Lite Croazia-Slovenia sul regime di Schengen

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Lite Croazia-Slovenia sul regime di Schengen

Tra Croazia e Slovenia non c’è mai pace. Dopo le continue scaramucce nel Golfo di Pirano, lo scorso fine settimana Zagabria e Lubiana si sono scontrate sul regime di Schengen.

A lanciare la sfida questa volta è stato il premier sloveno, Marjan Šarec, il quale ha dichiarato che la Croazia “è ancora lontana dalla soddisfazione dei criteri per l’ingresso nello spazio Schengen e, in questo contesto, ha tantissimo lavoro da fare”. In un’intervista alla Pop Tv, il primo ministro sloveno ha voluto ricordare che la Commissione Ue incaricata di questo tema “ha rinviato la discussione sul capitolo Croazia”. Alla domanda se, quando arriverà il momento, Lubiana deciderà di bloccare le trattative a causa del contenzioso attorno al confine nel Golfo di Pirano, Šarec ha risposto che prendendo in considerazione tutto quanto affermato in precedenza, “è prematuro parlare di un blocco da parte nostra”.
Il premier ha commentato anche l’ultima scoperta fatta dall’intelligence slovena, secondo la quale Jernej Sekolec, uno dei giudici sloveni nell’arbitrato, e Simona Drenik, impiegata del Ministero degli Esteri e uno degli agenti nell’arbitrato stesso, sarebbero stati intercettati dagli 007 croati. “Sono stato informato del caso durante la riunione del governo di giovedì scorso, nel corso della quale il direttore dell’Agenzia per i servizi segreti Sova, mi ha presentato prove sufficienti per affermare che l’intelligence croata abbia giocato sporco in quell’occasione”. Alla domanda se l’Esecutivo sloveno intenda intraprendere dei passi concreti contro questo “smacco” da parte di Zagabria, Šarec ha detto che “in questo momento non posso parlare delle misure che intraprenderemo”.

La risposta di Zagabria

Solo poche ore dopo l’intervista è arrivata la risposta dell’Esecutivo croato, per bocca del ministro dell’Interno, Davor Božinović. “L’ingresso della Croazia nel regime di Schengen è una questione troppo importante, non soltanto per la sicurezza del nostro Paese e dell’Europa, ma anche della Slovenia”, ha detto il responsabile del dicastero, non volendo però commentare le accuse giunte dal Paese vicino sullo spionaggio di alcuni funzionari sloveni impegnati nell’arbitrato. Božinović, invece, ha voluto porre l’attenzione sul fatto che Zagabria sta facendo il massimo sforzo per tutelare i confini e vigilare sulle rotte dei migranti, che “sono in continuo fermento, come confermano le ultime notizie giunte dalla Grecia, in base alle quali migliaia di immigrati sono pronti a intraprendere la cosiddetta rotta balcanica e raggiungere i Paesi dell’Europa occidentale”. “La Polizia di frontiera croata e quella slovena collaborano in modo molto efficace – ha aggiunto Božinović – e credo che i cittadini sloveni siano molto soddisfatti del lavoro svolto dai nostri agenti”.
Il ministro ha poi risposto al premier Šarec per quanto concerne i criteri da soddisfare per l’ingresso nello spazio Schengen. “Alla fine dell’anno scorso, abbiamo inviato un documento all’Unione europea in cui abbiamo dimostrato di aver soddisfatto tutte le condizioni richieste negli otto settori previsti. Nei primi mesi di quest’anno, abbiamo ricevuto parere positivo per quanto concerne cinque capitoli, mentre per i rimanenti tre crediamo che una risposta affermativa giungerà molto presto”.
Alla domanda se Lubiana possa contrapporsi all’ingresso di Zagabria nel regime di Schengen, ponendo come ostacolo la mancata soluzione positiva dell’arbitrato tra i due Paesi, Božinović ha sottolineato che “le due questioni non hanno nulla da spartire. Schengen è un tema di notevole importanza per la sicurezza dell’Europa. Tutti i Paesi Ue, soprattutto quelli che sono maggiormente interessati dai flussi migratori, come Austria e Germania, sono molto soddisfatti dal comportamento della nostra Polizia”.

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