Macedonia, fallisce il referendum sul nome

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Macedonia, fallisce il referendum sul nome

Il referendum sull’accordo con la Grecia per il nuovo nome della Macedonia si è rivelato un fallimento, ma il premier socialdemocratico ed europeista, Zoran Zaev, ha assicurato che andrà avanti con il processo di ratifica, che aprirebbe la strada all’integrazione del Paese nella Nato e nell’Ue, e si è detto pronto anche ad elezioni anticipate.

Zaev ha detto che non intende dimettersi nonostante il flop del referendum sul nome del Paese. “È stato un referendum di successo, la maggioranza dei cittadini ha votato ‘sì’. Parleremo con i nostri avversari in Parlamento, e se avremo la maggioranza dei due terzi per le modifiche costituzionali andremo avanti con l’attuazione dell’accordo con la Grecia. Se non l’avremo andremo presto ad elezioni anticipate”, ha affermato il premier secondo cui potrebbero tenersi già il prossimo novembre. “Non c’è alternativa all’adesione della Macedonia a Ue e Nato”.
L’affluenza si è fermata intorno al 36 p.c., a fronte del quorum richiesto del 50 p.c. per dare validità alla consultazione, comunque non vincolante. Per l’approvazione delle modifiche costituzionali legate all’accordo con la Grecia per il nuovo nome, Repubblica di Macedonia del Nord, è richiesta la maggioranza dei due terzi e per raggiungerla la coalizione del premier avrà bisogno di almeno una dozzina di parlamentari dell’opposizione.

L’Unione europea ha chiesto a tutte le parti di rispettare il risultato del referendum. “Mi aspetto ora che tutti i leader politici rispettino questa decisione e la portino avanti con la massima responsabilità e unità, nell’interesse del Paese”, ha dichiarato il commissario per l’Allargamento, Johannes Hahn.

La storia

Il problema tra Skopje e Atene esiste da quando nel 1991 la Macedonia dichiarò la sua indipendenza dalla Jugoslavia scegliendo il nome “Repubblica di Macedonia”, lo stesso nome che aveva quando faceva parte della Federazione jugoslava. Diversi politici greci accusarono il nuovo Paese di essersi appropriato di un nome e di un’identità culturale e storica appartenente a un’area geografica e a una storia – quella dell’antico regno macedone – di tradizione prevalentemente greca. Secondo questa tesi, la Repubblica di Macedonia si era appropriata di figure come Alessandro Magno e altri simboli antichi. Il loro uso è percepito come una scorrettezza e una minaccia per la regione più settentrionale della Grecia (che, infatti, si chiama Macedonia): per questo motivo la Grecia ha sempre posto il veto all’ingresso della Macedonia nell’Ue o nella Nato, spiegando che prima andava risolta la questione del nome e dell’eredità dell’antico regno macedone.
Per evitare problemi nel 1993 le Nazioni Unite accettarono la Macedonia a patto che il suo nome ufficiale fosse Fyrom, “Former Yugoslav Republic of Macedonia”. Nel 1995 il contenzioso tra Grecia e Macedonia arrivò alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja: nel 2011 la Corte diede ragione alla Macedonia, che ha infatti continuato a chiamarsi con il nome scelto nel 1991. Ma la Grecia ha comunque continuato a opporsi all’entrata della Macedonia nell’Unione Europea e nella Nato.
Il referendum chiedeva proprio ai cittadini di rispondere alla domanda: “Sei favorevole a entrare nella Nato e nell’Unione europea, e accetti l’accordo tra Repubblica di Macedonia e Grecia?”. Il principio di accordo era stato firmato a giugno da Zaev e dal primo ministro greco Alexis Tsipras, dopo un voto favorevole da parte del Parlamento greco.

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