«Il Rijeka era svuotato. Il titolo? Non vedo favorite»

Dragan Tadić racconta il clamoroso colpaccio del suo Dragovoljac sui fiumani. «Vedendoli in difficoltà abbiamo preso coraggio», spiega il tecnico della compagine di Siget

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«Il Rijeka era svuotato. Il titolo? Non vedo favorite»

L’eco del fragoroso tonfo del Rijeka in via Kranjčević riecheggia ancora sui campi della Prima Lega. La rovinosa caduta contro il fanalino Hrvatski dragovoljac rischia seriamente di compromettere la corsa al titolo dei fiumani. Uno degli artefici della più clamorosa sorpresa di questo campionato è Dragan Tadić. L’ex tecnico della formazione juniores del Rijeka l’ha combinata davvero grossa sgambettando la sua ex squadra in un momento cruciale della stagione, prendendosi al tempo stesso una dolcissima rivincita personale tappando la bocca a tutti coloro che vedevano i suoi ragazzi “scansarsi” ancor prima di scendere in campo per far strada alla truppa di Tomić. E invece Galešić, Karrica e compagnia hanno dato a tutti una lezione di professionalità e fair play. E dopo aver magistralmente ingabbiato i vari Drmić e Pavičić, ora Tadić è costretto a fare i conti con… i giornalisti. “Non mi stanno dando pace – sorride l’allenatore degli zagabresi –. Lusingato? A dire il vero non mi piace tutto questo clamore mediatico. Soprattutto non nel contesto in cui ho giocato un brutto scherzetto al ‘mio’ Rijeka…”.

Una bella soddisfazione dopo che nei giorni precedenti parlavano tutti di campionato falsato. “In tutta onestà non ho dato peso a questi discorsi. Sono cose che mi lascio scivolare addosso. La gente è libera di pensarla come vuole e non sta certo a me dover influenzare il pensiero delle persone. Per tutta la settimana ero concentrato esclusivamente su come preparare al meglio la partita”.

Pezzi da incastrare

Alla fine però queste discussioni non hanno fatto altro che accrescere le motivazioni dei suoi giocatori. “Si sta accentuando un po’ troppo la questione legata alla motivazione. È vero, in campo i ragazzi erano carichi a mille e ci tenevano veramente tanto a dimostrare tutto il loro valore di fronte alla squadra alla quale sono legati, ma anche nelle partite precedenti l’aspetto motivazionale non era mai venuto a mancare. Per vincere una partita tanti pezzi devono incastrarsi e chiaramente la motivazione è uno di questi, ma non si vince soltanto se si è più carichi degli avversari. Un giocatore dev’essere motivato sempre, in ogni singolo allenamento, figuriamoci poi in partita. Altrimenti è meglio che cambi mestiere…”.

La chiave della vittoria? Per Tadić è molto semplice. “In estrema sintesi, noi eravamo in giornata e il Rijeka no. La preparazione delle gare è sempre la stessa, ovvero un’attenta analisi video dell’avversario e l’organizzazione delle contromisure e degli accorgimenti tattici da adottare. Ho visto un Rijeka svuotato e stanco dopo le fatiche in Coppa. Non sono entrati bene in partita, i miei ragazzi l’hanno subito capito e quindi hanno via via preso coraggio. Data la qualità della rosa, mi aspettavo comunque un Rijeka diverso, ma ci sta incappare in una giornata in cui tutto gira storto. A me da giocatore è capitato tante di quelle volte… Che cosa ho detto alla squadra dopo la vittoria? Gli ho fatto semplicemente i complimenti. Sono un tipo di poche parole…”.

Dragan Tadić

Vivere alla giornata

La colonia fiumana in quel di Siget conta nove giocatori, di cui sei in prestito (il massimo consentito dal regolamento, che poi scenderà a tre a partire dalla prossima stagione) e tre con i quali il Rijeka ha rescisso il contratto. Chissà però che una volta rientrati alla base non trovino spazio anche a Rujevica. “Le qualità non gli mancano di certo e sono convinto che alcuni di loro sapranno ritagliarsi i propri spazi. Attenzione però perché il Rijeka è di un’altra categoria rispetto al Dragovoljac. A Rujevica si lotta per i trofei e non è facile reggere la pressione”.

Per lo stesso Tadić questi mesi di “apprendistato” nella capitale si stanno rivelando molto formativi. Per il tecnico classe 1973 si tratta infatti della primissima esperienza da primo allenatore nel campionato croato. “Ho fatto la gavetta all’estero allenando anche squadre di un certo livello per cui l’esperienza in panchina non mi manca, anche se chiaramente sono nuovo nella massima serie croata. Che cosa farò a giugno? Non ho la sfera di cristallo. Vivo alla giornata, anche perché la vita di noi allenatori cambia dall’oggi al domani”.

Tardi per la salvezza

Malgrado lo scivolone contro l’ultima della classe, il Rijeka è distante solamente due lunghezze dalla vetta. Per gli addetti ai lavori la favorita rimane sempre la Dinamo, sebbene gli zagabresi non siano riusciti a staccare le rivali e alla vigilia dell’ultimo round di campionato si ritrovano incollati alle altre. “Come qualità della rosa sono la squadra oggettivamente più forte, oltre che abituata a vincere, ma arrivati a questo punto della stagione, con una classifica così corta, penso non siano più i favoriti. Anzi, non vedo proprio favoriti. Hajduk e Osijek hanno speso tanto durante l’ultima sessione di mercato, eppure faticano a trovare continuità. La cosa tuttavia non mi sorprende perché l’inserimento di nuovi giocatori è un processo che richiede tempo. Il Rijeka invece porta avanti un altro tipo di politica che comunque sta pagando visto che è da inizio stagione che è là davanti. A vincere il titolo sarà chi sbaglierà meno. Ci saranno ancora parecchie sorprese. Tutte e quattro le squadre in lotta lasceranno dei punti per strada da qui alla fine, sia contro le piccole che negli scontri diretti, perciò la chiave sarà perdere meno punti”.

Il Dragovoljac tornerà in campo venerdì in casa contro l’Istra 1961. In caso di successo gli zagabresi si ritroverebbero a -8 dalla salvezza… “Ormai è troppo tardi. Recuperare otto punti in otto giornate è molto complicato. E comunque non è nemmeno detto che riusciremo a battere l’Istra. Ad ogni modo, l’obiettivo è concludere a testa alta il campionato cercando di dare fastidio a tutti. Vogliamo essere un po’ la mina vagante in questo finale”, conclude Dragan Tadić.

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