«La chiamata del Rijeka, un fulmine a ciel sereno»

Fausto Budicin racconta la sua nomina a responsabile della scuola calcio. «Un'esperienza completamente diversa ma al tempo stesso una sfida stimolante e affascinante»

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«La chiamata del Rijeka, un fulmine a ciel sereno»

Nel giorno della sua presentazione il nuovo direttore sportivo del Rijeka, Robert Palikuća, era stato chiaro: “Scuola calcio? Ci saranno dei cambiamenti”. Detto fatto. Ancor prima di assumere il nuovo incarico (lo farà a partire dal 1º luglio), il responsabile della gestione sportiva ha salutato dopo cinque anni Edo Flego, chiamando al suo posto Fausto Budicin. Dopo la non esaltante esperienza alla guida dell’Istra 1961, il tecnico rovignese sembrava destinato a tornare sulla panchina dell’Orijent 1919, corteggiatissimo dalla dirigenza di Crimea, ma poi a piombare sulla trattativa è stato il Rijeka, deciso ad affidargli le redini delle giovanili, individuando in lui il profilo più adatto per ricoprire questo (delicato) ruolo. E Fausto accetta, raccoglie l’eredità di Flego e si mette subito al lavoro. È una sfida nuova, che per la prima volta lo terrà lontano dal campo, ma lui non è uno che si tira indietro. Altrimenti avrebbe ceduto alla lusinghe di Matijaš e Koljanin…

 

Fausto, sembravi a un passo dal ritorno all’Orijent e invece eccoti a capo della scuola calcio del Rijeka: raccontaci il retroscena di questo ribaltone.

“In realtà avevo anche altre offerte, ma quella dell’Orijent era la più concreta. La chiamata del Rijeka è stato un po’ un fulmine a ciel sereno. Una proposta molto stimolante in cui sono chiamato a gestire un gruppo molto più nutrito di persone e a pianificare una strategia più di tipo aziendale. Tutti aspetti nuovi per me, però volevo mettermi alla prova”.

Quindi cercavi una nuova sfida?

“Le nuove sfide sono sempre stimolanti e poi si tratta di un’esperienza che andrà ad arricchire il mio bagaglio di conoscenze, perciò sono super motivato”.

Quante persone ti ritrovi ora a gestire?

“Non abbiamo ancora definito l’organigramma, però comunque saranno più di 20 persone tra allenatori, preparatori atletici e staff medico”.

Uno dei nuovi “acquisti” della scuola calcio è l’ex portiere Iveša: sei stato tu a volerlo in squadra?

”Sì. Ci conosciamo da diversi anni e qualche tempo fa mi aveva parlato della sua intenzione di chiudere la carriera da giocatore per intraprendere quella di preparatore dei portieri. Nel momento in cui sono stato nominato a capo della scuola calcio ho subito pensato a lui. L’ho trovato molto motivato e sono certo che abbiamo piazzato un bel colpo ingaggiandolo”.

Qual è l’aspetto più difficile di questo nuovo incarico?

”La mia idea è quella di predisporre un percorso che sia uguale dai pulcini agli juniores. Sarà questa la sfida più difficile perché non è facile creare un gruppo di allenatori che siano coordinati in questo modo. Se riuscirò a mettere in pratica questo sistema di lavoro, allora sono convinto che riusciremo a ottenere ottimi risultati”.

Fino a quando hai firmato?

”Ho firmato un biennale”.

Il Rijeka non ha più il potere d’acquisto di qualche stagione fa e quindi è costretto a puntare e a lanciare i giocatori del proprio vivaio. La cosa ti mette sotto pressione?

”Nel calcio di oggi è sempre più marcato il divario tra i club ricchi e quelli che non hanno le stesse possibilità economiche. È chiaro dunque che quelle società che non possono permettersi ogni anno 10-15 nuovi giocatori siano costrette e puntare sul proprio vivaio. So bene qual è la posizione della società a riguardo, però bisogna anche sottolineare che è altrettanto importante investire nei settori giovanili e non soltanto nella prima squadra”.

Hai parlato con Flego?

”Ci siamo incontrati qualche giorno fa e lo faremo anche prossimamente”.

Che cosa ti hanno chiesto Mišković, Palikuća e Tomić?

”Di confrontarmi quotidianamente con l’allenatore e il direttore sportivo. Oltre che di dare tutto per il Rijeka”.

Un pensierino alla panchina del Rijeka?

”In questo momento il mio focus è unicamente sulla scuola calcio e su come ottenere il massimo da quest’esperienza”.

Aspettative della prima squadra per la nuova stagione? Dinamo e Osijek sembrano fare un altro sport…

”È ancora prematuro parlare di aspettative. Il mercato è appena iniziato e la squadra è ancora in fase di costruzione. Soltanto nel momento in cui la rosa verrà puntellata si capirà a quali traguardi ambire”.

Come vedi l’Istra 1961? Al Drosina sono molto attivi sul mercato e la società sta inoltre cercando di trattenere i pezzi più pregiati. La sensazione è che potrebbe vivere finalmente una stagione tranquilla.

”Lo credo anch’io. Ci sono squadre meno attrezzate di loro e penso che stavolta la salvezza arriverà con largo anticipo. Chiaramente però bisognerà attendere la chiusura della rosa per avere un’idea un po’ più chiara sulle potenzialità della squadra”.

A proposito, qualche rimpianto per com’è finita la tua avventura a Pola?

”Dei rimpianti ci sono perché nel nostro momento migliore la società non ha avuto fiducia in me. È stata una storia un po’ complicata che mi ha lasciato l’amaro in bocca perché avevo tante idee e progetti da portare avanti, ma non mi è stata concessa la possibilità di farlo. Lo so che il calcio è così, ma la delusione resta”.

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