Croazia. Calcio, Capak: «Il pubblico dovrà aspettare»

A pochi giorni dalle prime partite dopo la sosta causata dal coronavirus, restano molti interrogativi. Il direttore dell'Istituto nazionale per la salute pubblica resta cauto

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Croazia. Calcio, Capak: «Il pubblico dovrà aspettare»

Sabato e domenica sono in programma le due semifinali secche di Coppa Croazia, i primi incontri dopo la lunga sosta causata dal Covid-19. Scenderà in campo anche il Rijeka, che ospiterà a Rujevica l’Osijek in un contesto ambientale ben lontano dalla normalità. Comunque, potrebbe essere un segnale confortante sul cammino verso una situazione che sia normale sotto ogni aspetto. Uno di questi è la presenza del pubblico, consentita per esempio anche nei teatri, seppur con molte limitazioni. A tale proposito si è espresso in modo cauto e neutrale Krunoslav Capak, membro dell’unità di crisi della Protezione civile a livello nazionale come del resto anche direttore dell’Istituto croato per la salute pubblica. “Dobbiamo aspettare, ma al momento è difficile dire fino a quando. Sono decisioni che vanno prese un passo alla volta. Seguendo questo principio siamo arrivati alla situazione in cui ci troviamo ora”, ha detto Capak al quotidiano Sportske novosti.
Tra le altre cose, Capak ha ribadito che il quadro generale in Croazia è sicuramente soddisfacente, con pochissimi contagi e di conseguenza con un bassissimo livello di rischio per i calciatori, ora che ci si appresta a riprendere le competizioni. In ogni caso, tutto l’ottimismo e gli sforzi per portare a termine la stagione potrebbero venire vanificati se un calciatore, e sottolineamo “soltanto uno”, dovesse risultare positivo al tampone. In questo caso, come accade per i cittadini comuni, la persona infetta, a prescindere se sia un giocatore oppure membro dello staff tecnico o medico, dovrà andare in autoisolamento, al pari delle altre persone con cui è stata in contatto. È fin troppo chiaro che un’ipotesi di questo tipo andrebbe a compromettere e a falsare in modo irreversibile il campionato, in cui si devono disputare ancora dieci turni.
Sugli spalti non ci sarà pubblico, ma anche gli “addetti ai lavori” saranno pochissimi. Limitato pure il numero di persone intorno al rettangolo di gioco. Ogni squadra potrà presentarsi con un massimo di 18 giocatori e sei tra allenatori e dirigenti. Ci saranno quattro arbitri e altrettanti barellieri, mentre i raccattapalle non potranno essere più di sei. Potranno essere presenti due troupe televisive con due o quattro cameraman più due tecnici d’accompagnamento. I fotoreporter non potranno essere più di quattro, con la possibilità di uno aggiuntivo al servizio della Federcalcio.
La partita potrà essere seguita dalla tribuna da un massimo di 15 rappresentanti della squadra ospitante e di 10 di quella ospite. Vi troveremo il delegato ufficiale e il supervisore, lo speaker ufficiale, l’addetto al tabellone, l’équipe televisiva Croatel, il telecronista Arenasport e quello della HNTV, i radiocronisti della Radio croata HR2 e di Radio Fiume, per complessivi 15 operatori. In tribuna stampa troveremo 10 giornalisti accreditati. La Federcalcio sarà rappresentata da un massimo di 10 addetti, con due responsabili aggiuntivi incaricati per l’antidoping. Ognuno dei due club potrà disporre di cinque posti in un settore separato in tribuna. All’interno dello stadio, infine, troveranno posto tre persone nella stanza del VAR, rispettando le distanze, un massimo di dieci inservienti-vigilantes, tre membri dell’équipe medica (ovvero il team dell’ambulanza) e fino a otto tecnici delle TV.

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