Monito dall’Uljanik: Non s’azzardino a pensare al fallimento

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Monito dall’Uljanik: Non s’azzardino a pensare al fallimento

POLA | Dalle ore 13 di ieri i dipendenti del cantiere navale Scoglio Olivi di Pola sono nuovamente in sciopero. Dopo che dalla seduta del governo non hanno avuto alcuna informazione sul futuro dello stabilimento navalmeccanico, i Sindacati hanno deciso di riprendere lo sciopero al quale, a loro detta, hanno aderito tutte le società del Gruppo Uljanik, eccezione fatta per il 3. maj. Un’ora dopo un cantierino ha congiunto mediante saldatura i due portoni in ferro dell’entrata principale di Scoglio Olivi. Da quel momento in poi l’ingresso a tutte le vetture è stato vietato, mentre a vigilare sulle entrate saranno i rappresentanti dei Sindacati che decideranno chi potrà entrare e chi no all’interno dello stabilimento. Un segno che la situazione sta diventando di giorno in giorno sempre più drammatica e che le maestranze stanno davvero perdendo la pazienza, vista l’inerzia dimostrata dai fori politici chiamati a decidere sul destino della cantieristica dell’Alto Adriatico.

Vogliamo costruire navi

“Vogliamo ultimare le navi in fase di costruzione e desideriamo continuare a costruirne di nuove. Non permetteremo a nessuno di toglierci tutto questo. Se il governo non prenderà una decisione in merito all’Uljanik e al destino dei suoi dipendenti, tutta la Croazia vedrà di cosa siamo capaci”, ha sottolineato ieri mattina il presidente del Sindacato Adriatico, Boris Cerovac, aggiungendo che gli operai degli stabilimenti navalmeccanici di Pola e Fiume sono ormai allo stremo delle forze. “Sono esausti”, ha commentato il sindacalista, aggiungendo che le tute blu – da mesi senza stipendio – sono ridotte alla fame e non riescono nemmeno a pagare i conti e le rate dei prestiti. “Non c’è più tempo da perdere”, ha poi ribadito Cerovac, ricordando ai vertici del governo che i lavoratori a suo tempo, rinunciando allo sciopero a oltranza, avevano soddisfatto tutte le richieste loro fatte. “Chi ha soddisfatto invece le richieste degli operai, che pretendono di essere pagati per il loro lavoro?”, si è chiesto il rappresentante sindacale.

Ristrutturazione e bonus bebè

Oltre al presidente del Sindacato Adriatico, ieri ha parlato anche Đino Šverko, del Sindacato dei metalmeccanici, il quale ha esordito ricordando una dichiarazione del ministro delle Finanze, Zdravko Marić, che lo scorso gennaio aveva affermato che con i soldi necessari per la ristrutturazione dell’Uljanik lo Stato potrebbe concedere oltre 15mila euro per ogni nuovo nato.
A tale proposito il sindacalista Đino Šverko si è chiesto se qualcuno in Croazia creda veramente che il governo sia disposto a concedere bonus bebè da 15mila euro. “Se non sarà presa presto una decisione definitiva, l’Uljanik scomparirà”, hanno poi sottolineato sia Šverko che il rappresentante sindacale del Sindacato dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, Fabricio Kalčić. Pure quest’ultimo ha successivamente rilevato di nutrire seri dubbi in merito al fatto che l’Esecutivo possa destinare le risorse necessarie alla ristrutturazione dell’Uljanik ai bambini o alle famiglie. “Sono più propenso a credere che sarebbero destinati all’acquisto di aerei di Stato o di auto blu di lusso. È una vergogna”, ha tuonato Kalčić, che non ha escluso la possibilità di una nuova protesta degli operai lungo le vie di Pola. il sindacalista ha anche commentato gli ultimi “calcoli” del governo, che pare non avere ancora le idee chiare circa le cifre necessarie per il salvataggio dell’Uljanik.

Allo Scoglio Olivi soltanto briciole

“Inizino con l’ammettere che di tutti i miliardi destinati dallo Stato al comparto navalmeccanico l’Uljanik aveva ricevuto soltanto le briciole”, ha evidenziato Kalčić, che nel prosieguo del discorso ha spiegato come fino al 2006 l’Uljanik ha ricevuto 3,7 miliardi di sovvenzioni statali e che dal 2006 a oggi non ha più goduto di alcun finanziamento. “Il Gruppo Uljanik ha ottenuto soltanto garanzie sui prestiti, alcuni dei quali sono stati ripagati dallo Stato”, ha ricordato il rappresentante del SIQD, convinto del fatto che se lo Stato avesse investito nella produzione oggi l’Uljanik non si troverebbe in questa situazione”.
Alla pari dei sindacalisti, anche Samir Hadžić, del Consiglio di Vigilanza della società polese, ha invitato il governo a prendere una decisione definitiva subito. “Non si azzardino nemmeno a pensare al fallimento, altrimenti vedranno”, ha detto Hadžić. “Non è una minaccia, ma ho paura che la decisione di far fallire l’Uljanik potrebbe scatenare la reazione dei lavoratori” ha concluso.

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