La nascita del Rijeka, un tema sempre attuale

Alla Facoltà di giurisprudenza la «Giornata del calcio» attraverso la prospettiva storica, giuridica e della diplomazia

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La nascita del Rijeka, un tema sempre attuale
Marinko Lazzarich ha parlato della storia del calcio fiumano, con particolare attenzione alle origini dell’attuale Rijeka. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La Facoltà di giurisprudenza di Fiume ha ospitato ieri un interessante incontro denominato la “Giornata del calcio”, che ha avuto poi come momento clou la partita serale tra Croazia e Lettonia a Rujevica. In mattinata e nel primo pomeriggio si è parlato di calcio attraverso la prospettiva giuridica, storica e della diplomazia, con l’intervento di numerosi ospiti. Nell’occasione si sono voluti ricordare quattro importanti avvenimenti: i 150 anni della prima partita di calcio disputata a Fiume (1873), i 110 anni della prima gara a Cantrida tra il Victoria e il Građanski, i 100 anni del primo incontro giocato a Crimea (Orijent-HAŠK) e i 25 anni dallo storico bronzo della Croazia ai Mondiali di Francia 1998. L’evento è stato organizzato da Vanja Smokvina, responsabile del Centro per il diritto sportivo, la politica nello sport e la diplomazia sportiva, il quale ha ringraziato i presenti. Tra questi, in veste di patrocinatori, la Federcalcio, la Città di Fiume, il Ministero del Turismo e dello Sport, il Sindacato dei calciatori e le società di massima divisione, fatta eccezione per l’Hajduk che non si è presentato all’appuntamento. “In tutta sincerità, ignoro il motivo. D’altra parte abbiamo qui l’Orijent, una società dalla storia complessa e interessante”, ha fatto sapere Smokvina. A salutare i presenti sono stati poi la preside della Facoltà di giurisprudenza, Vesna Crnić Grotić, la vice Marta Žuvić, il rappresentante del Dipartimento per lo Sport della Città di Fiume, Renato Kostović, nonché il presidente della Federcalcio, Marijan Kustić. Quest’ultimo, dopo aver sottolineato l’importanza di incontri del genere, ha anche tirato un po’ le orecchie… a qualcuno. “Credo che sia arrivato il momento che la comunità locale, in collaborazione con il Rijeka calcio, dia inizio alla ristrutturazione dello stadio di Cantrida”. Chiaro il messaggio ai diretti interessati, in un momento nel quale il governo Plenković e la Federcalcio stanno facendo passi concreti in tema di investimenti nell’infrastruttura sportiva. Damir Mišković, presente in sala insieme al diesse Darko Raić Sudar, avrà sicuramente sentito bene le parole di Kustić. A proposito dei club nostrani, l’Orijent era rappresentato dal vicepresidente e direttore sportivo Marinko Koljanin, mentre l’Istra 1961 dal presidente Branko Devide Vincenti.

La mattinata è proseguita poi con una serie di incontri tematici. Il primo ha visto Željko Bartulović (Facoltà di giurisprudenza di Fiume) soffermarsi sul contesto giuridico e storico del calcio a Fiume e in Croazia. Tra gli altri temi trattati, ha illustrato nei dettagli la prima partita disputata a Fiume, nel rione di Pioppi, dove si erano affrontati i lavoratori croati e ungheresi impegnati nella costruzione del porto fiumano. Questo incontro viene indicato simbolicamente come la prima partita di calcio a Fiume e in Croazia, seppur non ufficiale e disputata senza giocatori e squadre tesserate.
Željko Haimer, del Circolo croato di araldica e di vessillologia, ha presentato una relazione sugli stemmi e le bandiere dei club di calcio, mentre Vladimir Iveta, segretario generale della Federcalcio, e il già citato Vanja Smokvina si sono soffermati sulle pratiche che deve affrontare il Tribunale d’arbitrato in merito alle eredità del club. Un caso su tutti: l’Istra 1961 come successore non del vecchio Istra, bensì dell’Uljanik.

Lazzarich: «Tesi discutibili»
All’apparenza è trascorso in tutta tranquillità, ma c’è da scommettere che il discorso di Marinko Lazzarich sulla storia del Rijeka è destinato a creare altri dibattiti accesi. Perché si tratta di un tema che non mette d’accordo quasi nessuno, dagli storici ai politici, dai sociologi agli sportivi. E difficilmente lo farà mai visto che ognuno ha la propria “versione dei fatti” e la logica da seguire. “Una storia turbolenta, fatta di occupazioni e sistemi rigidi, che ha toccato anche lo sport, soprattutto il calcio. È vero che la prima squadra di calcio cittadina, il Club Atletico Fiumano per il quale giocava anche Fiorello La Guardia, risale al 1905. In seguito ci sono state però anche altre società – ha sottolineato Lazzarich –. Ma quando parliamo del Rijeka di oggi, lo stesso è stato registrato con questo nome nel 1954, come successore del Kvarner, fondato a sua volta nel 1946. La tesi secondo la quale il Rijeka rappresenti la continuità con i club creati prima della Seconda guerra mondiale, di cui si parla nell’attuale monografia ufficiale del Rijeka, è estremamente discutibile. E di chi è l’eredità: austro-ungarica, italiana, jugoslava o croata? Per quanto riguarda i giocatori la continuità è molto discutibile, la dirigenza del club è completamente nuova e non c’è nesso nemmeno per quanto riguarda il campo da gioco perché fino al 1951 il Kvarner non giocava a Cantrida. Inoltre il Rijeka non può essere l’erede della Fiumana neanche per il fatto che quest’ultima fu tesserata a Torino nel 1948 e militò per diversi decenni nei campionati minori italiani, anche con giocatori arrivati ​​da Fiume. In altre parole, la Fiumana non aveva cessato di esistere e di conseguenza l’attuale Rijeka, fondato nel 1946 come Kvarner, non è discendente delle società che hanno operato a Fiume fino al 1943 o 1945”, ha concluso Lazzarich dicendosi dispiaciuto per l’assenza in sala, almeno durante il suo intervento, dei rappresentanti del Rijeka e della Città di Fiume.

Politica e sport… a braccetto
La “Giornata del calcio” ha avuto come appuntamento finale la tavola rotonda sui 25 anni del bronzo della Croazia ai Mondiali di Francia 1998. A farla da moderatore è stato il nostro collaboratore, nonché giornalista delle Sportske novosti, Robert Matteoni. Presenti Branko Mikša, a suo tempo presidente della Federcalcio, Duško Grabovac, ex segretario, nonché i nazionali Dario Šimić, Goran Vlaović e Mario Stanić. Mikša ha raccontato un piccolo aneddoto: “Era il 1997 e il presidente Franjo Tuđman, grande appassionato di calcio, mi disse: ‘Ti metto a fare il presidente dell’HNS, scegliti i collaboratori. L’allenatore sarà Miroslav Blažević. Voglio una Croazia protagonista al Mondiale’. Il resto è storia. Questo per dirvi di come la politica entrò in quel periodo di prepotenza nel calcio. Sia io che Duško eravamo infatti uomini politici, non di sport. Poi, proprio da Francia 1998, succedette il contrario e la nazionale di calcio diventò il nostro migliore ambasciatore nel mondo. A quel tempo ci furono dei problemi diplomatici tra Croazia e Germania e il caso volle che ai Mondiali uno dei quarti fu proprio tra queste due nazionali. A Lione arrivò anche il presidente Tuđman, di proposito per incontrare il cancelliere Kohl e risolvere la patata bollente. Si salutarono all’intervallo e s’incontrarono faccia a faccia a fine gara in una sala isolata. In dieci minuti trovarono la soluzione. Se non ci fosse stato il calcio chissà come sarebbe finita, magari con una crisi diplomatica tra i due Paesi…”.

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