni hanno delineato che la prima causa della dispersione è la mancanza di identità, la quale è correlata direttamente alla lingua. Seguono la comodità, la paura dei genitori di non poter seguire i bambini, la mancata comunicazione e collaborazione, la qualità delle scuole vissuta dai genitori (considerate di bassa qualità o “troppo facili”), poca pubblicità, scelta personale delle famiglie, preoccupazione per il futuro dei figli, insicurezza, poca fiducia nelle istituzioni, dislivello nella conoscenza linguistica tra i ragazzi e scarso PR. Nell’ultima parte della riunione sono stati delineati i modi in cui affrontare ciascun problema. A partire dal prossimo anno scolastico è stato proposto di lavorare sul PR, organizzare corsi di lingua per alunni e maestri, cambiare metodo organizzando aggiornamenti specifici per gli insegnanti e altro. Pitacco ha invitato gli insegnanti a prendere parte al corso di 30 ore di potenziamento linguistico per insegnanti organizzato dall’UI in collaborazione con i Dipartimenti di Italianistica. È stata bocciata, invece, la proposta di abbassare il livello linguistico nell’insegnamento nelle scuole per venire incontro agli alunni.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display