Il diritto dei bambini di sognare

I sogni dei bimbi sono così grandi e puri, che dovremmo farne tesoro. Per tantissimi di loro, però, molto spesso, questi risultano irraggiungibili in una vita gravata da guerre imposte da singoli in cerca di potere, insensibili alle sofferenze altrui. Anche di quelle dei propri figli

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Il diritto dei bambini di sognare
Foto Shutterstock

In questo periodo, nel mondo cristiano ricordiamo episodi e versi dalle Sacre Scritture su Colui che rappresenta l’epitome dell’amore e del sacrificio universale. Visse in tempi lontani in cui si alternavano periodi di guerra e pace, proprio come oggi.
In una recente ricerca, analizzando il lavoro dell’organizzazione internazionale Emergency, ho incrociato l’artista, attore e autore teatrale italiano, Alessandro Bergonzoni. Una persona straordinaria. Mi hanno colpita la sua energia espressiva e l’insistenza di risvegliare le coscienze addormentate. Sebbene fossero passati due anni dalla pubblicazione del suo messaggio, i pensieri espressi dal grande paroliere il 16 marzo 2022, hanno la stessa attualità nel nostro presente.
Ricordiamocelo. Eravamo all’inizio della guerra in Ucraina, che ha scosso le fondamenta morali e civili insieme a quelle militari europee e non solo. Forti sono le metafore di Bergonzoni sulla “mancanza di colombe e la presenza di soli avvoltoi in quell’inizio di conflitto, richiamando alla consapevolezza di aver permesso tutti noi, attraverso lacrime, silenzi, compromessi e interessi”, una vera carneficina. Si è dichiarato “padre di orfani, orfano di madri e parente di tutti i profughi in quella premeditata ferocia, che ha portato tutta l’umanità a una possibile minaccia della deflagrazione del futuro”. L’impiego della violenza tuttora persiste in tutta la sua assurdità, in questa guerra e in tutte le guerre che sono in pieno sviluppo delle loro atrocità, per cui muoiono innocenti, perlopiù donne e bambini.

Dare voce alle vittime

Volendo dare qui la voce alle vittime, riporto quanto trovato sui portali in giro per la Rete, sull’ultima delle guerre note, quelle che fanno notizia. Si tratta della guerra a Gaza, espressa in numeri. Quando si parla di vittime, regolarmente le si trasforma in numeri. Sono sconvolgenti, sbalorditivi e devastanti: “In tre settimane, in quell’area distrutta dall’odio sono morti più bambini che in tutte le guerre del mondo in un anno”. Così si raccontavano le guerre ieri e si continua a raccontarle oggi, con i numeri, la cui maggior parte appartiene alle anime dei BAMBINI. Mi domando: “Ma siamo consapevoli che iniziando i conflitti, uccideranno il nostro futuro? Fino a quando continueranno a ottenere profitti miliardari nella vendita di armi e sacrificare figli altrui, figli nostri e anche figli loro?”.
Ritornando al nostro grande militante, militante della parola per intenderci, Alessandro Bergonzoni, ecco con quali bravure del discorso cerca di spiegare e dare consigli: “Il contrario di guerra non è pace, ma AMORE. Il contrario di amore non è odio, ma morte, il contrario di civili è vili militari. Il contrario di VITA non è morte, ma violenza, paura di essere convertiti e brama di convertire. Il contrario di stupro continuo è disarmo di tutti gli uomini”. Il suo discorso continua con un messaggio significativo: “Allora prendete nelle vostre mussul-mani le nostre mani e anche le otto mani, perché non c’è una sola stella blu, ma anche una verde accanto alla mezza luna, e non fateci una croce sopra, cancellando tutto, tenetela vicino come un segno ‘più’ che si somma agli altri e a tutto: il sommo e il sacro d’ognuno”.
Il sommo e il sacro di ognuno dovrebbe essere il nostro fratello, il nostro vicino e anche quello lontano. Colui che soffre. Colui che ha bisogno di sostegno e aiuto. L’ultimo, perché proprio negli ultimi e nella carità donata e condivisa troviamo il comune conforto e la liberazione dai molti mali che affliggono oggi l’umanità. I bei pensieri di Bergonzoni non finiscono, continuano: “Liberiamo ogni ostaggio di ora e quelli di sempre, non ostruiamo, costruiamo”. Il suo pensiero si trasforma in un messaggio ecumenico: “Magari una sinagoga dentro ad una chiesa che stia in una moschea. Architettura divina, arte del cosmo. La memoria del passato di ogni popolo è importante certo, ma necessaria come l’evitare la moria e cominciare a cooperare sulla memoria del futuro. Fatelo anche voi, non solo per favore o per piacere, per mercati, strategia e potere, ma per diritto e bellezza universale. Credere? Ognuno al proprio grande Chi. Obbedire? Meglio dire istruire, custodire, capire, restituire, lenire, favorire e senza più ire. Combattere? Meglio ‘non battere’. C’è solo un organo che batte continuamente senza uccidere nessuno o vincere: si chiama CUORE”.

Cuore fa rima con amore

Ecco la risposta alla prima domanda dell’articolo: la parola cuore, che fa rima con amore. Con amore accompagnato da gioia e felicità. Riprendo un discorso di cui ho scritto l’anno scorso su queste pagine. Parlava di come le persone felici sono quelle circondate da altre persone felici – frase pronunciata da una persona carismatica, che proviene dalle terre africane dove la sofferenza va a pari passo con la resilienza. Sì, una persona felice è quella che realizza i propri sogni e che li condivide con gli altri. E mi riferisco in particolarmente a quelli dei bambini.
I sogni dei bambini sono così grandi e puri e di loro dobbiamo farci tesoro. Invece, molto spesso diventano irraggiungibili nella realtà della vita gravata da una competizione insensata, che segue i valori imposti dal mondo. I sogni puri rimangono poi nei bei ricordi, dimenticati nella nostalgica insoddisfazione. I bambini custodiscono i loro sogni. Loro sì che ne fanno un vero tesoro. Dai bambini bisogna partire, dai loro sogni, dalle loro domande e dalle loro risposte. Sì, i bambini hanno sempre le risposte migliori.
I sogni ci aiutano ad affrontare la realtà e quando raggiungiamo quella maturità spirituale e riusciamo ad abbandonarci al proprio grande Lui completamente, con tutto il cuore e con tutta l’anima, allora succede che si possa presentare dinnanzi a noi un percorso, particolare e incantevole e allo stesso tempo arduo e faticoso. In alcuni casi i sogni si incontrano, si collegano e si realizzano, nel potere indistruttibile e inspiegabile della fede, della speranza e dell’amore. Sono riconoscibili perché brillano di Luce permanente. E di LUCE propria. Anche Bergonzoni riconosce questa Luce e le dedica lo spettacolo del Preludio alla Luce, nel suo inconfondibile stile. La Luce di cui si parlerà nel proseguo segue un percorso particolare; è gioiosa, calda, costante, a volte silenziosa e a volte rumorosa e persistente.

Il sogno di don Bosco

Troppo spesso siamo portati a ignorare, a rimuovere e a non voler conoscere questo cammino per la sola ragione perché scegliamo di evitare ostacoli, patimenti, dispiaceri, che si manifestano come spine acutissime e pungenti, sulla strada da percorrere, ricoperta di fiori profumatissimi. Per poter avanzare e raggiungere quella Luce nel giardino incantevole della CARITÀ ardente, si devono togliere le scarpe dell’attaccamento terreno, dell’egoismo e dell’arroganza e indossare quelle della mortificazione. Se qualcuno tra voi lettori ha riconosciuto il sogno del pergolato di don Bosco, confermo di avere in mente proprio quello. Il sogno di don Bosco è diventato simbolo del cammino della carità, della cura da prendersi per la gioventù in qualsiasi parte del mondo. Come allora, così anche oggi.
Nel nostro mondo iperindividualista, in cui tutto è permesso onde ottenere vantaggi, benefici, profitti e prestigi personali, i bambini rimangono autentici, si cercano nel collettivo, in classi, scuole, gruppi sportivi e compagnie. In tutte le parti del mondo: quelle in guerra e quelle in pace. I bisogni sono uguali, ma le condizioni e le opportunità sono dettate da altri. Quasi regolarmente gli ultimi passano inosservati, vittime di abusi sommersi. Con i loro bisogni considerati irrilevanti.
Le voci prorompenti sono quelle di attori di facciata, mentre gli attori di qualità rimangono ancorati alla verità e alla propria missione, dediti e silenziosi. Se riescono a emergere, sono delle voci autentiche, fuori dal coro quotidiano del falso compiacimento.
Bisogna mettere sempre al primo posto il cuore, quando si tratta di sogni e di carità.
È così che un sogno particolare, grazie alla carità di alcune persone e alla bontà di altre, si sta realizzando. Si tratta in verità di due sogni, collegati dalla carità. Sono i sogni che stanno alla base di una scuola dove si educa con il cuore, con rigore e dolcezza, nati in diverse latitudini, riconosciuti e congiunti. Il collettivo di cui la realtà è venuta a mancare; si è creato, è cresciuto e si sta sviluppando.

Sconfiggere l’egoismo

L’egoismo è stato sconfitto in questo caso, nel tendere la mano agli ultimi, che è il modo migliore per comunicare la PACE. Nonostante i tentativi costanti di educare alla competizione, cercando di raggiungere mete estreme e sconcertanti, l’educazione alla pace e alla non violenza s’impone come modello di riferimento dove un mondo migliore è rappresentato dalla fiducia reciproca, dal rispetto, dall’aiuto, dal sostegno, dalla consapevolezza di essere diventati anche noi persone migliori.
Una speranza di vita nella realtà paradossale e crudele della Nigeria, un Paese di enormi risorse naturali, fonte di grandi profitti per aziende multinazionali e magnati locali corrotti, che non si preoccupano nemmeno delle persone, tanto meno dei bambini. Vi regna la confluenza di enormi profitti materiali da un lato e dall’altro, centinaia di milioni di persone che di giorno in giorno si trovano davanti alla porta la povertà sempre più profonda. In mezzo ci sono i bambini. I bambini che hanno i loro grandi sogni, come tutti i bambini del mondo. Il più grande è quello di poter completare gli studi e riconoscersi in una professione che permetterà loro di vivere una vita degna.
Così, il sogno della scuola ha abbracciato i sogni degli studenti e, dopo tre anni dalla sua realizzazione, conta più di 740 sogni. La scuola porta un nome significativo: Accademia della Luce Vivente o Living Light Academy, LLA. Il sogno di una scuola diventata Scuola di Luce.

Un progetto di speranza

Il progetto chiamato Caring Hearts Project, progettato e lanciato da un giornalista, scrittore, ingegnere e preside della scuola, Innocent Omozokpia, il cui fulcro è la scuola, mira ad aiutare i giovani abbandonati e privi di diritti, fornendo loro un’istruzione di qualità, l’alfabetizzazione, la formazione per varie professioni, rafforzando allo stesso tempo i valori morali cristiani ​​tra i bambini e i giovani affinché possano un giorno fedelmente o “one faithful day” (come si suol dire da quelle parti) testimoniare gli stessi valori in un futuro migliore. Il progetto prevede la costruzione di un orfanotrofio, una casa per anziani e una cappella, concepiti come comunità indipendente e sostenibile in cui sono riconoscibili la cooperazione e l’aiuto reciproco, caratteristica di molte culture africane, da tempo conosciuta con la parola “UBUNTU” o ‘Io esisto perché tu esisti’, che io interpreto come “ama il tuo prossimo come te stesso”.
Il progetto ha aperto la strada alla cooperazione e al sostegno tra una piccola associazione croata – HUBS e la scuola LLA. Collega due comunità cristiane e due città note per essere le città più antiche dei loro Paesi. Nuovi collegamenti vengono scoperti attraverso lo sviluppo e l’apertura di questo unico percorso di Luce. Finora dodici bambini che vivono in condizioni di vita difficili hanno ottenuto i loro sponsor. La scuola si sta completando e manca solo il tetto. Speriamo che i sostegni di cui la scuola ha bisogno arrivino puntuali, da questo nostro Paese dove la cortina della paura e dell’ansia tiene lontani i cuori dalla verità e dalla luce. Infatti, tutto sembra cupo, ingannevole e insignificante. Ma il mondo non è come ci viene presentato. Non ci sono solo le spine che possono facilmente distrarci dalla retta via perché vogliamo vivere più comodi nelle nostre zone di comfort. La bellezza dei valori è percorrere il pergolato in cui si riconoscono petali della Pace e boccioli della Preghiera, che concedono in modo continuo doni condivisi. Dai doni poi nascono piccoli miracoli. Alla luce dei nostri comuni sogni felici. Non è affatto facile, ma è straordinariamente “divino”.
Termino con le parole di Bergonzoni che definisce il BENE come parola nuda da rivestire.
Facciamolo vivere il BENE e rivestiamolo di significato. Facciamoli sognare, i BAMBINI!
*docente del Dipartimento di Studi Italiani dell’Università di Zara

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