Referendum. Vogliono ghettizzare gli appartenenti alle minoranze

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Referendum. Vogliono ghettizzare gli appartenenti alle minoranze

ZAGABRIA Nubi fosche si addensano sulle Comunità Nazionali in Croazia. Anche se le autorità di Zagabria sottolineano spesso e volentieri che la legislazione nazionale in materia di diritti minoritari è ai massimi livelli continentali, resta il fatto che le norme faticano a essere applicate nella prassi. Per non parlare delle iniziative e delle esternazioni dal sapore prettamente antiminoritario che si stanno moltiplicando da anni. A rendere la situazione particolarmente preoccupante sono le inizietive referendarie tese, tra l’altro, a ridurre il numero e a ridimensionare le prerogative dei parlamentari delle etnie. Per fare il punto della situazione, per quanto concerne la posizione e i diritti delle comunità etniche e il clima politico che si respira in questo contesto nel Paese l’agenzia Stina ha interpellato il presidente del Consiglio nazionale delle minoranze Aleksandar Tolnauer.

Riduzione dei diritti

Nell’esaustiva intervista rilasciata alla Stina, Tolnauer ha sottolineato: “In questi giorni siamo testimoni del fatto che nella società operano gruppi politici e iniziative civiche che vorrebbero indire un referendum con l’obiettivo di ridurre o limitare la portata dei diritti riconosciuti agli appartenenti alle minoranze nazionali. Si tratta di null’altro se non di un tentativo di procedere con una ghettizzazione degli appartenenti alle etnie di minoranza. Da parte nostra, al contempo, operiamo per assicurare alle minoranze residenti in Croazia una tutela in linea con gli standard europei, quindi anche per assicurare loro l’integrazione nella società nel pieno rispetto della loro identità nazionale e culturale. Un’eventuale riduzione dei diritti riconosciuti ai gruppi minoritari finirebbe col favorire la marginalizzazione degli appartenenti a queste comunità a tutto discapito dell’integrazione. Per questo motivo auspico che la Presidenza del Consiglio d’Europa significhi per la Croazia un qualcosa di positivo. Stando agli annunci, una delle priorità sarà proprio quella dei diritti delle minoranze e sono certo che questo favorirà la diffusione della consapevolezza riguardo agli standard democratici che vigono in materia e che sono stati fatti propri dall’UE, ma anche ai valori e agli obiettivi delle politiche minoritarie”.

Politiche minoritarie

In occasione della sua recente visita a Zagabria il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thørbjorn Jagland, ha espresso un giudizio molto positivo sul livello di tutela assicurato alle minoranze nazionali. Al contempo i rapporti del Tutore civico e quello della Casa dei diritti umani rivelano che i problemi non mancano. Come spiega questa diversità di valutazione?

“È noto che le istituzioni importanti, sia nazionali sia europee, guardano a vari temi utilizzando le lenti della burocrazia. Questo porta a una semplificazione delle cose e spesso anche a un eccessivo formalismo. La verità è che le normative croate riguardanti le minoranze nazionali rientrano nel gruppo delle migliori in tutta Europa. Abbiamo una Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali molto buona; ci sono poi leggi speciali che regolano le questioni inerenti all’uso della lingua, all’istruzione… Il problema sorge nel momento dell’attuazione delle norme in vigore. Qui tutto diventa più difficile. Purtroppo dopo aver registrato alcuni importanti passi avanti per quanto concerne l’attuazione delle norme varate nell’ambito della politica minoritaria della Croazia nel periodo precedente all’adesione all’Unione europea siamo entrati in una fase di stagnazione di questi stessi diritti. In alcuni casi potremmo parlare anche di marginalizzazione della questione, ad esempio questo è quant’era avvenuto durante il mandato del governo presieduto da Tihomir Orešković. Adesso però mi sento di dire che siamo in una fase diversa in quanto ci siamo resi tutti conto di quanto siano deleteri atteggiamenti di questo tipo. Il governo presieduto da Andrej Plenković è interessato a favorire uno sviluppo qualitativo delle politiche minoritarie nella società croata. Questo ha portato al raggiungimento dell’accordo ai sensi del quale i deputati delle minoranze sostengono il governo, e dal canto suo l’Esecutivo ha approvato i Programmi operativi per le minoranze nazionali fino al 2020. Si tratta del documento, o se vogliamo del piano, più concreto e più ambizioso per quanto concerne il miglioramento dello status degli appartenenti alle minoranze nazionali mai varato in Croazia. Ovvio, non è che con la sua approvazione i problemi siano stati risolti; per ottenere questo risultato bisognerà lavorare molto, ma il contesto nel quale farlo è stato definito e questa è una circostanza che dobbiamo responsabilmente riconoscere. Dobbiamo comunque mantenere il contatto con la realtà e renderci conto che i temi legati allo status degli appartenenti alle minoranze non sono un problema che affligge esclusivamente la società croata. Attualmente si nota una significativa crescita di atteggiamenti antisemiti in Germania, in diversi Paesi membri dell’UE le difficoltà in materia di integrazione dei rom sono ben più accentuate di quanto non lo siano in Croazia… Quello che conta, in un contesto del genere, è vedere quale posizione assumono a riguardo le istituzioni statali e sociali. Quello che fa la differenza sono i messaggi che queste lanciano, i loro atti e le decisioni concrete. In particolare è importante vedere quali strumenti propongono di utilizzare per risolvere il problema”.

Programmi operativi

Lo scorso autunno il governo ha approvato i Programmi operativi per le minoranze nazionali per il periodo 2017-2020. Come vanno le cose per quanto riguarda la loro attuazione? Le minoranze possono considerarsi soddisfatte?

“Con l’attuazione dei Programmi operativi siamo appena all’inizio. Certo che a riguardo non manca qualche espressione d’insoddisfazione, ma va detto che non mancano nemmeno i risultati positivi. Ogni Programma ha una sua dinamica, quello che conta è assicurare il sostegno finanziario e di altro genere necessario perché ciò non rimanga lettera morta. Ad ogni modo, al momento da entrambe le parti viene espressa comprensione per le ragioni dell’altro e la pazienza non si è esaurita. Auspico che a breve siano visibili i primi risultati concreti e gli effetti positivi delle misure previste. Non è la prima volta che vengono definiti dei Piani strategici per le minoranze nazionali; spesso abbiamo sentito pronunciare frasi fatte e promesse: ci sarà, si farà, si risolverà, bisogna… Questa volta nei Piani operativi sono stati previsti anche i cosiddetti benchmark, ovvero c’è la possibilità di misurare l’efficacia delle misure. Inoltre, i risultati possono essere presentati non soltanto agli appartenenti alle minoranze, bensì più in generale all’opinione pubblica e quindi potremo giudicare meglio quali vantaggi sono scaturiti dall’attuazione dei Programmi operativi. In altre parole, è stato ridotto lo spazio per la demagogia politica. Desidero però ripetere ancora una volta che il governo presieduto da Andrej Plenković sta dimostrando un livello di sensibilità riguardo ai temi importanti per le comunità nazionali ben più alto di quanto non avvenisse nel passato”.

Migliorare la società

Lei non si è mai tirato indietro quando c’era bisogno di rivolgere critiche alle istituzioni delle minoranze e ai loro rappresentanti. Ha sempre però fatto presente che la responsabilità in fatto di attuazione delle politiche minoritarie ricade sulla maggioranza. Come valuta la situazione attuale? Come siamo messi in fatto di tolleranza, di rispetto dei valori europei in materia di integrazione, di multiculturalità e di tutela dei diritti delle minoranze nazionali? Perché si è arrivati, ad esempio, a organizzare tre cerimonie commemorative per le vittime di Jasenovac?

“Indipendentemente dal fatto di appartenere alla maggioranza o a una minoranza tutti dovrebbero sentirsi chiamati a contribuire al miglioramento della società croata. La Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali gioca un ruolo molto importante per quanto concerne l’integrazione degli appartenenti alle comunità minoritarie nella nostra società, assicurando al contempo tutela all’identità nazionale e culturale. La Legge costituzionale fornisce anche strumenti atti a contrastare i tentativi di ghettizzazione e il fenomeno dell’assimilazione. Per arrivare però a una situazione in cui a tutti sia garantita la parità e nessuno si senta discriminato dobbiamo avere anche il diritto di non essere tutti uguali. In un contesto che riconosce le diversità è molto importante l’atteggiamento sociale degli appartenenti alla maggioranza che attraverso le scelte fatte in materia di politiche sociali deve esprimere un alto tasso di responsabilità e favorire la diffusione della tolleranza. Purtroppo alle volte la maggioranza assume un atteggiamento passivo e questo apre ai tentativi di rivedere la storia fatti per scriverne una migliore che però non c’è stata. Tutto può sempre essere analizzato dal punto di vista storico, si possono sempre riprendere in mano i documenti, ma non ritengo che ci siano gli spazi per procedere con grandi dibattiti riguardo ai campi nazisti e alle terribili vicende avvenute in questi lager. A riguardo esistono degli standard, sono quelli dettati dalla civiltà moderna. Nel momento in cui accetteremo questi indiscutibili valori e ci confronteremo con le conseguenze che da questi derivano saremo in grado di evitare il moltiplicarsi delle cerimonie di commemorazione e potremo dedicarci all’essenza: esprimere un omaggio alle vittime.”

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