L’INTERVISTA Boban: «Calciatori strapagati? È la legge del mercato»

Il capitano della Croazia bronzo a Francia ‘98 ed ex bandiera del Milan, illustra le sfide del calcio moderno

0
L’INTERVISTA Boban: «Calciatori strapagati? È la legge del mercato»
Zvonimir Boban durante un match di beneficenza. Foto: Ivo Cagalj/PIXSELL

Prima la pandemia, poi la Superlega e infine la guerra in Ucraina. Negli ultimi tre anni il mondo del calcio ha dovuto confrontarsi con sfide estremamente complesse. Che chiaramente non sono le uniche perché i problemi con cui il pallone si ritrova a convivere sono numerosi e di diversa natura, spesso però poco noti in quanto rimangono nascosti sotto la superficie. Un tema affrontato ieri alla Facoltà di Giurisprudenza di Fiume, che ha ospitato un convegno al quale sono intervenuti in qualità di relatori Vanja Smokvina, docente presso la stessa Facoltà ed esperto di Diritto sportivo; Simona Kustec, ex ministro dello Sport della Repubblica di Slovenia; Richard Parrish, docente presso la Edge Hill University; Julien Zylberstein, coordinatore per gli affari europei dell’UEFA. Ma soprattutto un ospite d’eccezione, il capitano della Croazia bronzo a Francia ‘98 ed ex bandiera del Milan Zvonimir Boban, responsabile del neonato UEFA Football Board, ovvero un nuovo organo il cui compito sarà quello si suggerire delle proposte volte al miglioramento del gioco del calcio e della sua organizzazione, che poi in un secondo momento l’UEFA potrà trasformare in leggi. Un’occasione unica per realizzare un’intervista al volo. Rigorosamente in italiano.

Zvone, qual è oggi la sfida più grande con cui il calcio moderno è costretto a confrontarsi?

“Proteggerne il gioco. Perché dobbiamo tenere sempre presente che il pallone è venuto ben prima rispetto al palazzo. Il gioco del calcio va preservato nella sua natura. Il problema è che nelle istituzioni ci sono tanti tecnocrati che di calcio non capiscono nulla, ma che però hanno potere decisionale”.

Qual è dunque il suo compito a capo di questo nuovo organo?

“Cercare di fare il possibile affinché il calcio non venga snaturato e quindi restare quel fenomeno sociale che è sempre stato. Il Football Board è stato istituito proprio in funzione per preservarne il gioco e quindi impedire l’introduzione di regole giudicate innovative, ma che in realtà sono ridicole, come ad esempio le sostituzioni temporanee o volanti, le rimesse laterali calciate come se fossero corner, oppure il tempo effettivo che secondo me non ha alcun senso perché ci ritroveremmo con partite che durerebbero all’infinito. Ma ci sono anche altri aspetti sui quali bisogna lavorare. Uno di questi è garantire una maggiore tutela alla classe arbitrale, combattere ogni forma di discriminazione e la piaga del razzismo, che purtroppo è ancora un fenomeno radicato in tutto il mondo”.

Un’altra questione molto discussa è quella delle troppe partite, o per meglio dire dei calendari intasati. Si gioca ogni 3-4 giorni, non ci sono praticamente più pause, il che sottopone i calciatori a stress maggiori esponendoli di conseguenza a infortuni più frequenti. Di recente in un suo sfogo De Bruyne aveva parlato di calciatori robot…

“È un circolo vizioso. Da un lato calciatori e allenatori si lamentano per le troppe partite, dall’altro invece sono proprio i club a spingere per avere un numero sempre più grande di partite. I giocatori non si fermano più, sono stanchi e capisco perfettamente le loro rimostranze dal momento che sono stato calciatore anch’io. D’altra parte però questo è un lavoro bellissimo per il quale peraltro vieni profumatamente pagato, oltre a godere dei massimi comfort e benefici. Però quando è troppo è troppo. A un certo punto bisogna comunque fermarsi. Abbiamo raggiunto il punto di saturazione e non credo ci sia più margine per aumentare ulteriormente il numero di partite”.

Boban alla Facoltà di Giurisprudenza di Fiume. Foto Goran Žiković

Un tema tabù nel calcio è quello degli stipendi. Si parla tanto di sostenibilità eppure il monte ingaggi continua ad aumentare, così come sono folli le cifre che circolano durante le sessioni di mercato. Parliamo di somme astronomiche per dare dei calci a un pallone… Qual è il suo pensiero a riguardo?

“È il mercato a dettare queste cifre. Il calcio è un business enorme ed è in un certo senso normale che i primattori vengano profumatamente pagati. Anch’io sono stato strapagato. Da un punto di vista sociale è dura da accettare e lo comprendo perfettamente però, ripeto, il calcio è un’industria che produce guadagni enormi”.

Alleggeriamo un po’: ha visto il “suo” Milan in Champions contro il Napoli?

“Certo. È stata una partita dura. All’inizio il Napoli ha dominato, poi il Milan è via via cresciuto riuscendo a vincere. Meritando, ma non strameritando. È una sfida molto equilibrata e la qualificazione rimane apertissima. Se poi il Napoli dovesse recuperare Osimhen, a quel punto tante cose potrebbero cambiare. Ad ogni modo, mi auguro che il Milan possa passare il turno e approdare in semifinale”.

Doverosa un’ultima battuta sulla nazionale croata: dopo il secondo posto al Mondiale in Russia era impensabile tornare nuovamente sul podio in Qatar, eppure la squadra di Dalić è riuscita nell’impresa…

“Un risultato assurdo e pazzesco per un Paese così piccolo. Sono orgoglioso di aver fatto parte della generazione che ha in qualche modo tracciato la strada verso i successi futuri. A mio avviso il terzo posto in Qatar assume un valore ancora maggiore rispetto a quanto fatto in Francia e Russia perché ci consacra definitivamente come una superpotenza del calcio internazionale”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display