Lavoratori stranieri in cantiere. È rischioso

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Lavoratori stranieri in cantiere. È rischioso

POLA | Dopo la riunione-fiume avuta sabato dal Comitato di sorvegianza del Gruppo Uljanik e dalla direzione, ieri pomeriggio è giunto dal cantiere un comunicato del Consiglio di gestione, che ricalca quanto detto sulla rivendicazione salariale al centro dello sciopero ad oltranza in atto dal 22 agosto scorso. L’astensione riguarda tutti i lavoratori del Gruppo Uljanik a Pola e a Fiume. “La direzione, si dice nella nota, comunica direttamente e ininterrottamente con il governo affinchè si trovi il modo per versare le paghe di luglio ai lavoratori. Si è in cerca anche di un modello di finanziamento degli stipendi atto a risolvere la vertenza salariale fino a quando non avrà inizio il Programma di ristrutturazione (quello votato all’Assemblea straordinaria del Gruppo Uljanik, a marzo, quando era stata decisa l’entrata in cantiere di un partner strategico, la “Kermas energija” di Danko Koncar)”.

“Siamo convinti che questo Programma sia parte integrante del credito “rescue aid” ottenuto a gennaio (quando c’era stato il rilascio della garanzia statale per un addebito di 96 milioni di euro, che la Commissione europea aveva approvato). Che sia così è nel decreto approvato dal governo a febbraio”.

La richiesta degli armatori

Ciò che più preme dire agli organi amministrativi, è quanto ancora leggiamo nel comunicato, è la reazione dei committenti. “Gli armatori, scrivono, hanno stipulato contratti con lavoratori specializzati invitati a seguire la linea di produzione delle navi commissionate al gruppo. Non si tratta quindi, come si starebbe speculando, di operai delle aziende dell’indotto, bensì di persone che sono state impiegate da chi ha commissionato il lavoro e non può mandare a casa questa gente”.
“Noi rispettiamo lo sciopero; l’astensione è legale e se ne occupa unicamente il Comitato di sciopero, che non ha certamente interesse a danneggiare i nostri partner d’affari”.

I Sindacati prendono tempo

Di parere contrario parte delle forze sindacali al cantiere, riunitesi sempre ieri nel Comitato di sciopero. Boris Cerovac (Sindacato dell’Adriatico-Jadranski Sindikat) ha dichiarato ai media che non permetteranno ai dipendenti dell’indotto di entrare lunedì (oggi) al cantiere. La cosa potrebbe essere capita come un atto di crumiraggio, così in sintesi Cerovac, quindi è una cosa pericolosa da farsi in questi momenti di tensione e di rabbia, e di grande insicurezza. “Vogliamo sentire prima che cosa avrà da dirci il premier Plenković”.
Il presidente del Comitato di sciopero Đino Šverko, rappresentante dei Metalmeccanici che è il sindacato di maggioranza al cantiere, ha ricordato l’aiuto dato in passato al cantiere fiumano dall’armatore della nave da crociera. “Il minimo che possiamo fare è permettergli di finire l’unità navale, che in caso contrario rischiamo che venga portata via dal cantiere per essere finita altrove”, ha dichiarato sempre Šverko.

Autobus per Zagabria

ll Comitato di sciopero ha annunciato la partenza di sette autobus lunedì alla volta di Zagabria, dove gli scioperanti polesi protesteranno con i colleghi di Fiume davanti alla sede del governo. Dovrebbe riceverli lo stesso premier, che ha annunciato un incontro con i Sindacati del cantiere.
Sabato, si è già detto, dopo ore di riunione, il Comitato di sorveglianza e la direzione hanno constatato l’esistenza “di più di un modello di finanziamento che risolverà il versamento delle paghe”, modello studiato dagli organi gestionali del Gruppo Uljanik e dal governo. Non è mancata una critica su quanto asserito dai ministri competenti. “L’Uljanik, affermano, non è un’impresa privata in cui predomina l’azionariato dei dipendenti. La partecipazione azionaria dei lavoratori è datata 2012, però sia allora che adesso le quote da loro acquistate ne fanno dei piccoli azionisti (con la detenzione del 46 per cento delle azioni)”.

I dirigenti non si dimettono

Salterà, “per mancanza di quorum”, l’Assemblea societaria del 31 agosto. A registrarsi infatti è stato appena il 16,8 per cento dell’azionariato dei lavoratori. Lo Stato ha il 25 per cento del pacchetto azionario, ed è il secondo azionista di punta al cantiere”.
Direzione e Commissione di Vigilanza hanno deciso di respingere la richiesta di destituzione degli organi direttivi, formulata dalle tre forze sindacali al cantiere e dal Comitato di sciopero dell’Uljanik. “Loro restano fino a quando non saranno versati i salari”.

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