Non getteremo al vento i soldi dei contribuenti

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Non getteremo al vento i soldi dei contribuenti

ZAGABRIA | È iniziato il conto alla rovescia per quanto concerne il futuro dei cantieri dell’Alto Adriatico. Entro venerdì prossimo il ministro dell’Economia, Darko Horvat, dovrebbe informare l’opinione pubblica sui negoziati in corso con i potenziali partner strategici. Entro il 25 gennaio, infine, si dovrebbe sapere se dai colloqui in corso sia emersa un’offerta finanziaria concreta. Per il momento tutto ancora appare in alto mare: si sa soltanto che due “partner seri” stanno esaminando la situazione in cui versano gli stabilimenti navalmeccanici di Fiume e Pola. Il ministro in ogni caso ha lanciato un messaggio chiaro all’opinione pubblica nazionale: il governo, ha evidenziato, non intende gettare al vento i soldi dei contribuenti per finanziare imprese che non hanno prospettive chiare sul mercato. Come dire, sì agli aiuti di Stato alle compagnie in difficoltà, ma nessun sostegno incondizionato.

Bisogna pertanto pazientare ancora una decina di giorni per sapere, almeno così dicono gli annunci, quale sarà il futuro della cantieristica a Pola e Fiume. In questo lasso di tempo che rimane continueranno le serrate trattative con i futuri probabili partner strategici del Gruppo Uljanik, ovvero dello Scoglio Olivi e del 3. maj, come ribadito dal ministro dell’Economia Darko Horvat che ha confermato le due date clou: entro questo venerdì informerà l’opinione pubblica sulle trattative, mentre entro il 25 gennaio si saprà se queste saranno “tradotte” in offerte finanziarie concrete o meno. Sollecitato dai giornalisti a dare qualche informazione in più, il ministro ha sottolineato che “per ora sul tavolo non c’è nulla di concreto”, ma “le porte della data room rimangono aperte e due gruppi stanno sondando la situazione”. In questo contesto ha annunciato che “a giorni un altro potenziale partner entrerà nella data room per fare le necessarie verifiche”. “A questo punto – ha puntualizzato il ministro – continuiamo a dialogare con tutti “i partner seri, in grado di presentare offerte concrete”. Si tratta di aziende che dovrebbero essere in grado di assumere l’onere finanziario indispensabile per riuscire a realizzare il progetto di rilancio”. Horvat ha poi sottolineato che non rilascerà alcuna dichiarazione su quali siano le tre aziende interessate fino a venerdì, quando presenterà all’opinione pubblica il resoconto delle trattative.
In ogni caso l’agonia continuerà per ancora una decina di giorni, fino al 25 di questo mese, quando finalmente si saprà se sul tavolo ci sarà un’offerta, o più offerte finanziarie concrete. “Negli ultimi tre mesi, in tutti i nostri incontri e contatti, che continueranno anche dopo il 18 gennaio, abbiamo cercato di evidenziare tutti gli aspetti della questione e le condizioni in cui versano i cantieri di Fiume e di Pola, facendo leva su un possibile interesse per una partecipazione finanziaria relativamente cospicua, tale da rilevare quote di proprietà dei cantieri e aiutare lo Stato nel processo di ristrutturazione”, ha spiegato Horvat, ricordando che “lo Stato né vuole né tantomeno può, guidare da solo il processo di ristrutturazione”.

Invito alle amministrazioni locali

Horvat si è poi voluto levare qualche sassolino dalla scarpa lanciando un appello alle amministrazioni locali e regionali “che in questo momento se ne stanno furbescamente in silenzio, comodamente sedute a casa e non danno nessun tipo di contributo per trovare un partner strategico”. Il ministro pertanto le ha invitate “a darsi una mossa e dare il proprio contributo nella ricerca del partner strategico, a fare le loro proposte su come affrontare il processo di ristrutturazione “per riuscire a salvare quanti più posti di lavoro”, perché “lo sviluppo della cantieristica navale non si baserà più soltanto sugli aiuti statali e non potrà pesare sulle tasche dei contribuenti”, bensì “s’impernierà esclusivamente sulle regole del mercato e quando queste avranno il sopravvento, allora lo Stato potrà concedere determinate sovvenzioni”. Horvat ha poi voluto fare un ragionamento a livello generale, sostenendo che il governo aiuterà sì le aziende in difficoltà ma a certe condizioni. “Senza un progetto chiaro di ristrutturazione, senza una prospettiva chiara, è da pazzi spendere denaro dei contribuenti, sperperare i soldi del bilancio dello Stato in quelle aziende che non hanno prospettive, non hanno mercato o non hanno la possibilità di avere prodotti di qualità che un giorno possano competere sul mercato”, ha concluso il ministro dell’Economia.

Maretta a Traù

A essere in difficoltà non è solamente la cantieristica dell’Alto Adriatico. La situazione è tesa pure a Traù (Trogir), nella Dalmazia centrale, dove un centinaio di lavoratori del cantiere Brodotrogir ha inscenato una manifestazione di protesta sulla piazza principale. I rappresentanti sindacali hanno sottolineato che il raduno è stato organizzato perché le maestranze non hanno lavoro, non sanno nulla in merito a eventuali nuove commesse e non dispongono dei semilavorati necessari per proseguire con la produzione. Per di più, hanno affermato i sindacalisti, “a dicembre i dipendenti hanno percepito un salario ridotto, l’organizzazione del lavoro è pessima e il management è incapace”. I 700-800 lavoratori dello stabilimento, hanno aggiunto, hanno voglia di rimboccarsi le maniche, però c’è sempre meno lavoro. Se la crisi dovesse continuare e le paghe non saranno versate in tempo le maestranze cominceranno ad abbandonare il cantiere, hanno avvertito i leader sindacali. In quel caso, senza lavoratori a sufficienza, la cantieristica finirà per spegnersi.

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