Simon Sluga. Il Qatar non è un’ossessione

L’ex portiere del Rijeka si è trasferito al Ludogorec in cerca di continuità per riprendersi la maglia della nazionale. «Ma se non dovesse arrivare la convocazione non sarà certo la fine del mondo»

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Simon Sluga. Il Qatar non è un’ossessione

Mancano meno di dieci mesi ai Mondiali in Qatar, edizione che si terrà nell’inedita finestra tardo autunnale, peraltro l’ultima con al via 32 nazionali prima dell’allargamento a 48 a partire dal 2026. Tra queste non mancherà la Croazia, vicecampione in carica, che ha centrato il pass per Doha al termine di un girone di qualificazione più complicato del previsto. In merito alla rosa il selezionatore Zlatko Dalić si ritrova con un paio di dubbi e nodi da sciogliere. Uno di questi riguarda il ruolo di terzo portiere, da affiancare agli intoccabili Dominik Livaković e Ivo Grbić, che vede una corsa a tre tra Ivica Ivušić, Lovre Kalinić e Simon Sluga. All’Europeo dello scorso anno Dalić aveva portato con sé quest’ultimo, ma nel frattempo l’ex giocatore del Rijeka ha trovato poco spazio nel Luton Town scivolando nelle gerarchie. Simon però in Qatar vuole esserci ed è determinato a riconquistare il proprio posto in nazionale. Per farlo ha deciso di lasciare dopo due anni e mezzo l’Inghilterra per trasferirsi al Ludogorec. In Bulgaria l’estremo difensore parentino vuole ritrovare quella continuità che fin qui gli è mancata per giocarsi le sue carte inseguendo il sogno iridato.

 

”Non è esattamente così – ci tiene però subito a puntualizzare –. Quando circa un mese fa si era aperta questa possibilità c’è stato un interesse da parte mia perché il Ludogorec è una grande squadra, sempre in lotta per il titolo e per un posto in Champions o in Europa League. Al Luton avevo perso il posto da titolare dopo aver contratto il Covid. Il secondo portiere ha sfruttato al meglio la sua occasione e a quel punto è diventato difficile per me riconquistare il posto. Valutando attentamente la proposta ho capito che poteva essere un importante passo nella mia carriera e così ho firmato per tre anni e mezzo. Sono convinto che qui ritroverò la continuità che fin qui mi è mancata nella speranza anche di rientrare nel giro della nazionale”.

Sogni e realtà

A Razgrad andrà a sostituire un altro portiere croato, l’ex Gorica Kristijan Kahlina, fresco di trasferimento in MLS dove difenderà i colori dello Charlotte FC. “Non ci siamo ancora sentiti anche perché lui si è appena trasferito negli States, ma sicuramente lo faremo a breve. Il Ludogorec ha vinto gli ultimi dieci campionati, ha raggiunto due volte la fase a gironi di Champions e quattro volte quella di Europa League. È una società ambiziosa che ogni anno cerca di fare uno step in più e da questo primo impatto devo dire che l’organizzazione è veramente al top. Non so molto del campionato bulgaro, se non che è in crescita e che di anno in anno richiama sempre maggiori investimenti”.

Da fuori il suo trasferimento in Bulgaria potrebbe essere visto come una sorta di passo indietro in carriera. “Ognuno è libero di pensarla come vuole. Un conto sono però i sogni e un altro la realtà. Se mi chiedete dove vorrei giocare risponderei al Real Madrid. Ma è reale questa cosa? Evidentemente no. È chiaro che il calcio ti mette davanti a determinate scelte e uno dev’essere bravo a scegliere la migliore in quel momento. Io sono convinto che il Ludogorec sia un passo avanti nella mia carriera perché arrivo in un club che da un decennio domina il campionato e con alle spalle un’importante continuità di risultati anche in Europa. Offerte dalla Croazia? Non ce ne sono state. E comunque in Croazia non potrei mai indossare una maglia che non sia quella del Rijeka”.

L’esperienza in Championship è stata per lui indimenticabile. Anche se forse più fuori che dentro al campo. “Ci sono stati alti e bassi, ma sono maturato sia come calciatore che come uomo e sono comunque orgoglioso del percorso fatto in questi due anni e mezzo. E soprattutto sono diventato papà perciò dell’esperienza al Luton conserverò per sempre un ricordo speciale”.

Incognita pandemia

Il sogno si chiama Qatar, ma non sarà facile tornare a spalancare le porte della nazionale. “Per tre anni ho fatto parte del gruppo e sarò sempre grato al selezionatore e allo staff tecnico per questa possibilità e per aver creduto in me. La nazionale è al di sopra di tutto e io resto sempre a disposizione, indipendentemente che si tratti di un’amichevole o dei Mondiali. Il Qatar è indubbiamente un grande stimolo, ma non è un’ossessione e se la convocazione non dovesse arrivare non sarà certo la fine del mondo. Dove può arrivare la Croazia? È prematuro parlarne. Da qui a novembre tante cose possono cambiare. Molto dipenderà dall’evoluzione della pandemia che può recitare un ruolo determinante come abbiamo visto ai recenti Europei di pallamano. Detto ciò, la Croazia ci arriva da vicecampione in carica ed è una squadra imprevedibile e capace di tutto”.

Simon naturalmente segue da vicino il campionato croato e in particolare il “suo” Rijeka. “L’inizio non è stato dei migliori. Al Maksimir la Dinamo ha semplicemente avuto un’altra marcia, ma la stagione è appena ripartita ed è ancora troppo presto per trarre conclusioni. Chi sarà l’antiDinamo tra Rijeka, Osijek e Hajduk? Bella domanda… Forse addirittura tutte e tre. A livello di roster si equivalgono, seppur con giocatori dalle caratteristiche diverse. E poi sono guidate da allenatori molto preparati e ambiziosi. La Dinamo resta favorita e non sarà facile tenere il suo passo, ma anche al Maksimir dovranno stare attenti ed evitare di lasciare punti per strada”, conclude Simon Sluga.

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