Nessuno è in grado di formare il governo

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Nessuno è in grado di formare il governo

LUBIANA | Continua lo stallo politico in Slovenia. Il Presidente della Repubblica, Borut Pahor, ha annunciato ieri al Parlamento che non affiderà ad alcuno l’incarico di formare il nuovo governo, perché i potenziali candidati non sono stati in grado di confermargli di avere i 46 voti necessari per dare vita all’Esecutivo. Ricordiamo che dopo le elezioni del 3 giugno Pahor aveva offerto il mandato a Janez Janša, il cui Partito democratico sloveno (SDS) era stato il vincitore relativo della consultazione, in quanto si era aggiudicato 25 seggi. Janša però ha rifiutato l’offerta perché consapevole di non disporre dei 46 voti necessari per formare il governo. Non ha però issato bandiera bianca, sostenendo più volte negli ultimi giorni che nelle prossime settimane la situazione potrebbe cambiare. Anche Marjan Šarec, leader della lista che porta il suo nome, ha avvertito il Capo dello Stato di non avere i voti necessari. Pure lui, alla pari di Janša, ha ribadito che nei prossimi giorni continuerà con le trattative con i potenziali partner.

Dopo oltre un mese e mezzo dalle elezioni continua così a regnare l’incertezza sulla scena politica nazionale. Le prospettive per formare il governo diventano sempre più incerte. Pahor, nella lettera inviata ieri al presidente del Parlamento Matej Tonin, ha chiesto che la Camera di Stato si riunisca quanto prima per tentare di uscire all’attuale vicolo cieco e dare al Paese un governo stabile per evitare il rischio di elezioni anticipate.

Settimane decisive

La sessione parlamentare dovrebbe svolgersi venerdì, dopodiché inizierà a decorrere il termine di due settimane entro il quale i candidati premier potranno essere nuovamente nominati dal Presidente Pahor, ma anche dai partiti dell’arco parlamentare e dai gruppi che raccolgono le 10 firme necessarie. In questi 14 giorni continueranno pure i negoziati tra i partiti che potrebbero dare vita a possibili coalizione, nonché le consultazioni con il Capo dello Stato. Il vincitore relativo delle elezioni Janša ha ribadito di volere evitare il ritorno alle urne, aprendo alla possibilità di un Esecutivo delle larghe intese, anche se ha voluto sottolineare che il suo partito non teme le elezioni anticipate. L’altro grande protagonista del momento politico attuale, Marjan Šarec, inizierà oggi i negoziati con il partito Sinistra unita. Gli altri gruppi di sinistra e di centro si oppongono a qualsiasi possibile coalizione con Janša, accusato di avere ricreato divisioni all’interno della società slovena con la sua propaganda contro gli immigrati e le continue offese agli avversari politici.

Verso il voto anticipato?

Dal canto suo il leader dell’SDS si dice tranquillo, convinto che anche nel caso in cui si formasse un governo liberale di sinistra guidato da Šarec, questo avrebbe vita breve perché sarebbe composto da sei partiti, tra i quali tre dell’attuale governo tecnico di Miro Cerar che, sempre secondo Janša, ha fatto solo disastri durante il suo mandato. In altri termini, ci troveremmo di fronte a un miscuglio di partiti con visioni e idee profondamente diverse che crollerebbe al primo ostacolo. Vista la posizione di stallo, a detta degli analisti politici sloveni sono solo due le opzioni possibili per evitare il ritorno alle urne: la formazione di un governo tecnico oppure di un governo di minoranza guidato da Šarec anche se difficilmente un simile Esecutivo riuscirebbe a portare a termine l’intero mandato.

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