HKD: un gioiello tutto da scoprire (foto)

Il tour ha toccato uffici, camerini, corridoi e palcoscenico, il tetto della Casa croata di Cultura per concludersi al penultimo piano dell’hotel Neboder

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HKD: un gioiello tutto da scoprire (foto)
Vista mozzafiato sulla città dal penultimo piano dell’hotel Neboder

Alla Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak si sono tenuti due eventi culturali imperdibili: la chiusura della mostra “Sii un vicino (Budi susjed)” nella Galleria Kortil e il conseguente tour guidato, aperto al pubblico, lungo gli angoli più nascosti dell’intero complesso culturale ad opera del suo direttore Edvin Liverić Bassani, Ivana Lučić (direttrice della Galleria Kortil) e con l’aiuto di Ana Orlić e Ariana Sušanj dell’Associazione degli architetti di Fiume. La prima parte, prevalentemente una cronologia fotografica ma condita con testimonianze, ricette culinarie, aneddoti e oggetti vari, la seconda, invece, un’immersione nell’esistenza del centro di cultura, dalla sua ideazione ai giorni nostri.

Un riscontro più che positivo
Marin Nižić, portavoce e uno dei responsabili dell’associazione Urbani separe, ha spiegato che la mostra ha catturato l’attenzione di molti visitatori sin dalla sua apertura il 9 aprile scorso e che il riscontro è stato più che positivo. Si tratta di uno spaccato degli eventi culturali organizzati dall’associazione negli ultimi quattro anni, con un riferimento particolare alle attività svolte nel 2023, che hanno riscontrato un successo inaspettato, sia per numero di visitatori, sia per la grande adesione di volontari e simpatizzanti.
Il tour, partito appunto dalla Galleria Kortil, si è ben presto spostato nell’atrio dell’ingresso della Casa croata di Cultura dove, sotto la videoproiezione di antichissimi filmati in bianco e nero dei lavori edili della costruzione del complesso, i relatori hanno svelato al pubblico molti aneddoti interessanti.

Due teatri a poca distanza
Considerando il contesto storico dell’epoca, quando un muro, ancora più vecchio di quello berlinese, aveva il potere di dividere due città praticamente unite come Fiume e Sušak, riusciamo a capire perché oggi abbiamo due teatri a nemmeno un chilometro di distanza. Era l’inizio degli anni ‘30, Fiume aveva il suo teatro, e anche a Sušak, allora governato dal sindaco Gjuro Ružić, il bisogno di disporre di un centro di cultura simile iniziava a farsi sempre più impellente. Al concorso, tra gli altri, partecipò anche il visionario architetto Josip Pičman che alla fine vinse il primo premio. Ma come accadde altre volte in passato, nonostante la sua idea fosse la più interessante, ciò non gli garantì l’assegnazione del progetto. Quest’ennesima delusione professionale provocò in lui una rassegnazione tale da indurlo al suicidio a 32 anni non ancora compiuti, nonostante pronostici stellari per la sua carriera. La beffa vera e propria fu che, sembra addirittura lo stesso giorno, questa decisione cambiò a suo favore, ma siccome all’epoca non c’erano gli email, gli smartphone o i social, la lieta notizia non lo raggiunse in tempo per portarlo in salvo.
L’idea progressiva di Pičman, però, diede vita ad un’opera considerata inimmaginabile per l’epoca. Il complesso, oltre che per ospitare eventi d’arte e cultura, era stato immaginato pure con una piscina ad acqua marina riscaldata (al posto dell’attuale sala teatrale) e un tetto retrattile, al quale si aggiunge anche l’hotel Neboder, che all’epoca era il grattacielo più grande in tutto il Regno di Jugoslavia.
Il nome del complesso culturale (croato appunto) era considerato problematico per le sospettose autorità del Regno e allora il sindaco Ružić ebbe la scaltra idea di fare un regalo alla chiesa ortodossa serba regalando loro il terreno nel quartiere Boulevard, dove oggi, appunto, sorge la chiesa ortodossa.

Cambiamenti al progetto
Dopo la morte di Pičman, l’opera di edificazione del progetto venne affidata a quello che in passato era un suo professore, Alfred Albini, che per necessità sia economiche, ma anche pratiche, vi apportò alcuni cambiamenti: non tutte le facciate (oggi in pietra di Brazza) vennero rivestite in vetro e alcuni punti pensati a linea retta assunsero una forma ricurva. Si rinunciò alla piscina e il tetto non divenne mai retrattile. Nonostante gli anni della sua costruzione risultarono essere i più difficili (la costruzione iniziò nel 1937 e per l’apertura si dovette aspettare un intero decennio), Sušak, però, ottenne un complesso di cultura e arte di tutto rispetto. Peccato che poi, con la fine della guerra e l’unione delle due città nella Fiume che conosciamo oggi, la necessità di avere due teatri così grandi, non c’era più e il bel Centro di cultura (che nel frattempo smise di chiamarsi croato fino all’indipendenza degli anni ‘90) venne utilizzato per eventi di seconda fascia, senza mai raggiungere il blasone inizialmente pensato.
Durante il tour, i partecipanti hanno visitato il centro culturale in lungo e in largo, passando per uffici, camerini, corridoi e palcoscenico, per fare approdo prima sul tetto della Casa croata di Cultura e poi anche al penultimo piano dell’hotel Neboder. Una bellissima occasione per conoscere dall’interno una delle perle architettoniche della nostra città.

Con il direttore Edvin Liverić Bassani sul tetto dello HKD
Via Strossmayer dall’alto
Visita alla sala principale dello HKD
Uno sguardo su via Strossmayer

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