Antonio Mirko Čolak: «Il Djurgarden è un osso duro»

L'ex centravanti del Rijeka inquadra l'avversario dei fiumani nei preliminari di Conference League. «Loro più avanti nella condizione. La chiave sarà fare risultato all'andata a Rujevica»

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Antonio Mirko Čolak: «Il Djurgarden è un osso duro»
Antonio Mirko Čolak ai tempi del Rijeka. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Il Rijeka era testa di serie al sorteggio del secondo turno preliminare di Conference League, ma questo non si è rivelato esattamente un vantaggio visto che alla fine ha pescato l’avversario più ostico, ovvero gli svedesi del Djurgarden. Una bella differenza rispetto alla stagione scorsa quando in questa fase i fiumani affrontarono i modesti maltesi dello Gzira United. La difficoltà principale sta nel fatto che la squadra si presenterà al match d’andata (il 21 luglio a Rujevica) con alle spalle soltanto l’esordio in campionato con lo Šibenik (16 luglio), mentre invece l’Allsvanskan svedese è in pieno corso ed è arrivata all’11ª giornata. Dando uno sguardo alla classifica, il Djurgarden veleggia in quarta posizione a quota 18 punti, a -5 dalla coppia di testa formata da Häcken e AIK. Nella bacheca della compagine di Stoccolma figurano 12 titoli nazionali (l’ultimo nel 2019) e 5 Coppe di Svezia. Chi conosce molto bene il campionato svedese è Antonio Mirko Čolak. Fino allo scorso dicembre l’ex centravanti del Rijeka aveva infatti difeso i colori del Malmö trascinandolo con i suoi gol alla conquista del titolo (è stato vicecapocannoniere del campionato con 14 centri in 26 partite), oltre a esordire in Champions League disputando la fase a gironi.

“Sorteggio sfortunato? In Europa non ci sono squadre facili – mette subito in chiaro l’attaccante di proprietà del Paok, che abbiamo intercettato nella ‘sua’ Germania –. Il Djurgarden è indubbiamente un avversario tosto, ma in passato il Rijeka ha saputo sbattere fuori squadre ben più quotate. Sarà una sfida molto equilibrata tra due formazioni che a mio avviso si equivalgono. Loro sono da anni ai vertici e ogni anno lottano per il titolo. È una squadra solida, che concede poco e una di quelle che non molla mai, indipendentemente dal risultato. Soprattutto in casa sono molto temibili perché il loro campo è in erba sintetica e il Rijeka non è abituato a questo tipo di fondo. D’altro canto però anche loro non avranno vita facile a Rujevica”.

Ritmo partita
Gli scandinavi avranno però il grande vantaggio di essere molto più avanti nella condizione. “È un aspetto che può risultare determinante. L’anno scorso con il Malmö giocavamo i preliminari di Champions e ricordo bene che il fatto di avere già il ritmo partita nelle gambe alla fine abbia fatto la differenza. Se ci siamo qualificati alla fase a gironi il merito è stato proprio del campionato in corso. Il Rijeka dovrà quindi preparare scrupolosamente questo preliminare, soprattutto dal punto di vista atletico. La chiave? Il match d’andata. La prima partita si giocherà a Rujevica e dunque sarà fondamentale centrare subito un buon risultato in vista del ritorno. In caso contrario la vedo dura. Posso assicurare che giocare in casa loro è molto complicato perché la maggior parte delle squadre non è abituata all’erba sintetica”.
A detta di Čolak il campionato croato e quello svedese sono più o meno sullo stesso livello. “Il principale punto in comune è che ci sono quattro squadre che lottano al vertice e poi arrivano tutte le altre. L’approccio è però diverso perché in Svezia si insiste in particolare sulla preparazione fisica e sull’aspetto tattico, mentre invece in Croazia si lavora di più sulla tecnica e si predilige un gioco più offensivo”.
Antonio continua a seguire con molta attenzione e interesse il Rijeka e più in generale il campionato croato. “L’ultima stagione non è stata da buttare, anche se chiaramente dispiace un sacco non aver portato a casa la Coppa. La squadra è stata a lungo là davanti lottando alla pari con le altre”.

Giocatori spaesati
La prossima stagione si presenta invece con mille incognite. A tenere banco è sempre la questione della panchina che ad oggi non ha ancora un padrone. “È una situazione quantomeno ambigua. Ogni allenatore ha le sue idee, la propria visione di gioco e richiede una determinata tipologia di giocatori. Iniziare la preparazione senza una guida tecnica è rischioso. I primi a essere spaesati sono i giocatori perché non sanno che cosa aspettarsi, quale sarà il modulo, la tattica… Tutta questa incertezza non è certamente il massimo”.
Čolak ha ancora due anni di contratto con il Paok, ma il suo futuro è sempre più lontano da Salonicco, dove non è mai riuscito a inserirsi. Un po’ come la panchina del Rijeka, anche lui si trova ora in stand-by. “È un argomento del quale preferisco non parlare anche perché ogni mia dichiarazione viene puntualmente travisata. Posso solo dire che è tutto ancora aperto e che ho sul tavolo alcune offerte, ma non aggiungo altro”.

Sogno Qatar
Il fatto di aver trovato poco spazio in Grecia rischia seriamente di sbarrargli le porte della nazionale, con cui ha finora collezionato tre presenze, e soprattutto di precludergli il sogno chiamato Qatar. Per la recente finestra di Nations League la chiamata di Dalić non è infatti arrivata. “Le porte non sono chiuse perché rientro ancora nel giro e so che il selezionatore continua a seguirmi e a credere in me. Il Mondiale è un grandissimo stimolo e voglio giocarmi le mie carte. È chiaro che dovrò cambiare qualcosa perché solamente trovando continuità di rendimento e gol potrò sperare nella convocazione. La Croazia in Nations? La stagione è stata massacrante, i giocatori sono arrivati esausti e credo si sia visto. Alla fine però è emersa la qualità della rosa e di conseguenza sono arrivate anche i risultati. La Croazia è nuovamente padrona del proprio destino e con due successi a settembre si prenderà la Final Four”, conclude Antonio Mirko Čolak.

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